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Diario minimo della crisi, capitolo 3. Di quando l’epidemia si è trasformata in una puntata di Black Mirror
Nella narrazione del controllo di stile orwelliano, quello descritto anche nella nota serie TV Black Mirror, il drone è l’oggetto tecnologico perfetto. Compare improvvisamente, dall’alto, con un sibilo quasi inudibile: da quel momento in avanti l’occhio elettronico si prenderà cura di noi.
Nei momenti di grandi incertezze come quello che stiamo vivendo, il discrimine fra cura e controllo sarà del resto minimo. Aumentano le paure e aumentano le esplicite richieste di attenzione da parte di cittadini. I momenti di grande angoscia sociale sono quelli nei quali il controllo e il potere vincono a mani basse.
In un simile contesto psicologico il drone sfodera tutto il suo fascino. Cronache dalla Cina, quando ancora da noi il coronavirus era poco più di una paura lontana, mostravano cittadini redarguiti dal drone, cittadini ai quali il drone misurava la febbre, droni che pattugliavano le strade e in alcuni casi sanificavano l’asfalto. Poco importa che questa narrazione fosse in molti casi del tutto occasionale, retorica o anche interamente inventata: il drone si prende cura di noi, si occupa delle nostre debolezze, vigila sulle nostre miserie. Il drone estende le nostre sicurezze.
Dentro il medesimo apparato sentimentale vanno iscritte le molte recenti cronache italiane sull’utilizzo di simili tecnologie durante il lockdown. Il racconto dell’utilizzo dei droni come strumento di controllo è debordato così dalle pagine dei giornali fino alle discussioni pubbliche. In alcune città la politica li ha utilizzati per raccontare la propria empatia con i sentimenti dei cittadini. Del resto mandare i vigili urbani al parco urbano chiuso, con un drone, per controllare eventuali runner che avessero scavalcato le recinzioni per andare a correre in violazione della norma, è una chiara assurdità economico-tecnologica (il drone ha tra l’altro una batteria che dura pochi minuti) e, contemporaneamente, una scelta lungimirante da un punto di vista comunicativo. Non a caso simili idee teatrali si sono moltiplicate, al punto che perfino l’Enac ha dovuto dichiarare un’eccezione alle sue norme per consentire ex post simili utilizzi.
Il momento è difficile, lo sappiamo tutti. La discussione sul bilanciamento fra privacy e interesse pubblico sarebbe in questo momento un tema molto importante ma resta saldamente al di fuori dell’interesse della maggioranza dei cittadini, i quali chiedono, ogni giorno e a gran voce, maggior sicurezza e scelte chiare.
I cittadini chiedono droni. Ed i più cinici fra noi sono lì pronti ad offrirglieli.