Finalmente due videogiochi Atlus amati da milioni di fan localizzati nella nostra lingua. Pronti a indossare decine di maschere?
Da tempo i fan della formidabile serie Atlus attendevano la localizzazione di Persona 3 Portable e Persona 4 Golden e questa riedizione finalmente li accontenta, dando modo anche a chi non è troppo a suo agio con l’inglese di godere appieno di due ottimi videogame (il terzo è sicuramente quello più cupo).
Le mille maschere di Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
Se non avete mai giocato ai capitoli precedenti o successivi, dovete sapere che gli sviluppatori nipponici fanno ruotare l’intera serie attorno ai sentimenti umani, al modo in cui i vari personaggi si approcciano alla società (o fuggono da essa), all’importanza delle relazioni e alle maschere indossate quotidianamente nel tentativo di mantenerle, per la paura di non essere accettati.
Come i caratteri sono soggettivi, Persona 3 Portable e Persona 4 Golden sono due fratellini diversissimi tra loro. Il primo è, lo anticipavamo, l’episodio dalle tinte più inquietanti in una serie che si caratterizza già di per sé da toni cupi e maturi.
Leggi anche: Persona 5 Royal, il capolavoro di Atlus arriva sulla next gen di Xbox
Seguiremo le vicende del protagonista che, subito dopo essersi trasferito al liceo Gekkoukan, nota che a un certo punto della giornata la città si trasforma: dapprima cade in trance, dopodiché la gente si rinchiude in inquietanti feretri mentre mostri sovrannaturali chiamati Ombre sciamano ovunque.
È l’Ora oscura. Un’ora nascosta tra le lancette dell’orologio che pare riguardare esclusivamente il posto in cui siamo ormai condannati a vivere – e sopravvivere. In tutto ciò, non dimenticando le proprie origini nipponiche, l’episodio consente al giocatore di seguire un intero anno scolastico denso di eventi quotidiani, stringendo legami preziosi con personaggi che, per quanto stereotipati (chi è cresciuto ad anime e manga capirà che intendiamo), sono comunque ben tratteggiati.
Persona 4 Golden ci porta invece a esplorare la cittadina rurale di Inaba, un borgo sperduto e sonnacchioso, sconvolto da una serie di omicidi seriali. Anche questa volta gli eroi sono un pugno di teenager presi dallo studio, dalle attività del doposcuola, travolti dalle emozioni e dagli ormoni. In entrambi i titoli, difatti, le sessioni di gioco sono ben distinte tra loro, scandendo una routine scolastica da utilizzare per rafforzare i legami con gli altri comprimari (che in questo modo vi daranno un maggior supporto nei combattimenti a turni contro le Ombre) e momenti maggiormente votati all’azione e all’esplorazione.
Quanto alle remastered di Persona 3 Portable e 4 Golden, sul fronte estetico i miglioramenti non fanno certo gridare al miracolo: certo, le texture sono meno slavate, le animazioni più fluide e i tempi di caricamento accorciati, ma la pochezza poligonale resta ben visibile su schermo, tanto più nel terzo capitolo, dove il comparto tecnico tradisce la sua provenienza da handheld con hardware limitati. Sul fronte ludico, di contro, le novità in entrambi i giochi strizzano l’occhio ai neofiti, nel tentativo di allargare la platea di riferimento: è possibile settare un livello di difficoltà personalizzato, intervenendo su diversi parametri in modo da godersi quasi esclusivamente la storia, salvo poi cambiarlo in ogni momento per provare l’alto tasso di sfida delle versioni originali, mentre l’introduzione dei salvataggi rapidi consente partite mordi e fuggi che ben si sposa all’approdo dei titoli su Nintendo Switch.
Rigiocare oggi entrambi i capitoli su Xbox Series X|S, PS4, PS5, PC e Nintendo Switch offerti per lo più a un prezzo budget è una ghiotta opportunità per tutti gli amanti dei GDR nipponici e non solo, dato l’alto livello di contenuti e la profondità di gameplay (il terzo capitolo, per via della sua provenienza PSP, ovviamente è più ridotto) portate in dote.