Sviluppato da un artista solitario al suo debutto nel mondo dei videogiochi, questo titolo recupera la magia originale d’epoca 32-bit che il porcospino blu di SEGA ha perduto
C’era, una volta, davvero tanto, tanto tempo fa, un porcospino che correva fortissimo. Era blu e indossava scarpette da ginnastica rosse. La corsa di quel riccio s’è però interrotta piuttosto presto e ha portato perfino al crollo di SEGA, una delle più importanti software house nipponiche, costretta – com’è noto – a ritirarsi dal mercato dell’hardware dopo il lancio della sua ultima console, il DreamCast, perché, con la sua mascotte ferma ai box, gli affari non erano più floridi come quelli di un tempo. Parliamo ovviamente di Sonic, il personaggio dei videogiochi più veloce di sempre, che tuttavia non è mai riuscito ad adattarsi davvero alla terza dimensione, anche se, qua e là, i capitoli capaci di strappare un sorriso scavando nella memoria saltano fuori: Sonic Jam per Saturn, per esempio, ma soprattutto Sonic Adventure e Adventure 2… Anche il recente Sonic Frontiers, per quanto godibile, ha purtroppo confermato che la magia di un tempo non è stata più recuperata. Molto più ispirato, paradossalmente, il gioco di debutto di una software house indipendente, A Grumpy Fox, che pare avere come obiettivo principale il recupero delle atmosfere dei titoli a 32 bit di matrice nipponica. Ha inizio la corsa di Lunistice.
Leggi anche: Recensione di Sonic Colors: Ultimate. Il porcospino sfreccia sulla next gen
Lunistice, ci voleva tanto SEGA?
Per molti versi, Lunistice è esattamente ciò che vorremmo dal prossimo episodio 3D di Sonic: niente fronzoli, tanta, tantissima azione e una buona dose di evoluzioni lungo livelli ispirati, da percorrere ovviamente correndo a perdifiato. Non c’è trama, non ci sono dialoghi, non ci sono scene d’intermezzo e personaggi non giocanti a monopolizzare l’attenzione del giocatore. C’è solo un buffo eroe fumettoso, per la precisione si tratta di una lei, Hana, la cagnolina procione, che corre senza mai fermarsi travolgendo tutti i nemici che incontra.
Leggi anche: Super Sami Roll, la japan culture più pop in un videogame
Tutto qui? Essenzialmente sì. Ma non si avverte il bisogno di altro, perché pur con tutti i limiti di un gameplay che si rifà caparbiamente al passato e la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto mignon, Lunistice diverte e sa tenere incollati allo schermo.
Lunistice corre, corre senza mai inciampare
Anche perché, a guardarlo bene, il titolo sviluppato in solitaria da Dennis, l’uomo solo al comando di A Grumpy Fox (la volpe scontrosa sarebbe proprio lui), è tutt’altro che così essenziale come sembra sulle prime, riuscendo a proporre un concentrato di gameplay frutto di un level design ispirato e di una realizzazione tecnica assai solida.
Se proprio volessimo muovergli un rimprovero, potremmo dire che la grafica impastata, realizzata appositamente per emulare l’epoca delle console a 32-bit, rende difficilmente leggibili alcuni frangenti, specie se si gioca in modalità portatile, su Nintendo Switch e che alcune texture sono state eccessivamente spalmate, stiracchiate e ripetute, tanto da falsare la prospettiva nei livelli più platform, ma si tratta di sottigliezze.
Leggi anche: Recensione di Ayo the Clown, una startup ci porta al circo
Perché, appunto, Lunistice è molto divertente e altrettanto adrenalinico, forte di una palette cromatica che rimanda ai titoli nipponici degli anni ’90 e di un buonissimo comparto sonoro. Ma, soprattutto, questo piccolo prodotto budget è riuscito a fare qualcosa che il porcospino blu di SEGA non riesce da tempo: essere Sonic.