Da Humble Grove un prodotto che racconta di crescita e rapporti
I giochi seri, quelli che parlano di difficoltà, conflitti e drammi familiari, sono senz’altro preziosi per far capire quanto il videoludo si stia affermando come mezzo di comunicazione (e di riflessione) sui temi della nostra epoca. La salute mentale è al centro di diversi titoli che abbiamo recensito: Milky Way Prince: The Vampire Star è un indie italiano che ci ha colpiti al cuore, per esempio. No Longer Home, disponibile anche su PlayStation 4, è un punta e clicca in cui possiamo scegliere le linee di dialogo per orientare la conversazione tra i due protagonisti, Ao e Bo, amici e molto intimi fra loro. Sono due persone sulla soglia dell’età adulta che, come moltissimi altri prima di loro, devono fare i conti con preoccupazioni e ansie. Sviluppato da Humble Grove, è un prodotto che in parte si ispira alle storie di Cel Davison e Hana Lee, i due cofounder.
Di No Longer Home vi dobbiamo anzitutto anticipare la brevità. L’avventura principale si completa nel giro di un paio d’ore. Il software all’inizio dà la possibilità di scegliere se procedere o meno con il prologo, 10 minuti che – vista l’esperienza assai ridotta – conviene considerare come grasso che cola. In un ambiente piatto e dalle tonalità oniriche, notiamo i profili dei due protagonisti, e degli altri personaggi, impegnati perlopiù a parlare tra di loro. A livello grafico lo stile dei disegni è morbido e intimo, con tonalità tendenti al crepuscolare, come se ci si trovasse in un tempo sospeso, fatto di lentezza e introspezione.
Non possiamo addentrarci troppo nella trama a meno di non correre il rischio di rovinarvi parte della scoperta. No Longer Home non è un indie che vi sconvolgerà, ma che punta proprio sulla normalità dei dialoghi. Non è improbabile riconoscersi e ritrovare una parte di se stessi nelle confessioni che i due si scambiano. La paura di crescere è una sensazione con cui molti si sono confrontati: all’inizio sembra insuperabile, soprattutto quando gli altri paiono più avanti di noi. No Longer home è una storia comune che parla il linguaggio della tenerezza. Un vero peccato che tutto duri così poco.