L’eroe più improbabile dei videogiochi si presenta al grande (?) pubblico per il finale della trilogia
Travis Touchdown è di nuovo pronto a mettere a soqquadro le strade assolate (e diciamocelo, pure un po’ tutte uguali) di Santa Destroy. L’assassino otaku che ha avuto i suoi natali su Nintendo GameCube, dopo aver concesso una esclusiva temporale ai possessori di Switch, impugna di nuovo la sua fidata Beam Katana per scalare la classifica dei super-pazzi galattici e salvare il mondo nell’ultimo capitolo della serie ideata da quel folle artista nipponico che risponde al nome di Goichi Suda. Vediamo allora di scoprire cosa ci riserva No More Heroes 3…
No More Heroes 3, un’avventura in sella alla Demzamtiger
Se avete già giocato alla versione per Nintendo Switch, uscita poco più di un annetto fa, saprete già cosa attendervi: il terzo capitolo riprende le fila del primo (e tanti folli minigame) per espanderne il concept sotto ogni fronte. Del resto, se all’inizio il folle killer che ormai ben conosciamo doveva “semplicemente” scalare la classifica nazionale degli assassini maggiormente pericolosi, ora dovrà competere nientemeno che con gli psicopatici dell’intera galassia.
Non ci soffermiamo troppo sulla trama, per non rovinarvi nulla della folle presentazione di No More Heroes 3, ma sappiate solo che il nostro pianeta è in pericolo, finito sotto il piede del voluttuario e capriccioso alieno Jess Baptiste VI che decide di fare della Terra il suo parco dei divertimenti personale, naturalmente senza chiedere il permesso ai terrestri: anzi, seviziandoli per mero divertimento. No More Heroes 3 è, come tutti gli altri capitoli della serie e, più in generale, come tutti i videogame partoriti da Suda51 un concentrato di follia e demenza nipponiche.
Il motore tecnico, che su Switch claudicava parecchio, è stato rivisto e leggermente migliorato, ma da un gioco simile ci si attende il dettaglio, non i dettagli. Insomma, straripa di colpi di genio, tocchi di classe, ha una presentazione artistica impeccabile ma non una realizzazione tecnica infallibile.
Tutt’altro. No More Heroes 3 è mero gameplay, pur non riuscendo a presentare una meccanica di gioco realmente convincente e incastonata a dovere col prodotto che viene presentato al giocatore. È difatti un mix di situazioni, occasioni, spunti anche mezzi mancati, un po’ a metà, che tuttavia stordiscono il giocatore, rimbambendolo di brutto e lasciandolo davanti alla televisione con un sorriso inebetito di compiacimento.
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Più che un’opera onirica, un concentrato di visioni psicotropiche senza alcuna finalità, buttate giù alla rinfusa al solo scopo di meravigliarvi. E ci riescono, eccome se ci riescono. Tanto più ora, che l’approdo alle console più potenti dello Switch consente una pulizia dell’immagine degna di questo nome. O quasi. Prese singolarmente, le parti che compongono questo delirante mosaico non fanno certo gridare al miracolo. C’è sangue, tanto sangue, come ci sono arti che volano e un sistema di combattimento che promette mari e monti e poi scappa via dopo avervi illuso.
Ci sono mille e forse più rimandi al pop super trash nipponico e occidentale, dai videogame di una volta alle mitiche opere di fantasia con robottoni che combattono contro esseri giganteschi. Ci sono, ovviamente, le strizzatine d’occhio (che nel caso di un eroe come Travis sono più palpatine a non-vi-diciamo-cosa) agli altri capitoli della serie, con lo spolvero dei minigame in cui bisogna falciare l’erba ai vicini per fare qualche spicciolo nella più pura tradizione adolescenziale statunitense o l’altro, decisamente meno edificante, nel quale armati del proprio… arnese, bisognerà urinare nel water senza farla fuori dal vaso (e no, non è un modo di dire).
Ci sono poi le musiche dell’artista Nobuaki Kaneko e una lunga sequenza di sequenze d’intermezzo semplicemente sbalorditive, tutte divertenti e folli. Ma No More Heroes 3, esattamente come gli altri due capitoli che lo hanno preceduto, resta un titolo che o lo si ama, o lo si odia. O ci si lascia sedurre dalla bellezza algida e distaccata di Sylvia Christel o si inizia a fare le pulci non solo alla United Assassins Association (UAA), ma al gioco nel suo complesso, partendo dal comparto tecnico che, lo abbiamo detto e ripetuto, non è certo granché, fino ad eccepire tutte le fasi posticce messe lì per allungare la longevità. No More Heroes 3 ha i suo difetti, non li nasconde ma anzi se ne vanta. Anche Travis, del resto, mette in mostra i suoi. Non vuole e nemmeno pretende di piacere a tutti. Voi da che parte state?