Si dice che alcuni videogiochi diventino veri e propri cult. Questo è senz’altro un culto (pure su next gen)
I numeri non mentono. I seguaci di The One Who Waits hanno superato quelli di Scientology. Almeno stando alla contabilità dei follower su Twitter. I creatori di Cult of the Lamb, videogioco disponibile anche su Xbox Series X/S, devono aver riso di brutto quando hanno scoperto che la loro divinità aveva raccolto più follower (o devoti) dell’organizzazione fondata negli Stati Uniti nel 1954 da L. Ron Hubbard. Questa notizia ha divertito un sacco di gamer e ci ha dato l’assist per tornare a parlare di un prodotto che, al netto dell’ironia, merita davvero tutta la nostra devoz, pardon, ammirazione. Se vi è piaciuto Animal Crossing (ovviamente sì), allora ricorderete che l’organizzazione di un bioma simile con tanti simpatici animaletti richiede anche il lavoro sporco. In questo caso però è molto ma molto più sporco del rompere pietre per craftare.
Does this make us the world's biggest cult?
From all of us at @MassiveMonsters and especially me, the Twitter dude, thank you for being such an awesome community! pic.twitter.com/BEh2oRXEjn
— Cult of the Lamb 🙏🐑👑 OUT NOW (@cultofthelamb) August 30, 2022
Sviluppato dalla realtà indie Massive Monster, Cult of the Lamb è un hack’n slash che parte con il sacrificio di un agnello. Quel tenero animaletto, tutto infreddolito, siamo noi. A un passo dalla morte, alla quale siamo stati condannati perché eretici, veniamo proiettati in un’altra dimensione. Qui The One Who Waits – sempre quello che ha battuto Scientology, ricordate? – ci mette di fronte a una valida via di fuga. Avremo salva la vita se lo serviremo, divenendo ministri di un nuovo e fighissimo culto che richiederà fedeli e acritici seguaci. Sempre meglio che morire, no?
Il titolo è un roguelike, non facilissimo, ma neppure così proibitivo. Se vi intimidiscono le sfide di questo genere, vi suggeriamo di farvi comunque avanti (fidatevi di noi), impostando una difficoltà base. Scoprirete tutto il divertimento non soltanto di sterminare mostri, animali e altre creature in stanze strette e piene di risorse da raccogliere per craftare. C’è anche appunto quest’ultimo elemento, tutt’altro che secondario.
Non passeranno molti minuti prima che il nostro protagonista entri in contatto con un nuovo devoto del culto. La meccanica è sempre la stessa: dotato di armi bianche parecchio affilate e con l’aiuto della divinità (che dio l’abbia in gloria), l’agnellino è in grado di sterminare chiunque, entrando in labirinti composti da stanze che si ricreano in maniera procedurale. In alcune di queste incontriamo la vittima sacrificale, pronta a essere sgozzata sull’altare. Basterà uccidere i cattivi e allargare il gruppo. Nelle varie stanze si trova di tutto, dagli scrigni che vi doneranno monete, fino alle tende in cui scegliere tra un paio di tarocchi per potenziare momentaneamente il personaggio con la magia.
In una pacifica radura, che funge da angolo di pace alla Animal Crossing, la nostra setta aumenterà così di numero e noi, in quanto leader, dovremo seguire e accudire ogni membro, dividendo i compiti, chiedendo ad alcuni di pregare, ad altri di cibarsi o riposare, e ad altri ancora di raccogliere legna e rocce. A livello gestionale Cult of the Lamb non vi sommergerà di specifiche e dettagli, ma senz’altro vi metterà di fronte a una sfida gestionale ai limiti del manageriale.
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Oltre a far tutto questo bisogna costruire edifici e templi – sempre con le risorse – per rafforzare il nostro culto e fare in modo che i seguaci siano soddisfatti. C’è un albero di sviluppo che, sbloccato a suon di punti devozione, ci aprirà le porte a una libreria di immobili e altre risorse di cui potremo disporre. Bisogna fare attenzione alla pulizia, all’igiene, al cibo che si prepara (con semplici mini-giochi basati sul tempismo): nessun devoto è per sempre.
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Se pensate che ci sia già tanto da fare così, non dimenticatevi dei combattimenti. La lista di missioni e mini obiettivi si allunga mano a mano che si procede. Al di là del nostro campo base, ci sono mondi da esplorare, pieni di pericoli, in cui la storia si infittisce. La mappa si amplia di conseguenza, con zone dove dirigersi e scoprire quest secondarie. Nel complesso il titolo è divertente, solido, pieno di cose da fare oltre che sublime dal punto di vista grafico.