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Ci piace perché non comprendiamo molto di come funziona. Ci piace perché ci fa pensare di avere il controllo su qualcosa di molto più grande di noi
Il voto elettronico a noi piace molto. Convince soprattutto quelli che non lo usano. Piace un po’ per fascinazione e un po’ per ignoranza. Difficile da indagare la seconda è invece ben evidente la prima: la magia di poter indicare la rotta di una nave in pieno oceano, comodamente seduti nel divano di casa o mentre si è in coda al supermercato. Cliccare un bottone sul sito web dell’Associazione Rousseau e decidere se domani il governo del Paese si farà oppure no: vi viene in mente qualcosa di più affascinante?
Ci piace del voto elettronico la sua carica semplificatoria: basta con tutta questa inutile cartaccia, con la necessità di spostarsi, con l’apparato di controllori e controllati che si ritrova in un punto esatto della città e traccia un segno a matita su un foglio dentro una cabina. Ci piace inoltre – senza che ce ne accorgiamo troppo – l’aspetto misterico. La nuvola di impulsi elettronici che attraversano l’aria e si riuniscono a formare una decisione inappellabile. Quella di aver fatto vincere i sì o i no.
Il voto elettronico inoltre ha la capacità di segnare una linea di discontinuità fra il vecchio e il nuovo. Fra chi lo sostiene e chi lo osteggia. In fondo tutte le prassi odierne, quelle che ci paiono oggi così ovvie e naturali, sono passate attraverso un medesimo trattamento di diffidenza e scherno. Perché per il voto elettronico dovrebbe essere diverso?
Il voto elettronico a noi piace moltissimo. Perché siamo un Paese adatto a una simile superficiale fascinazione. Un Paese molto poco elettronico, a cui piacciono le cose elettroniche, cose che in genere non comprendiamo granché. Siamo avvolti dalla loro irresistibile fascinazione e non ci interessano le complicazioni che comportano e che gli altri invece considerano. Le ragioni per cui nessuna decisione seria al mondo viene oggi affidata al voto elettronico. Niente divano, niente smartphone, niente attesa per un notaio che certifichi l’incertificabile. Alzarsi, uscire di casa, prendere la matita e fare un segno su un foglio.