Direttamente dall’epoca SNES, uno shoot’em up che ci porta a spasso per il Giappone feudale di Inuyasha
Tirando fuori dalla naftalina titoli dei primi anni ’80, l’etichetta Inin Games sta svolgendo sicuramente un’opera meritoria, utile tanto ai videogiocatori più anziani, che in balia della nostalgia non perdono occasione di tuffarsi nei videogames della loro infanzia, quanto di quelli più giovani, che hanno così l’occasione di provare con mano giochi di cui finora avevano solo sentito parlare. È sicuramente il caso del recente Wonder Boy Collection (letta la nostra recensione?). Con Pocky e Rocky Reshrined l’opportunità offerta è ancora più ghiotta visto che permette di provare, a 30 anni di distanza, un titolo davvero poco noto al di fuori dell’arcipelago nipponico.
Pocky e Rocky Reshrined, un po’ Inuyasha, un po’ uno shoot’em up di terra
Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di KiKi KaiKai: Nazo no kuro manto (che nella nostra lingua suona più o meno così “Lo strambo luogo infestato dai mostri stravaganti: Il mantello nero del mistero”, quanta poesia, vero?). Nessuno, lo sospettavamo. Prodotto da Taito e sviluppato da Natsume per SNES nel lontano 1992, era un curioso shoot’em up terrestre.
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Di solito, giochi del genere ci mettevano alla guida di mezzi volanti: astronavi o elicotteri. KiKi KaiKai: Nazo no kuro manto, che arrivò in Occidente come Pocky & Rocky, verteva sulle medesime regole, ma si basava su due personaggi che erano ancorati al suolo, sovvertendo lievemente i canoni che prevedevano uno scrolling auto o semi-automatico dei livelli.
Il gioco, che non era affatto il primo capitolo della serie (esisteva già Kiki KaiKai, datato 1986) ebbe due seguiti: Kiki Kaikai: Tsukiyo Soushi (“Lo strambo luogo infestato dai mostri stravaganti: il manoscritto della notte di luna”, 1995 sempre SNES) e, nel 2001, Pocky & Rocky with Becky per GBA. Dopodiché la saga si è di colpo interrotta. Fino a ora, con la riproposizione del primo titolo uscito su SNES. Ma Pocky e Rocky Reshrined non è una remastered fedele, visto che, oltre ad adattare il comparto tecnico alle esigenze dei giocatori del 2022, aggiunge anche nuovi livelli e, soprattutto, nuovi personaggi giocabili.
Al duo sacerdotessa – procione, eroi di tutti i capitoli visti finora i cui nomi compaiono nei titoli occidentali della saga, si aggiungono infatti: l’avvenente Ame-no-Uzume, una divinità a dir poco letale, la ragazza volpe Ikazuchi, capace di scatenare una furia a dir poco ferina e la samurai Hotaru Gozen che, rispetto agli altri, non può contare su molte armi da lancio ma in compenso combatte con due katane affilatissime.
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Pocky è invece la sacerdotessa protagonista, nonché il personaggio più equilibrato, capace di scatenare sui rivali un buon numero di magie offensive a suon di talismani benedetti, mentre Rocky, come tutti i Raccoon, combatte sfruttando le sue foglie magiche e può all’occorrenza tramutarsi in statua per non subire i colpi dei nemici.
Scelto il proprio personaggio preferito, ci si tuffa nell‘azione indiavolata di Pocky e Rocky Reshrined, che vi vedrà a spasso per livelli zeppi di mostri, agendo forsennatamente sul tasto deputato allo sparo come se non ci fosse un domani. Perché, a dispetto dell’ambientazione e del contesto, il titolo prodotto da Taito è appunto uno sparatutto vecchia scuola. Al posto di nugoli di astronavi aliene da abbattere prima che invadano la terra troverete mostri, demoni e divinità assortite. L’aspetto più bello di questa nuova edizione riguarda il fatto che la veste grafica, più dettagliata rispetto al passato, permette di godere appieno dell’ottima caratterizzazione di comprimari e, soprattutto, dei nemici, con boss a dir poco enormi e ben dettagliati.
Il bestiario attinge difatti a piene mani dal folklore nipponico: chi è appassionato dei miti legati allo shintoismo o, più prosaicamente, di manga e anime come Inuyasha, si ritroverà subito a casa e apprezzerà darle di santa ragione a kappa e a oni, visti nei loro ambienti naturali e dotati esattamente di quei poteri imposti dalla tradizione. Per il resto, si tratta di un gioco con una trentina d’anni sulle spalle, quindi il gameplay non è certo dei più freschi, ma è possibile renderlo più godibile affrontando in due l’intera avventura.