Dopo l’inquietante The Town of Light Luca Dalcò propone un thriller psicologico sospeso tra realtà, delirio e storia
Italia, 1944. Il Paese è in guerra, sprofondato nel caos e nella paura. Nessuno, perciò, si accorge di quanto avviene in un piccolo paese della Toscana, dove la giovane Martha, ragazza sordomuta, viene ritrovata morta. Sta perciò a Giulia, sua sorella gemella, agire per dare un nome a un colpevole, in un’avventura che fonde, con maestria e sadismo horror e thriller: Martha is Dead.
Cosa attendersi da Martha is Dead?
I tedeschi incolpano i partigiani della morte di Martha, i partigiani l’esercito nazista. E poi si fa strada che possa esserci lo zampino soprannaturale della Dama bianca del lago, spettro che ha sempre esercitato un ascendente intenso sulla nostra Giulia.
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Il secondo gioco degli sviluppatori di LKA, già autori del pluripremiato The Town of Light che ci aveva rinchiuso nel manicomio di Volterra, è un altro pugno nello stomaco. Martha Is Dead è una esperienza cruda, a tratti perfino crudele, una tribolata elaborazione del lutto in cui folklore, tragedie storiche e follia si mischiano, avvolgendo il giocatore, che si ritroverà sballottato continuamente tra rilassanti paesaggi toscani e i feroci orrori della guerra, investigazioni in bici e in barca e inquietanti presenze demoniache.
Martha is Dead indugia e indaga sulle ombre: quelle della Seconda Guerra mondiale, quelle che possono spingere all’omicidio e perfino quelle della propria mente e che possono portare a brutali atti di autolesionismo. Non è facile restare distaccati da ciò che avviene su schermo, ma la violenza non è mai gratuita, bensì è finalizzata a dare corpo alla trama, che è potentissima ed è la vera colonna portante del titolo.
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Quanta violenza in Martha is Dead
Giulia può spostarsi per alcune piccole ambientazioni che coprono il tragitto tra la sua casa e il lago in cui viene rinvenuto il cadavere di Martha. Fanno da cornice anche un cimitero e una cappella, mentre il paesello vicino, purtroppo, resta irraggiungibile. La nostra protagonista è in grado di contattare telefonicamente i – pochi – personaggi di contorno, i partigiani col telegrafo e possiede una Rolleicord del 1940 con pellicola da 120mm che può essere usata in libertà dal giocatore, anche solo per immortalare alcuni scorci meritevoli. Il piccolo team italiano guidato da Luca Dalcò ha provato ogni espediente per far credere all’utente di non essere guidato, ma in realtà il gioco avanza solo procedendo con la trama.
Limiti di una produzione troppo legata alle meccaniche dei punta-e-clicca, ma che nell’economia di gioco non finiscono, comunque, per essere troppo avvertiti.
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Anche perché per sovrapporre utilmente tanti piani, tante narrazioni, la trama doveva per forza essere predominante sulla libertà concessa al giocatore, che si muove tra ambienti reali, fedelmente ricostruiti in perfetto stile italiano e altri onirici, in cui gli autori danno libero sfogo alla loro maestria nell’usare simboli potenti.
Tutto ciò viene ulteriormente enfatizzato dalla recitazione nella nostra lingua e dalle musiche dell’epoca, riesumate per essere riproposte con gusto in chiave moderna. Insomma, Marta is Dead è un’avventura ben scritta, capace di buttare nel calderone tantissimi spunti e di trasportarvi lungo una climax che si farà sempre più intensa e ispirata a mano a mano che ci si avvicina al finale. Applausi a scena aperta.