In origine si sarebbe dovuto chiamare Tom Clancy’s Rainbow Six Quarantine, ma poi gli eventi mondiali hanno spinto gli sviluppatori a trovare un nuovo titolo…
Quando iniziarono i lavori su Tom Clancy’s Rainbow Six Quarantine la parola “quarantena” era in disuso da anni. Ricorreva in qualche romanzo di fantascienza distopico, in diversi film sugli zombie e si portava dietro le tristi e lacrimevoli storie di Ellis Island. Talvolta la realtà supera la fantasia e, nel pieno dello sviluppo del videogioco, il mondo ha fatto la conoscenza del Covid-19. Da qui l’idea di cambiare nome al gioco, perché Quarantine è un vocabolo ormai d’uso quotidiano e a nessuno piace speculare sulle tragedie. Insomma, se state seguendo il titolo Ubisoft dai tempi dell’E3 in cui venne presentato e vi state chiedendo che fine abbia fatto… sappiate che è uscito da qualche ora, come Rainbow Six Extraction.
Rainbow Six Extraction, evasione dalla quarantena
Questa volta gli eroi indefessi della saga (Ash, Mira e Thermite) devono vedersela nientemeno che con un virus d’origine aliena che oltre ad avviluppare tutto in un icore tossico nerastro tramuta in mostri chiunque venga esposto alla sua opera infettiva. Alla base di tutto, com’è ovvio per la serie, un attentato terroristico, perché l’agente patogeno non è arrivato per caso, ma con un missile russo piombato sulla cittadina di Truth or Consequences. Il mondo è nel caos, le istituzioni cancellate e la razza umana sembra destinate a seguirle nell’oblio: i membri del corpo speciale più famoso dei multiplayer online hanno allora deciso giocare tutte le carte formando il Rainbow Exogenous Analysis and Containment Team, ovvero il REACT e provare a reagire, appunto, alla minaccia extraterrestre.
Se avete giocato ad altri titoli della serie, non tarderete a comprendere che Rainbow Six Extraction è di fatto un Outbreak promosso a gioco stand-alone, capace cioè di reggersi sulle sue gambe. Se non conoscete così bene il marchio Ubisoft, fa niente: sappiate solo che nel 2018 la software house francese se ne uscì con un evento temporaneo per Rainbow Six Siege, chiamato Outbreak appunto, in cui occorreva fronteggiare una mostruosa pandemia. Le regole classiche della serie viravano di fatto verso il gameplay di Left 4 Dead di Valve (a proposito, avete letto la nostra recensione di Back 4 Blood?) e chiedevano ai giocatori di cooperare per far fronte ai continui assalti degli infetti, che sciamavano in ogni direzione.
Rainbow Six Extraction è, anche artisticamente, una versione espansa di quella modalità intravista nel 2018 che seppe richiamare sui server Ubisoft migliaia e migliaia di gamers. Ma ovviamente è stata razionalizzata, concepita con maggior cura. Perché, appunto, deve essere un titolo stand alone, non poteva limitarsi a partite indiavolate in cui si sforacchia qualunque cosa si muova e ci si accontenti di morire anche solo dopo dieci minuti dall’avvio del gioco. La novità più grande la rivela il nuovo titolo: Extraction. In ogni parte della mappa, qualora le cose si mettano male, è possibile raggiungere un punto dedicato all’estrazione e tornare nel quartier generale così da rimettere a posto le idee. Di fatto è un checkpoint che consente di salvare l’esperienza maturata nel livello e, nel frattempo, prendere confidenza con la conformazione della mappa.
Tutto è legato a doppio filo alle meccaniche di avanzamento (e retrocessione) dei livelli esperienza: ogni operatore ha un suo livello di esperienza individuale e le sue gesta aumentano il rango generale del giocatore, essenziale per procedere con la trama, raggiungere i traguardi e sbloccare nuovi filmati. Se viene sopraffatto dagli infetti, diventa DIA (Disperso In Azione) e finisce imbozzolato in una Torre Archea: qui le sue sorti sono nelle mani dei compagni, che potrebbero provare il salvataggio e l’estrazione, oppure fuggire a gambe levate.
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Ma in caso di morte si retrocede di livello (viceversa se si viene salvati, si guadagna parzialmente qualcosa): una meccanica che probabilmente alcuni troveranno eccessivamente punitiva, ma che in realtà ben bilancia questo spin off col gameplay della saga. Perché, appunto, Rainbow Six non è Left 4 Dead e vuole premiare incursioni ragionate, non solo il lavoro di squadra. Chi pensa di fare il Rambo della situazione collezionerà insuccessi su insuccessi e con ogni probabilità non riuscirà a trovare alcun team che lo voglia a bordo. Anche perché i nemici sono in grado non solo di avvertire i propri compagni nei paraggi se restano in vita troppo a lungo, ma anche di risvegliare putridi bozzoli alieni che inizieranno a partorire mostruosità a più non posso, rendendovi ardua tanto la sopravvivenza quanto una ritirata strategica.