Un nuovo FMW per indagare su un caso misterioso
D’Avekki Studios è una software house che i lettori di StartupItalia hanno imparato a conoscere per il genere di videogiochi tutto particolare a cui si è votata. Stiamo parlando degli FMV, i Full Motion Video, vale a dire prodotti in cui la grafica è cinematografica nel vero senso della parola: attori e attrici in carne e ossa recitano la propria parte e il gamer ha il compito di stabilire in che direzione far procedere la trama. In Murderous Muses, a dire il vero, la software house ha mescolato il tutto, offrendo sì sessioni in FMV, ma arricchendole con un’esperienza in prima persona all’interno di un museo alquanto misterioso, dove gli indizi sono appesi, proprio nei quadri dell’artista Mordechai, ucciso dall’assassino che dobbiamo individuare.
La software house in questione ama i gialli e le trame incentrate sulle indagini, con l’ascolto attento di tutti i testimoni. Murderous Muses conta su professionisti della recitazione che sapranno senz’altro confondere il gamer. Questo è senz’altro l’elemento portante che dà spessore al lavoro di D’Avekki Studios. Ci sono poi, come anticipato, le fasi più giocate, in cui andremo a esplorare un museo, trascorrendovi tre notti, passando da una stanza all’altra, cercando di aprire porte e indagando sui quadri appesi dove, chissà, si potrebbe celare un indizio che ci porterà a far luce su un caso davvero intricato.
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La grafica gaming di Murderous Muses pecca tuttavia di scarsa originalità: la mappa di gioco è ricreata in maniera procedurale, per evitare il rischio noia. Scelta più che mai azzeccata, se non fosse che gli ambienti di gioco sono davvero spogli, fatti salvi i quadri appesi e qualche oggetto isolato. Provato sulla next gen di Xbox ci siamo presto resi conto che l’impostazione è davvero old gen. L’avatar può interagire con alcuni oggetti, ma si fa fatica davvero a percepire l’ansia. La qualità di queste sessioni più giocate non regge davvero il confronto con le sessioni in cui interroghiamo i sospetti.