Siamo state bravissime. Lo ripetono quasi all’unisono le campionesse della pallavolo femminile diventate, nel giorno della chiusura delle Olimpiadi parigine 2024, oro olimpico. E fanno bene a dirlo e a dirselo. Perché ogni successo va studiato, va celebrato, va festeggiato in ogni momento. Vale nello sport, vale nella vita di tutti i giorni. Vale nelle sfide al lavoro delle imprese consolidate e in quelle delle startup. Siamo state bravissime. E hanno ragione. Perché in quel traguardo raggiunto dalla nazionale femminile di pallavolo, che ha vinto il torneo olimpico battendo in finale gli Stati Uniti in modo netto con una sfida 3 set a 0, c’è quell’idea spesso trascurata e stavolta no di prendersi il proprio tempo nell’esultanza. D’altronde si tratta del primo oro in assoluto per la nazionale femminile di pallavolo alle Olimpiadi e del primo oro per la pallavolo italiana in generale. Così celebrarsi diventa importante, anche in questo tempo. Anzi, soprattutto in questo tempo che corre veloce cambiando repentinamente match, progetto, stream social.
Lezione 1, celebrarsi
Ne è convinta anche la campionessa pluripremiata Maurizia Cacciatori, raggiunta telefonicamente per questa intervista. Una prima vita come pallavolista e capitana della nazionale italiana per dodici anni e una seconda vita come speaker motivazionale, impegnata a offrire la propria testimonianza nelle aziende. «Nel riconoscere di essere state bravissime si coglie quell’essenza spesso trascurata del saper gioire di quel preciso momento, dimostrando di essere una spanna sopra agli avversari nella partita. D’altronde questa nazionale è stata davvero imbattibile, sopra ogni altra squadra. Nella capacità di dire “godiamoci questo momento” si respira consapevolezza, traspare maturità. Anche tutto ciò significa gestire la responsabilità di essere campionesse sul campo da gioco e nella vita. Significa riconoscere il proprio valore, senza montarsi la testa. Significa esprimere maturità», afferma Cacciatori.
Lezione 2, concentrarsi
«Ma non solo. Il match è stato di grande intensità. Emozionante. Di più, da brividi. Ma è stato bello nella sua capacità di mantenere lucidità portando al risultato. La differenza sta nella consapevolezza che questo team aveva e tuttora ha di potersi giocare tutte le carte per battere gli avversari, risolvendo i momenti di difficoltà con grande maturità. La squadra ha dimostrato una spiccata lucidità nel mantenersi concentrata rispetto alle distrazioni in campo e fuori. C’è stata una gestione attenta e minuziosa di tutti i reparti. Teniamo conto che tante giocatrici degli Stati Uniti militano nel nostro campionato e si conoscono alla perfezione. Ma quella lucidità nel giocare è anche la risposta migliore rispetto a tutto ciò che si è tirato fuori extra sport. Insomma, le campionesse hanno dimostrato che le chiacchiere stanno a zero e che tutto il resto è aria fritta e non bisogna perdere del tempo. Perché si può vincere nonostante la marea di parole spese fuori contesto», dice Cacciatori. Ecco allora la concentrazione, oltre le chiacchiere da bar.
Lezione 3, fare squadra
Ma c’è di più. In questo sport traspare la necessità – e quindi la ricchezza – di essere squadra. Si vince o si perde insieme. «Questo traguardo apre uno scenario meraviglioso, un oro ancora più bello perché raggiunto da tante giovani che hanno dimostrato la ricchezza del gioco di squadra. Ora la responsabilità di queste campionesse è di saper gestire il post, dimostrando anche fuori dal campo che questa startup si sta consolidando. Questa vittoria alimenta anche la passione di tanti ragazzi e quindi è una medaglia che serve a costruire la forza per le generazioni future. Ma vorrei dire anche altro. E riguarda i quarti posti raggiunti. Il quarto posto è un ottimo risultato e non bisogna ossessionarsi troppo del mancato podio. Perché il quarto posto è valore. Chi è arrivato quarto ha dietro il mondo intero e davanti solo tre campioni. Altro che medaglia di legno. È un attestato di grande valore», conclude Cacciatori, dimostrando come i veri campioni sanno esserlo sì sul campo da gioco, ma anche e soprattutto fuori, in quello della vita.