Abbiamo atteso per anni l’ultima fatica, nel vero senso della parola, di Naps Team, e adesso è finalmente giunto il momento di scoprire cosa bolle in pentola…
Non è stato affatto facile redigere questa recensione di Baldo: The Guardian Owls, e non solo perché la copia del gioco è arrivata con gran ritardo, perfino sull’uscita del gioco stesso, ma anche perché le partite che abbiamo fatto per testarlo hanno suscitato una insolita ridda di emozioni e riflessioni. Potremmo riassumere i pensieri che ci hanno travolto e tormentato in questi macrogruppi: Baldo: The Guardian Owls è stilisticamente da urlo, semplicemente adorabile, capace di mangiare sulla testa di produzioni maggiori (o quantomeno guardarle negli occhi senza arrossire). In più è sviluppato da Naps Team, una software house siciliana di due – tre persone: è un prodotto al 100% italiano e ciò ci inorgoglisce.
L’attesa recensione di Baldo: The Guardian Owls
Fin qui tutto bene, ma ciò che ha reso difficile la stesura della recensione di Baldo: The Guardian Owls, disponibile da qualche giorno sugli store di Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows e Classic Mac OS, è che questo titolo, a livello di gameplay, è una gragnuolata di situazioni di gioco che si sarebbero dovute estinguere da parecchio. Ma andiamo con ordine.
Un tempo, davvero molti anni fa, i videogiochi erano ruvidi, spogli, cattivi, talvolta sadici. Questo sia perché le tecnologie dell’epoca non permettevano di parametrare in modo compiuto la curva di difficoltà e di sovrapporla a quella di apprendimento dell’utente, sia perché nascevano su coin-op, macchinette mangiasoldi che guadagnavano tintinnanti monetine a ogni game over e dunque avevano ogni interesse a tradirvi. Ma parliamo della preistoria del videoludo. Ecco, con grande sorpresa, disappunto e forse pure rammarico di chi scrive questa recensione di Baldo: The Guardian Owls, la produzione siciliana è zeppa di inciampi simili che provengono da tempi remoti.
Pur ispirandosi a Zelda, il buon Baldo si posiziona ai suoi antipodi. Il titolo Nintendo prende per mano, almeno nelle prime ore di gioco, gli utenti, li guida verso gli elementi essenziali, fa apprendere loro le funzioni base e le regole di gameplay, quindi fa delicatamente un passo indietro, lasciando i fruitori liberi di sperimentare quanto appreso. Baldo: The Guardian Owls invece non vi dice alcunché: vi butta a bagno, senza salvagente e o imparate a nuotare o game over. Qualche esempio: il titolo è costellato da enigmi in stile Goof Troop di Capcom per SNES (qualcuno se lo ricorda ancora?), dove le giare sono essenziali per risolvere un buon numero di enigmi e andranno scagliate su leve e pulsanti altrimenti irraggiungibili.
Nemmeno il titolo del 1993 vi spiegava granché sul suo funzionamento, ma vi ritrovavate in un quadro scarno con giare e bottoni da premere ma che non potevano essere fisicamente raggiunti, perciò dopo alcuni secondi chiunque iniziava a scagliare i vasi in direzione del meccanismo. Baldo: The Guardian Owls, oggetto di questa nostra recensione, invece, straripa di oggetti e particolari scenici: per carità, l’accuratezza grafica è il suo punto di forza, ma di fronte a cotanta abbondanza l’occhio fa più fatica a cogliere gli elementi essenziali per procedere, che perciò restano nascosti dallo scenario.
Ed è così fin dalle prime ore di gioco: il titolo siciliano è un florilegio di enigmi che però non vi vengono presentati, di meccaniche che nessuno spiega, di possibilità che dovrete scoprire da soli, lasciandovi peregrinare a lungo per le stesse stanze alla ricerca magari di soluzioni più fantasiose. A ciò si aggiungono diversi bug (per esempio, in un punto occorre spostare una statua in un cimitero, ma basta un colpo di stick di troppo per incastrarla nello scenario e da lì non uscirà più) in via di risoluzione, ma che allo stato attuale sussistono e che vi porteranno, in più occasioni, ad avere la tentazione di scagliare il vostro Nintendo Switch dalla finestra.
Proprio su Nintendo Switch, inoltre, qualora giochiate in mobilità, è ancora più difficile discernere tra gli elementi essenziali dello scenario e quelli puramente decorativi e le mappette, piccole e poco aderenti ai livelli, vi faranno perdere diottrie su diottrie. Qualche mese fa avevamo recensito altri due titoli che avevano avuto l’ardire di ispirarsi alla Leggenda che Nintendo ci narra da 35 anni: il pigro Windbound, bocciato su tutta la linea e il finnico Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm, che avevamo soprannominato, in modo certo non lusinghiero, “scudiero di Zelda” (non cavaliere, scudiero). Ecco, almeno quest’ultimo, però, pur nella sua semplicità e nelle situazioni di gioco già viste abbondantemente aveva saputo divertirci di più, e soprattutto non era riuscito a farci imprecare tanto.
Ci sarà chi replicherà alle accuse mosse in questa nostra recensione di Baldo: The Guardian Owls dicendo: “ben venga un gioco che non ci guida passo dopo passo ma che ci lascia liberi di sbagliare, come un tempo”, ma vorremmo che non vi lasciaste trarre in inganno dall’effetto nostalgia: un conto sono i titoli che propongono facilitazioni come checkpoint continui e barre della salute che si ricaricano continuamente, un altro un videogame che non vi dice alcunché e vi costringe a girovagare come criceti in un labirinto di tubi di plastica alla ricerca dell’agognato semino di girasole. Noi ci siamo sentiti proprio così, anche perché troppe cose, nella produzione siciliana, vengono demandate al caso: incontri estemporanei o colloqui con PNG che potreste saltare, perdendo così tasselli vitali per proseguire. Nel 2021 è semplicemente inaccettabile, anche qualora si voglia fare un titolo per hardcore gamers (abbiamo amato Zelda – Breath of the Wild, che è difficile, austero e vi lascia totale libertà d’azione, ma nelle prime ore di gioco, con la scusa dei poteri della tavoletta Sheikah da risvegliare, Nintendo vi dà le coordinate essenziali per affrontare tutto il resto dell’avventura).
Come avrete capito, il rischio principale nel redigere la recensione di Baldo: The Guardian Owls era quello di gettar via il bambino con l’acqua sporca. E sarebbe un gran peccato, perché l’impianto artistico è semplicemente meraviglioso: pur non presentando nulla di visionario, ma anzi abbondando di elementi derivativi (il gioco pesca troppo dall’immaginario di Hayao Miyazaki, non che sia un male, anzi, ma si poteva creare qualcosa di più originale), è così accurato e delizioso che, guardandolo, è difficile credere che sia frutto di una produzione budget e del lavoro di due-tre persone.
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Ogni stage, ogni quadro è strabordante di dettagli e png incredibili che lasciano intravedere l’amorevole cura, la passione e la dedizione degli sviluppatori siciliani. Da qui il nostro imbarazzo nel segnalarvi i vari difetti e i tanti limiti: siamo consapevoli che stiamo demolendo ore e ore di lavoro serrato e indiavolato, talvolta perfino notturno. Ma questo, ahinoi, è il nostro ruolo, e prima di consigliarvi di investire 25 euro dobbiamo avvertirvi di tutto ciò che potrebbe farvi storcere il naso. La sensazione, insomma, è che Naps Team abbia peccato d’hybris, sfidando gli dei e facendo il passo più lungo della gamba. Il gioco, quindi, è tanto curato sul fronte artistico quanto scevro, povero, spoglio di spiegazioni e di quei dovuti passaggi intermedi sul versante del gameplay: basti pensare che tutto ha inizio in un dungeon la cui difficoltà media in altri titoli analoghi (a iniziare dal già citato Zelda) avrebbe fatto sì che lo avremmo incontrato solo verso metà avventura.
Sono davvero tante, troppe, le volte in cui si resta bloccati solo perché non è stato posizionato almeno un cartello con un indizio, per non parlare di quelle in cui si finisce in un burrone nascosto da elementi dello scenario o di quando si muore per l’eccessivo backtracking che sfiancherebbe anche il più impavido ed energico degli eroi. Su questo fronte, purtroppo, il titolo è semplicemente anacronistico: non siamo più ai tempi del Commodore o dell’Amiga e questo non lo diciamo perché vogliamo ‘giochini facili’, lo diciamo perché un gioco dev’essere sfidante, non una via crucis di sofferenza, passione e tentativi andati a vuoto. Il nostro consiglio, quindi, è di recuperarlo solo quando inizierà a scendere di prezzo in modo sostanzioso, tenendo ben a mente che non è per tutti e che per essere completato richiede la pazienza di Giobbe...