Dopo mezzo secolo, l’uomo vuole tornare sul suo satellite naturale. Ma i Paesi in competizione sono altri e la dicono lunga su quanto siano cambiati gli assetti geopolitici sulla Terra
Guardare alla Luna per capire quanto sia cambiata, in soli 50 anni (prendendo ovviamente in considerazione il primo allunaggio, l’ultimo fu infatti nel 1972), la situazione quaggiù sulla Terra. C’era una volta la “cortina di ferro”, c’erano due potenze imperialiste, gli USA da un lato, l’Unione Sovietica dall’altro, a contendersi il dominio del pianeta e dello spazio. Oggi la Luna fa gola invece ai privati e a Paesi che rappresentano la nuova locomotiva economica del mondo. Il Moon Day, in fondo, è anche questo: l’occasione per riflettere dei cambiamenti avvenuti in mezzo secolo e delle rivoluzioni ancora in atto.
URSS, USA e ora… Amazon?
Da quando la conquista della Luna non è stata più intesa come strumento per affermare la supremazia tecnologica – e, quindi, militare – dell’Occidente sull’Oriente, sono numerosi i cambiamenti che hanno riguardato la “corsa allo spazio”. A iniziare dal fatto che allo sfilarsi degli Stati sia corrisposto un sempre più massiccio interesse dei privati per l’esplorazione spaziale.
L’ultimo che ha annunciato di voler mettere piede sulla superficie polverosa del nostro satellite è il multimilionario Jeff Bezos, numero 1 di Amazon e della compagnia aerospaziale americana Blue Origin. Soltanto qualche mese fa è stato infatti presentato Blue Moon, il modulo lunare che dovrebbe spedire (del resto, c’è dietro Amazon…) l’uomo sul nostro satellite entro il 2024. I programmi, a dire il vero, sono più ambiziosi. Infatti, come ha detto lo stesso Bezos: «È arrivato il momento di tornare sulla Luna, ma questa volta per restarci».
Prima di Bezos a promettere la Luna era stato Elon Musk, patron di Tesla. A inizio anno da Cape Canaveral, in Florida, è decollata la prima sonda privata diretta sulla Luna. Un lander israeliano Beresheet, ospitato a bordo del razzo Falcon 9 di SpaceX, l’azienda aerospaziale di Musk. Non porterà l’uomo sulla Luna, ma intanto un piccolo record se l’è comunque portato a casa: dimostrare che i privati posso reggere sulle proprie spalle missioni un tempo sorrette dalla necessaria copertura finanziaria statale.
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Cina, India e Israele, i nuovi pionieri della Luna
Ma il lander istraeliano partito sul razzo di Musk rivela anche un altro dettaglio: sono cambiati i Paesi che oggi vogliono sbarcare sulla Luna. E non (solo) per piantarci la propria bandierina, ma per dare vita a una progressiva colonizzazione dello spazio che, in futuro, inciderà sugli equilibri geopolitici qui sul nostro pianeta.
Mentre la Cina, con la sonda Chang’e 4, sta setacciando il dark side of the moon, l’India ha recentemente annunciato che, con il lancio della missione Chandrayaan 2, tenterà il suo primo allunaggio controllato il prossimo 6 settembre, diventando la quarta potenza mondiale a farlo dopo l’ex Unione Sovietica, gli Usa e, appunto, la Cina.
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Moon Day, occasione per pensare al futuro
…E gli USA? Non staranno certo a guardare. Il presidente statunitense Donald Trump sa bene che il controllo dello spazio, nel prossimo futuro, giocherà un ruolo fondamentale sugli equilibri geopolitici terrestri. E non solo per le telecomunicazioni: pensiamo per esempio alla sua volontà di estendere a quel settore l’ombrello della NATO.
Foto: Archivi Nasa
Ma, dato che mancano i soldi (il programma Artemis richiederà uno stanziamento di oltre 1,6 miliardi di dollari), gli USA hanno già annunciato una cooperazione aerospaziale rafforzata con il Giappone. Impensabile, 50 anni fa, a stretto giro dai soli nucleari che gli Stati Uniti accesero sul Sol Levante. Ma, in mezzo secolo, appunto, sulla Terra sono cambiate davvero tante cose. E l’esplorazione dello spazio e della Luna ne raccontano parecchie.
Buon Moon Day a tutti!