Classe ’61, Francesco Vanin sin dalla tenera età sente che la musica scorre nelle sue vene. Ma la sua strada, fino a un certo punto, prende altre direzioni. Quella passione, però, non l’abbandona mai e tra la guida di aziende e i suoi impegni come consulente, che lo hanno portato anche a lavorare per alcuni ministeri, Francesco ogni tanto riesce a ritagliarsi del tempo per suonare la sua amata chitarra. «Nella musica è molto difficile emergere, è più facile fare l’amministratore delegato di una casa di moda», racconta a StartupItalia. Oggi quella passione è diventata un podcast dal titolo “Pink Freud“, prodotto da T.M.T. Italia per RaiRadio2, che parla del legame che c’è tra la psicologia e i testi di alcune tra le più celebri canzoni del panorama musicale internazionale. Un’idea nata quando Francesco, dopo una lunga carriera al fianco di aziende, istituzioni pubbliche e produzioni televisive ha deciso che doveva concretizzarsi in qualcosa di nuovo. «Così è nato un podcast, in collaborazione con lo psicoanalista e musicologo Angelo Villa, che è stato registrato interamente da remoto. Con i miei ospiti non ci siamo mai incontrati dal vivo».
Francesco, sin da piccolo la musica ti chiamava ma tu hai studiato Economia e Commercio, poi che cosa è successo?
Il mio percorso è stato un po’ anomalo: sin da bambino la musica mi ha sempre appassionato, tant’è che avrei davvero voluto fare la rockstar. La mia grande passione è sempre stata la chitarra, ma mio padre mi consigliò di proseguire gli studi, dopo le scuole superiori, con l’Università. Non ho quindi studiato al Conservatorio ma mi sono laureato in Economia e Commercio, poi, per 35 anni, ho avuto a che fare con alcune aziende, prima come manager poi come consulente e amministratore delegato. Ho ricoperto anche incarichi importanti al Ministro dello Sviluppo Economico e del del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ricordo che quando dissi a mio padre che mi sarebbe piaciuto suonare e cantare, lui mi rispose che non era un lavoro!
Se tornassi indietro, prenderesti ancora questa strada?
Si, non me ne pento. Mi piace lavorare nell’imprenditoria, mi è sempre piaciuto e mi ha insegnato tantissimo. Parallelamente, la chitarra non l’ho mai abbandonata. La musica è per me qualcosa che ho sempre sentito vicina e ora che sono più libero da tanti impegni ho voluto riprendere in mano questa mia grande passione. È un settore in cui è molto difficile emergere, è più facile fare l’amministratore delegato di una casa di moda. E poi raggruppa molte professionalità diverse, è turbolento, variabile e non si appoggia su regole scientifiche. Insomma, fare la rockstar è particolarmente impegnativo.
Come è nata l’idea di “Pink Freud”?
Un po’ per caso: un giorno incontrai lo psicoanalista e musicologo Angelo Villa durante la presentazione di un suo libro e mi soprese tantissimo. Era riuscito a creare un collegamento tra i temi della psicoanalisi freudiana con alcuni testi di canzoni famose, ad esempio si chiedeva che cosa si celasse dietro a “Back To Black” di Amy Winehouse e quale ossessioni nascondesse “Every Breath You Take” dei Police. Non potevo non innamorarmi di questa visione, così ho pensato: tutto questo diventerà un podcast e sono partito con l’idea di riprendere in mano la mia verve musicale per parlare di questo tema a tu per tu con il dottore.
È vero che siete riusciti a registrate tutte le puntate interamente da remoto?
Proprio così, Angelo Villa vive a Milano, io a Roma, e dato che logisticamente sarebbe stato davvero complicato incontrarci spesso, ho contattato alcuni addetti ai lavori nel settore musicale che mi hanno aiutato a registrare il podcast interamente da remoto. Fisicamente non ci siamo mai incontrati. Una volta completato il prodotto, l’ho proposto alla Rai e ne sono rimasti piacevolmente sorpresi, così sono uscite su RaiPlay Sound le prime 6 puntate. Tutto questo è stato possibile grazie alle nuove tecnologie, che ci hanno consentito di lavorare interamente a distanza, tra videocall in cui abbiamo registrato domande e risposte, i settaggi, il montaggio. Spesso ci immaginiamo che l’intervistatore e l’intervistato si trovino fisicamente nello stesso posto, ma per me non è andata così, è stato come incontrarci in un albergo diffuso.
Da imprenditore, credi che il settore dei podcast possa risollevare la crisi dell’industria musicale?
Il podcast di per sé ha basse barriere all’ingresso e all’uscita, ma è difficile distribuirlo e venderlo, è un mercato che non è molto renumerativo e per fare un buon prodotto ci sono dei costi, che a volte possono anche essere alti. In questo comparto la differenza la fa la tecnologia, che nel nostro caso, appunto, ci ha aiutato a velocizzare, tagliare le distanze e diminuire in modo drastico i costi.
Ma parliamo degli argomenti trattati in Pink Freud, che cosa raccontate?
Trovo che la relazione tra psicologia e tracce musicali sia estremamente affascinante. Ci sono canzoni famosissime che spesso si pensa che abbiano certi significati e, invece, sono nate da esperienze completamente diverse. Prendiamo, ad esempio, la trap, il genere oggi molto in voga tra le nuove generazioni, che tratta temi forti e racconta il disagio giovanile. “Every Breath You Take” dei Police parla, invece, dell’ossessione di uno psicopatico verso una donna, mentre “Back To Black” di Amy Winehouse nasce dall’abbandono di suo padre e “Shine On You Crazy Diamond” dei Pink Floyd tratta il tema della follia. Lo psicoanalista Angelo Villa, che è anche un conoscitore di musica, offre una chiave molto interessante su alcuni passaggi di queste e molte altre canzoni.
A che cosa ti dedicherai in futuro?
Mi piacerebbe tanto che questo progetto potesse avere un sequel e, quindi, lanciare una nuova edizione. Intanto queste sei puntate stanno funzionando molto bene. Mi piacerebbe anche trasformarle, un giorno, in appuntamenti video. Lo trovo un modo potente per avvicinarsi alla psicoanalisi in maniera leggera, riflettendo su certe tematiche che passano per lo studio della vita degli autori e della musica e che restituisce una interessante triangolazione tra l’autore della canzone, il testo e noi stessi.