Il primo titolo dei ragazzi di CookieByte Entertainment permette di intuire che in futuro sentiremo spesso parlare ancora di loro…
Che fanno assieme un paladino, un barbaro, un arciere e un mago per lo più di razze differenti? Un videogioco un po’ XCOM, un po’ Heroes of Might and Magic, con una spruzzata di The Battle for Wesnoth e forse persino dell’irriverente Mario + Rabbids (a proposito, lo sapete che è in sviluppo il sequel, sempre qui a Milano: Mario + Rabbids Sparks of Hope?). Il gioco di cui oggi vi proponiamo la recensione, Fort Triumph ci ha ricordato tutti questi videogame e forse ancora qualcuno in più, sorprendendoci positivamente con diverse trovate, anche se non sempre riesce a reggere sulle lunghe distanze. Tuttavia, per essere l’opera prima della giovanissima software house CookieByte Entertainment, possiamo dire che sentiremo presto parlare ancora di questi ragazzi.
La recensione fantasy di Fort Triumph
Se conoscete qualcuno dei titoli citati nell’attacco di questa recensione dovreste avere intuito che Fort Triumph è essenzialmente uno strategico. Non puro, certo, con le sue brave declinazioni per differenziarsi dalla massa, ma strategico è e resta, per di più in salsa fantasy, visti personaggi e ambientazioni.
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Diviso essenzialmente in due macro sequenze, esplorazione e combattimento, il gioco prodotto da All In! Games presenza una grafica bidimensionale, tipicamente vecchia scuola, quando viaggeremo lungo la mappa (e il nostro alter ego avrà l’aspetto di un viandante incappucciato) per poi animare un mondo 3D in quelle d’azione, in cui occorrerà muovere le proprie truppe come pedine lungo una scacchiera zeppa di dettagli, asperità e oggetti che potranno essere usati a proprio vantaggio.
Sulla mappa potremo rinvenire oggetti e PNG, decidere di compiere side quest e sconfiggere nemici per livellare il nostro party. Sarà inoltre nostro compito edificare fortezze e città, la cui difesa verrà affidata ad altri eroi, quelli che arruoleremo nelle taverne e nei villaggi. Viceversa, durante i combattimenti, dovremo disporre in modo strategico e ragionato le unità di cui disporremo, tenendo a mente che ogni classe comporta bonus e malus ben precisi.
L’arciere, senza troppe sorprese, se la cava meglio se resta nelle retrovie e se ha modo di bersagliare i nemici da alture facilmente presidiabili, mentre il barbaro e il paladino prediligono buttarsi nella mischia senza troppi complimenti. Tra le peculiarità che non possiamo non elencare in questa nostra recensione di Fort Triumph il fatto che, strizzando gli occhi e prestando attenzione a ciò che ci circonda, sarà possibile usare a nostro vantaggio elementi dello scenario.
Insomma, invece di fronteggiare vis à vis un drappello di Goblin potreste decidere di sbucare loro alle spalle per segare un albero così da travolgerli col tronco, o colpire un groppo masso che rotoli sui malcapitati per ridurli a sottilette. Questo, però, sarà possibile solo ricorrendo alle abilità dell’unità selezionata: un barbaro potrà sfruttare la propria ascia per abbattere facilmente una quercia, e così un mago facendo ricorso alla magia, mentre l’arciere potrà fare affidamento al proprio rampino per spingere gli avversari su sentieri e muri letali, ma non dispone della forza necessaria per altre azioni. E viceversa.
Per il resto, ci si muove a turni, alternandosi con le truppe nemiche e, per entrambe le fazioni, farà fede la percentuale – ben visibile – che un colpo scagliato da un determinato individuo, di una data classe e posto in un certo punto dello stage, possa o meno avere successo andando a segno sull’avversario.
Buona la realizzazione grafica, anche se, talvolta, soprattutto su Switch in modalità portatile, non è sempre agevole distinguere i nemici dai dettagli dei fondali. Il solo vero limite di Fort Triumph è dato più che altro dalle regole di gameplay: ispirandosi per lo più a titoli del passato, finisce per essere un po’ limitato e ripetitivo, senza nulla aggiungere davvero al genere di riferimento. Ma gli amanti degli strategici quasi certamente lo apprezzeranno.