La software house francese che alla fine degli anni ’90 regalò al mondo dei videogiochi la serie V-Rally torna in pista col racing con le buffe creaturine blu di Peyo
Anche se le buffe e amorevoli creaturine del compianto artista belga Peyo conservano un posto speciale nel cuore di tutti coloro che oggi hanno almeno una trentina d’anni (e con ogni probabilità hanno passato buona parte dell’età scolare collezionando e scambiando coi compagni di classe pupazzetti gommosi), può essere davvero sconsiderato per una software house sfidare in casa, ovvero su Nintendo Switch, un bolide come Mario Kart (a proposito, letta la nostra recensione dell’ultimo DLC Mario Kart 8 Deluxe – Pass percorsi aggiuntivi, con tutti i circuiti di Trofeo Rapa e Trofeo Elica?). Ma dietro a Puffi Kart (anche noto come Smurfs Kart) c’è nientemeno che la software house del mitico V-Rally…
Puffi Kart, piloti alti tre mele o poco più
Per lo sviluppo di questo Puffi Kart l’etichetta d’Oltralpe Microids, che detiene da tempo i diritti sul fumetto belga (lo scorso anno aveva proposto il simpatico platform 3D I Puffi Missione Vilfoglia), ha voluto fare le cose in grande, coinvolgendo i ragazzi della software house di Lione Eden Games che, appunto, sul finire degli anni ’90 sulla prima PlayStation diede vita alla serie V-Rally, mentre in periodi più recenti si è rifatta viva con Gear.Club Unlimited (qui la nostra recensione di Gear.Club Unlimited 2). Si tratta, insomma, di un team che i racing li conosce bene.
E infatti Puffi Kart, al contrario di tantissimi cloni del folle e adrenalinico titolo Nintendo, ha una sua solidità e riesce senz’altro a intrattenere per diverse partite. Certo, non deve essere messo in competizione diretta con Mario & soci, che corrono in tutt’altro GP e con ben altre cilindrate, per continuare la metafora. È piuttosto un prodotto da regalare al fratellino o alla cuginetta per Natale, perché si facciano il callo in vista del loro arrivo in pista nel Regno dei Funghi.
Sfatiamo però un mito: a dispetto della grafica, dell’aspetto fumettoso e della palette cromatica, Puffi Kart è una competizione piuttosto impegnativa, che già nella modalità facile non concede sconti, ponendovi contro avversari desiderosi di farvi mangiare la polvere. Il limite più grande di questa produzione francese, tacendo volontariamente di una fisica non sempre perfetta, è essersi ispirata anche troppo a Mario Kart, arrivando a presentarne una copia in proporzione 1:1. Stessi gadget (al posto dei gusci rossi, indiavolate api assassine, al posto di quelli verdi delle ghiande che ruzzoleranno a caso, al posto delle bucce di banana puntuti ricci di castagna…), stessa intelaiatura ludica (al posto delle monete, qui dovrete raccogliere delle bacche, che vi verranno ovviamente sottratte a ogni scontro) e perfino identici controlli (col dorsale destro che vi farà saltare e derapare).
L’assenza di novità di sorta e questa estrema aderenza all’originale nipponico contribuiscono a rendere Puffi Kart una copia un po’ sbiadita e svogliata e nulla più, ed è un vero peccato perché così si rischia di far perdere di vista al giocatore il fatto che d’accordo, è un clone, ma resta comunque uno dei cloni migliori in circolazione. Certo, ha i suoi limiti: un minor numero di corridori (12, ciascuno col suo veicolo senza possibilità di variarlo) e di circuiti (12, per tre campionati), del resto è un racing sviluppato con tutt’altre risorse rispetto a quelle sfoderate da Nintendo. Ed ecco perché, come anticipavamo, Puffi Kart non deve essere giocato avendo in filigrana Mario Kart ma va preso per quello che è: una produzione più economica ma di qualità.
Del resto, alla prova dei fatti Puffi Kart regge più che degnamente, permettendoci di sfrecciare in locations iconiche per chi è stato bimbo negli anni ’80 e ’90, come il mitico villaggio punteggiato dalle casette a fungo o l’oscuro antro di Gargamella, col mago intento a preparare i suoi intrugli mentre faremo scorribande attorno a lui. Simpaticissima pure la localizzazione, che in un racing avrà anche poco spazio, ma la scritta “puffando” al posto di caricamento strappa sempre un sorriso.