Qualcuno crede ancora che i picchiaduro non abbiano più niente da dire?
Secondo alcuni, le “mezzalune” dei picchiaduro (una pressione particolare della croce direzionale per effettuare le combo) erano tramontate da tempo dietro la collina. In tanti hanno pensato che il genere avesse toccato l’apice nel periodo dei grossi cabinati da sala giochi o dello SNES e che oggi fosse stato definitivamente soppiantato, dato che i giocatori del 2000 preferiscono gli FPS o i coloratissimi titoli che prevedono una generosa partecipazione online, come Fortnite. Probabilmente è davvero così. Forse questo Guilty Gear Strive, nonostante la nostra entusiastica recensione, se lo fileranno in quattro gatti anziani e spelacchiati. Ma la software house nipponica che ha curato il titolo ha dimostrato che i picchiaduro 2D hanno ancora diversi argomenti a propria disposizione. Perché non ascoltarli? Non serve nemmeno più inserire una moneta…
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Guilty Gear Strive, una recensione zeppa di nostalgia
Chi oggi scrive la recensione di Guilty Gear Strive è nato nel pieno degli anni ’80 e ha quindi fatto in tempo a vivere l’epopea degli Street Fighter e dei Mortal Kombat, immancabile appuntamento del doposcuola a casa con amici. All’epoca non c’era Internet quindi, per videogiocare, bisognava stare assieme, riunendosi attorno alla stessa console di Nintendo o Sega oppure ritrovandosi con gli amichetti in sala giochi.
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Tra i generi che probabilmente hanno saputo cambiare meno con l’evoluzione della tecnologia, i picchiaduro 2D oggi come oggi risultano parecchio ridimensionati nel panorama videoludico. Se trent’anni fa questa categoria rivestiva una fetta importante delle varie line up, oggi è divenuta purtroppo un genere di nicchia. Alcuni si sono evoluti abbracciando la terza dimensione o chiamando in causa eroi di anime e manga (Dragon Ball, One Piece…), altri provano a far leva sui ricordi e sulla commozione (cerebrale).
Questo Guilty Gear Strive, esattamente come il suo predecessore, Guilty Gear Xrd, a prima vista parrebbe proprio incunearsi nel percorso delle opere che, invece di puntare sulla rivoluzione, mirano alla persuasione del giocatore oggi anzianotto in cerca di videogame che gli ricordino la propria infanzia.
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Ebbene, non è affatto così. Tutto, dalla grafica al gameplay pare dannatamente vecchio stile, invece, sotto la sua scorza dura, il capolavoro dei ragazzi di Arc System Works è stato studiato, smerigliato e smussato continuamente per essere adatto a ogni tipologia di gamer: dall’hardcore al neofita.
Parlavamo della grafica: a prima vista Guilty Gear Strive parrebbe un picchiaduro 2D e infatti anche in questa recensione abbiamo parlato di picchiaduro bidimensionale, ma in realtà il mondo di gioco è stato costruito con l’Unreal Engine e vanta solidi poligoni, resi però quasi un anime grazie al sapiente uso della tecnica del toon shading.
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La semplificazione delle combo, ora più immediate, fa il resto e testimonia quanto sia moderno questo titolo. Questo non vuol dire che i giocatori più esperti troveranno il titolo troppo facile: tutt’altro, ma finalmente chi si avvicina oggi alla serie per la prima volta non finirà continuamente al tappeto, sbattendo muso e denti sui pugni degli avversari e, soprattutto, su un sistema di combattimento a dir poco ostico. Ottima, peraltro, pure l’introduzione del Wall Break: venendo messi all’angolo, nel caso non riusciate a liberarvi dalla presa dell’avversario, sfonderete la parete (le animazioni raggiungono l’apice) ritrovandovi in uno stage completamente nuovo e all’inizio del round successivo.
Stratagemma, questo, che da un lato consente al giocatore più bravo di sfoderare tutta la potenza, ma dall’altro riequilibra pure le sorti della partita, visto che lo sfidante verrà liberato dal cantuccio in cui era stato rinchiuso e avrà un altro round per ribaltare la situazione. Le modalità Tutorial e Missione poi completano il percorso di scolarizzazione del casual gamer, costituendo la guida più completa mai trovata all’interno di un picchiaduro old style.
Concludendo la recensione di Guilty Gear Strive
Insomma, potremmo continuare a lungo, perché ci sarebbe da spiegarvi il funzionamento del Roman Cancel o delle opzioni multiplayer, ma lo scopo di questa nostra recensione di Guilty Gear Strive era evidenziare l’ottimo bilanciamento apportato dal team nipponico che ha sviluppato il progetto. Abbiamo di fronte un videogame per PC, PlayStation 4 e PS5 apparentemente old school che però si offre di prendere per mano i neofiti fino a trasformarli nei campioni di domani. Se, nel prossimo futuro, dovessero aumentare le schiere di appassionati dei picchiaduro 2D, molto lo dovremo a questo titolo.