I ragazzi di Glitch Factory debuttano nel mondo dei videogiochi con un action RPG che esplora i rapporti famigliari
È davvero difficile non pensare a God of War (letta la nostra recensione?) mentre si gioca a No Place for Bravery. Non solo per la violenza che permea tutti e due i titoli o per i numerosi rimandi alla mitologia norrena, che dà carattere a entrambe le avventure, ma anche e soprattutto per il rapporto padre-figlio che si crea lungo la strada che porta ai titoli di coda. Stilisticamente, il gioco della startup brasiliana Glitch Factory non potrebbe essere più diverso: nemmeno un poligono, solo pixel art, visuale isometrica, colori piatti…
No Place for Bravery, un po’ God of War un po’ Dark Souls
Eppure le somiglianze abbondano e, qua e là, il titolo di debutto dei ragazzi brasiliani, pur durando poche ore appena, è perfino più profondo e meno stereotipato del kolossal dei Santa Monica Studio, soprattutto per quanto riguarda il tema genitoriale, che fa da dorsale all’intera sinossi.
In un mondo crepuscolare, dilaniato dalle scorrerie dei demoni, si trascina a stento il vecchio guerriero Thorn, avvelenato dai sensi di colpa per aver perso la figlia Leaf. Nuovi fatti, che non vogliamo svelarvi, lo costringono all’azione, portando l’uomo a vivere un’avventura densa di emozioni (alcuni dei fatti narrati, pare, sono stati vissuti in prima persona da almeno uno dei membri dello studio di sviluppo), nell’esplorazione del rapporto padre-figlio.
Benché votato all’azione e incentrato su un sistema di combattimento tattico e punitivo, in perfetto stile Dark Souls, in cui i nemici possono levare i tre quarti della barra della vita al primo errore commesso, No Place for Bravery presenta anche diversi bivi dal forte sapore moraleggiante che, a seconda delle decisioni prese, cambieranno la sinossi e il modo in cui il nostro possente alter ego viene percepito dai comprimari proseguendo con la trama.
Tutto ciò fa il paio con una colonna sonora di sicuro impatto, che ben lega con una pixel art che, pur nella sua semplicità, sa sorprendere con scenari altamente evocativi, dimostrando che è possibile lasciare il giocatore a bocca aperta senza ricorrere al fotorealismo.
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Il più grande difetto di No Place for Bravery risiede nella sua durata: eravamo convinti di avere di fronte un titolo immenso, anche per via del sistema di crescita apparentemente sfaccettato del protagonista, invece lo si porta a termine in un paio d’ore. Di fatto, una volta metabolizzati il livello di difficoltà improbabile e il sistema di combattimento mefistofelico, si è a un passo dai titoli di coda. Un vero peccato, certo, ma resta comunque un prodotto sviluppato da una startup innovativa al proprio debutto, con mezzi e risorse limitati. Perciò, anzitutto applausi.