Sviluppato da un artista e con diversi riconoscimenti in tasca, tra cui la nomination per il “Miglior debutto” ai Game Developers Choice Awards, scelto dal New Yorker come uno dei giochi del 2019, è l’esatta essenza del videogioco indipendente
I titoli Indie, sviluppati cioè da software house indipendenti e da startup arrembanti, sono ormai la sola variazione sul tema in un universo videoludico in cui gli sviluppatori risultano sempre più controllati da editori e produttori, quindi tendono a sperimentare meno per non rischiare troppi soldi. Si susseguono così serie su serie, capitoli tutti uguali che ben poco aggiungono all’episodio precedente mentre le nuove IP diventano di anno in anno più rare. Ma per fortuna ci sono appunto gli Indie. Non tutti gli sviluppatori si avventurano lungo sentieri sconosciuti. Proprio ieri abbiamo recensito Raji: An Ancient Epic, un’avventura epica ricca di combattimenti e intrisa di magia progettata in India guardando però alla saga francese di Prince of Persia. Ma c’è chi continua a osare e sperimentare. E Manifold Garden (per App Store, PC, Nintendo Switch, Sony PlayStation 4, X-Box One) è uno dei titoli più coraggiosi dell’ultimo periodo.
La vita è fatta a scale. Manifold Garden pure
Per creare un gioco tanto visionario occorreva che al computer si sedesse un artista a tutto tondo, come William Chyr, con alle spalle una lunga serie di esposizioni, premi e riconoscimenti.
William Chyr
Il tocco dell’artista c’è e si sente perché, come titolavamo, Manifold Garden è una lunga, onirica, tortuosa, strabiliante camminata per i quadri di Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972), che non a caso amava ripetere che “lo stupore è il sale della terra”.
Sì, quello è un livello. E sì, procede all’infinito
Leggi anche: Relicta, l’altra faccia della Luna ricorda molto Portal
Non è facile descrivere l’opera videoludica di Chyr, che per certi versi potrebbe essere inserito nel filone dei Portal. Il titolo recente che più gli assomiglia è senz’altro Superliminal, che avevamo recensito qualche settimana fa. Ci sono però delle differenze notevoli: l’opera prima di Pillow Castle Games giocava con la prospettiva falsando il colpo d’occhio (oggetti che apparivano minuscoli erano in realtà enormi, un’ombra poteva essere una porta, ecc…), Manifold Garden ricrea ambientazioni oniriche che a loro volta si prenderanno gioco della prospettiva e del giocatore.
Se pensate che questo livello sia troppo complesso…
Alla base di questa incredibile esperienza un’unica regola: il nostro personaggio può camminare su qualunque parete, trasformando quindi un soffitto in un pavimento e viceversa. Al mutare del punto di vista muta, ovviamente, l’intera ambientazione. E se l’inedita prospettiva crea qualche problema fin dalle strutture più semplici, figurarsi cosa accade quando saremo immersi in quelle più complesse…
…Aspettate di vedere come evolve il gioco
E infatti superati i primi corridoi, in cui si famigliarizza con i comandi (essenziali, come lo stile grafico, ovvero, su Nintendo Switch: A per interagire con lo scenario, ZL per invertire la gravità), ben presto ci si ritrova a che fare con ambientazioni incredibilmente ampie.
Pur nella sua essenzialità, Manifold Garden riesce a essere maestoso
In un primo tempo sarete spaesati. Di più: soverchiati da una simile mole di strutture, da una tale foresta di scale, facciate, piloni, terrazzini, camminamenti che paiono il parto di un folle architetto in cerca di rivalsa. Si cammina per minuti, si macinano chilometri e si ha la sensazione di non andare da nessuna parte.
E, infatti, dopo un po’, capirete che non vi state muovendo: se non imboccherete la direzione giusta, il gioco ripeterà di continuo la medesima struttura, intrappolandovi in un loop senza fine.
Una volta che avrete capito il trucco comprenderete anche che lasciarsi cadere in un burrone può essere un comodo escamotage per tagliare intere porzioni del quadro e tornare all’inizio. O quantomeno a un inizio. Di fatto, che vi troviate in una stanza o di fronte alla più incredibile delle strutture, lo scopo sarà sempre interagire con un pulsante o spostare un oggetto su di una determinata plancia, per aprire la porta e procedere con la prova successiva.
Facile a dirsi, ben altra difficoltà metterlo in pratica, perché naturalmente più le ambientazioni si faranno grandi e complesse più sarà difficile rinvenire interruttori, oggetti manipolabili e anche la porta stessa. Dopo un po’ che sovvertirete le leggi della fisica, inoltre, faticherete a comprendere quale fosse il verso originario del livello e vi sembrerà di procedere lungo un interminabile labirinto. In effetti Manifold Garden è un’opera tanto intrigante quanto sadica: vi butta subito in mezzo agli enigmi e vi chiede di risolverli senza fornirvi aiuti di sorta.
Basta una occhiata e abbiamo già le vertigini
La mano artistica che ha scolpito il tutto si vede: un gioco che ripete in loop parti di un livello potrebbe essere incredibilmente noioso, invece le strutture architettoniche sono talmente oniriche da stregarvi e persino distrarvi dalla missione principale. Manifold Garden dura tra le sei e le otto ore, a seconda di quanto impiegherete a uscire dalle varie stanze, ma dall’accensione ai titoli di coda non smetterete di subire il suo fascino, salvo decidiate di mollare la spugna prima, soverchiati dalle regole fisiche insolite di uno dei titoli più coraggiosi e divertenti dell’ultimo periodo. Nel caso gettiate la spugna, rivolgetevi allora alle solite IP arrivate al quindicesimo o al ventesimo capitolo delle case di sviluppo maggiormente blasonate, ma poi non lamentatevi del fatto che i videogame sono sempre tutti uguali…