La startup dei videogiochi di Thomas Waterzooi al debutto con un’opera… d’arte?
Please, Touch The Artwork: basta il titolo per comprendere l’ironia che pervade interamente questo coloratissimo puzzle game. Sviluppato dalla giovanissima startup belga Studio Waterzooi, società individuale di Thomas Waterzooi, questo videogioco è una specie di WarioWare ripulito da tutto il trash tipicamente nipponico e imbellettato con l’ausilio di riferimenti all’arte astratta e un buon numero di motivetti jazz.
Please, Touch The Artwork: impara l’arte e prendila a ditate
Anche Please, Touch The Artwork, al pari del demenziale titolo Nintendo che abbiamo scelto di usare – azzardando – come secondo termine di paragone, è difatti una raccolta di minigames, ma in realtà i due giochi non potrebbero essere più diversi. In questo caso, difatti, abbiamo soltanto tre minigiochi e non si concludono in pochi secondi, ma richiedono calma e concentrazione.
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La produzione belga è stata concepita come un rompicapo di quelli seri, che pretendono di astrarvi ed esigono la massima attenzione, riuscendo in cambio nell’intento di darvi un rifugio ovattato e accogliente dallo stress del lavoro o degli esami.
Dietro a tutto c’è appunto Thomas Waterzooi, veterano dell’industria videoludica, avendo lavorato in precedenza a titoli della risma di Divinity Original Sin (Larian Studios) e Hitman (IO-Interactive) come sviluppatore di gameplay e IA e ora al suo primo grande progetto da solista.
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Debutto che, a quanto racconta lo stesso artista belga, è stato ispirato dal manifesto Rejecta del nostro Pietro Righi Riva, nel tentativo di sviluppare opere destinate a quelle persone che normalmente non sono interessate ai videogiochi, ma hanno altri interessi come l’arte, la cultura, ecc…
E Please, Touch The Artwork si basa proprio su questa concezione, utilizzando l’arte astratta come cornice per tele che devono essere riempite sfruttando elementi ludici di varia natura, con minigiochi che strizzano sempre un po’ l’occhio ai rompicapi della Settimana Enigmistica e per certi versi ricordano quelle raccolte di minigames tipiche dell’era Nintendo DS.
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Il risultato è appagante e divertente. Purtroppo il numero di minigiochi è esiguo: appena tre, e ciò non contribuisce a rendere Please, Touch The Artwork particolarmente variegato ma, in compenso, la solidità di gameplay è tale che tutti riescono a portare l’utente a competere contro la CPU e se stesso, nel tentativo di migliorare costantemente le proprie performance. Insomma, può essere un ottimo divertissement da provare già sotto l’ombrellone, al posto del Sudoku e delle parole incrociate. Ottimo poi l’impianto artistico, che fonde uno stile minimalista con l’inebriante fervore della musica jazz.