Il team londinese roll7, partito con tanti sogni e pochi soldi, ha compiuto il miracolo
Quante startup videoludiche e software house indipendenti vorrebbero mettersi in scia alla fortunata realtà inglese roll7? Nata nel cuore di Londra, dall’idea di tre ragazzi (Simon, John e Tom), ha inforcato lo skate nel 2014 col primo OlliOlli per PSVita, la sfortunata console handheld di Sony, e da allora da quella infernale tavoletta con le ruote non è più scesa: i suoi trick sono stati notati da Private Division, del gruppo Take Two, che l’ha comprata e le ha permesso di espandere il team, e naturalmente i suoi giochi. E OlliOlli World è proprio questo: una versione espansa di quanto visto nei primi due capitoli, con l’ingresso, finalmente, nella terza dimensione.
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OlliOlli World scorre più liscio dell’olio
OlliOlli World è uno di quei titoli che si spiegano più facilmente con un video (tipo quello poco sopra) che non a parole. Noi comunque ci proveremo lo stesso: prendete Super Mario, o Sonic, date loro uno skateboard e il risultato sarà appunto OlliOlli World, un platform in cui il tempismo è fondamentale per uscire tutti interi dai livelli.
In realtà, come i giochi Nintendo (abbiamo citato l’idraulico italiota…) anche OlliOlli World è dannatamente inclusivo: bene o male chiunque può completare gli stage, ma farlo con grazia e maestria richiede il dovuto allenamento.
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Non fatevi ingannare dunque dai colori accesi, dai personaggi sopra le righe e dalla grafica fumettosa perché, per quanto arcade, questo videogame inglese saprà farvi venire i calli ai polpastrelli, in una continua competizione con voi stessi per migliorarvi.
Complice, naturalmente, il mondo di Radlandia, un gigantesco skate park pensato appositamente per fare in modo che, saliti sulla tavoletta con le ruote, uno non senta più il bisogno di scenderne, sia che si attraversino le afose spiagge di Sunshine Valley o ci si addentri per le foreste di Cloverbrook, senza dimenticare le assolate distese desertiche zeppe di alieni e basi militari di Woodrock.
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C’è poi una modalità denominata sandbox che permette di creare i propri stage ma vi avvertiamo: se già il gioco base dà dipendenza, da lì sarà davvero difficile uscirne, soprattutto se inizierete a provare i livelli creati da altri giocatori…
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Insomma, siamo di fronte a un piccolo, grande capolavoro. Abbiamo per le mani il degno completamento di una saga che era partita ottimamente ma solo adesso, col budget giusto, dimostra davvero la bravura e il talento del team londinese. Applausi a scena aperta.