Zuckerberg punta al metaverse, il non luogo in cui entrare con visori tech
Il gruppo Facebook non sta passando un bel periodo. Pur controllando due dei social network con più utenti al mondo – Facebook, appunto, e Instagram – la società di Menlo Park vive settimane difficili in cui, giorno dopo giorno, giornali e opinion leader puntano il dito contro il Ceo Mark Zuckerberg e la sua macchina web, colpevole a detta di molti di aver messo il profitto e i guadagni davanti alla sicurezza dei dati, alla tutela dellaprivacy e al rischio delle fake news. Su StartupItalia stiamo seguendo la vicenda. Nel pieno di questa tempesta Zuckerberg è comunque pronto per laFacebook Connect, conferenza in programma domani, giovedì 28 ottobre. Tra le novità più rilevanti, lato corporate, vi ricordiamo che verrà sganciato il nuovo nome del gruppo (addio Facebook). Lato prodotti, che forse è quello più interessante per gli utenti e appassionati di tecnologia, c’è molta attesa per il nuovo arrivato in casa Oculus (azienda comprata da Facebook diversi anni fa): stiamo parlando dell’Oculus Quest Pro, il nuovo visore per la realtà virtuale. Senza dare però troppo peso ai leak e alle indiscrezioni (manca davvero poco: meglio aspettare), passiamo in rassegna all’Oculus Quest 2, prodotto che ha garantito un notevole salto di qualità al gruppo Facebook, sia in termini di prestazioni sia di accessibilità (il rapporto qualità/prezzo è ancora vincente).
Oculus: perché qui sta il futuro secondo Zuckerberg
Mark Zuckerberg è un convinto sostenitore della realtà virtuale, come trend del futuro. In diverse sue interviste ha fatto riferimento alle ondate della tecnologia, che richiedono dai 10 ai 15 anni di tempo per manifestarsi nella loro piena efficacia e utilità per i consumatori. Per farvene un’idea vi suggeriamo (e linkiamo qui sotto) l’intervista che lo youtuber Marques Brownlee gli ha fatto a settembre 2020, nella quale emergono chiaramente le visioni di una mente che – potete pensare quel che volete – è dietro a piattaforme e innovazioni che hanno rivoluzionato come poche altre la vita sul pianeta Terra. Oggi uno smartphone di ultima generazione è senz’altro un oggetto più cool ed efficiente di un visore Oculus, ma indossandone uno si può iniziare a vedere quel che l’industria delleBig Tech ha in mente per il prossimo decennio.
Videogiocare su Oculus Quest 2
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Quanto è comodo?
Utilizzandolo per guardare brevi filmati o in sessioni di gameplay, la prima sensazione che abbiamo avuto con il prodotto di Oculus è che, così come per le altre console, bisogna darsi un criterio di utilizzo. Chi indossa gli occhiali deve posarli e passare alle lenti a contatto (non c’è spazio nel visore); spostando le lenti del Quest 2 in maniera meccanica per avvicinarle tra loro o allontanarle si può comunque modellare il device al nostro volto per una visuale comoda che eviti i mal di testa (tre sono le diverse posizioni). Bisogna farci l’occhio con questa tecnologia.
Uno degli aspetti che più ci ha convinto del modello Oculus Quest 2 è stato il miglioramento grafico, con immagini molto più definite, che ancora danno il meglio negli scenari arcade rispetto a quelli realistici (anche se buttarsi da un elicottero per vivere l’esperienza di un paracadutista fa il suo effetto). L’altro aspetto interessante del prodotto è che si presta a due modalità di gioco: in piedi o seduti. Vi servirà ovviamente un salotto sufficientemente in ordine (non per forza spazioso) per permettere alle telecamere del visore di inquadrare la stanza e tracciarvi un perimetro sicuro nel quale giocare. Non farete i chilometri, ma è un elemento che rende l’esperienza ancora più viva, soprattutto se camminate in videogame horror dove vi prenderà una voglia di sollevare il visore per qualche secondo di tregua.
Per quanto divertente l’esperienza con Oculus resta ancora un qualcosa di piacevole soprattutto in single player, a meno che non abbiate abbastanza fondi da destinare a più di un visore per il vostro divertimento domestico. Vuoi l’affaticamento della vista, vuoi il peso del visore sulla testa, è tuttavia sensato pensare che ne basti uno solo per un week end rilassante in cui ci si scambia il device in famiglia per brevi sessioni di divertimento. A poche ore dalla Facebook Connect sono tanti i punti interrogativi, a cominciare da quel metaverse in cui Zuckerberg ci vuole condurre. Forse mai come in questo scenario la passione per la tecnologia e le innovazioni dovrà sapersi autogestire per lasciare spazio anche a quelle che sono le inevitabili domande sulla privacy e sulla sicurezza dei dati che, inevitabilmente, continueremo a fornire alle Big Tech. Le stesse Big Tech che, da Amazon in giù, hanno gli occhi puntati su casa nostra, il nostro covo di beni virtuali.