Da una delle software house più note, CD Projekt Red (The Witcher, Cyberpunk 2077) a una startup personale: cosa ci ha preparato l’artista giapponese Hiroshi Sakakibara sviluppando questo videogioco in solitaria
Finché si è bambini l’estate è la stagione della vita, dell’allegria, della spensieratezza. Quando si cresce, se le cose non girano come si vorrebbe, ci si rende invece conto della pesantezza di quelle giornate eterne, si viene soffocati dal calore che non dà tregua, martellati dal frinire, incessante, delle cicale. Ci siamo avvicinati al curioso Nostalgic Train per Nintendo Switch convinti che fosse l’ennesimo videogioco che si mette in scia alla concezione di estate che ritroviamo nelle opere di Hayao Miyazaki, ma abbiamo scoperto ben altra opera…
Dietro a Nostalgic Train troviamo la software house indipendente Tatamibeya e dietro a questa startup, se abbiamo capito bene (non mastichiamo troppo il giapponese) l’artista Hiroshi Sakakibara, Environment Artist e Team Coordinator nella rinomata CD Projekt Red, software house di Varsavia responsabile di titoli di impatto come The Witcher e Cyberpunk 2077. Si tratta di un videogame particolare, non solo perché afferisce già a un genere di nicchia, quello dei walking simulator, ma anche perché mira a ricreare atmosfere plumbee, che stridono con la bellezza dei paesaggi, che evocherebbero ictu oculi pace e serenità.
Qualche rimando alle opere di Miyazaki, in realtà, c’è. In Nostalgic Train impersoneremo difatti una ragazza che si risveglia nella spettrale stazione di Natsugiri (siamo andati a verificare se il nome del gioco significasse qualcosa ed è proprio così: si traduce come ‘nebbia estiva’…).
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Non ha però idea né di dove sia, né di come sia arrivata lì, ma presto scoprirà che questo piccolo agglomerato urbano fatto di poche case e qualche risaia raccolte attorno al classico tempietto shintoista abbarbicato sulla collina è tristemente noto per essere un posto in cui spariscono le persone.
Il villaggio è disabitato, avvolto da una calma apparente, come se i suoi abitanti fossero scappati all’improvviso, lasciando le proprie abitazioni aperte e i negozi incustoditi alla mercé dei ladri. Fatto che spingerà la protagonista a credere che le leggende su Natsugiri siano vere e la maledizione si sia fagocitata tutti gli abitanti in un colpo solo. Non tarderà però a realizzare che quella sparita è in realtà lei. A Natsugiri il velo tra le due dimensioni, quella della nostra quotidianità e quella ultraterrena, è particolarmente labile: in molti punti potremo perfino vedere e approfittare dei buchi per metterci in contatto col nostro mondo di provenienza. Sarà cruciale farlo perché, se chi ci conosce si dimenticherà di noi, saremo condannati a restare in questo inquietante mondo immobile, rimasto sotto il giogo di una estate che pare non voler mai finire.
Da qui l’impressione di trovarci in una versione disincantata (ehr…) de La Città Incantata di Miyazaki o, per tirare in ballo un artista emergente che ha già dimostrato al mondo la propria qualità, in uno dei viaggi dimensionali elaborati e intrecciati da Makoto Shinkai (Your Name.). Non ci sono nemici e occorre solo spostarsi da un punto all’altro delle dettagliate e piacevoli ambientazioni, curate in modo certosino: chi, come noi, adora il Giappone avrà modo di godere di uno spaccato agreste e bucolico che pare d’altri tempi.
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Lo sviluppatore, esperto nel ricreare paesaggi, ha fatto di necessità virtù, eliminando dal mondo di gioco personaggi secondari e ogni altro orpello lo avesse potuto ostacolare (non dimentichiamoci che Nostalgic Train è stato sviluppato con risorse limitate, da un’unica persona). Tutto ciò contribuisce comunque a rendere ancora più opprimente e inquietante questa sorta di versione nipponica di Twin Peaks.
Nostalgic Train dal punto di vista ludico si risolve con una procedura a tappe: si arriva nel punto previsto dal gioco, si legge un capitolo ulteriore della trama (il titolo è localizzato in un buon italiano) e si procede oltre. In pratica, un libro interattivo. Basta mettere il gioco in pausa per riprendere i fili del canovaccio e avere un suggerimento della location verso la quale occorre dirigersi per andare avanti. Un po’ lento per i nostri canoni: fortunatamente la protagonista può correre, così da velocizzare un po’ l’azione, ma per girarsi da una parte all’altra e inquadrare la porzione di scenario voluta impiega comunque un’era geologica. Inoltre, per far apparire a schermo le parti sensibili utili alla trama è possibile usare una apposita funzione introdotta però da un flash: inutile dire quanto sparaflesciarvi continuamente un lampo negli occhi sia fastidioso e irritante…
Rispetto all’edizione per PC, quella per Nintendo Switch presenta una grafica più impastata e afflitta anche da un po’ più di pop up, ma in generale Nostalgic Train, per quanto vuoto e desolato, propone ambientazioni di grande impatto e ben dettagliate. Nonostante i difetti evidenziati in questa recensione, comprensibili e scusabili peraltro in un gioco sviluppato da un’unica persona, il titolo distribuito dalla nipponica Amata si è rivelato un’avventura godibile e interessante, sebbene fin troppo compassata. Consigliato in particolar modo a tutti coloro che amano il Giappone.