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Le misure dei social media manager della pagina di Matteo Salvini sono lì a dimostrare l’inquinamento delle piattaforme di discussione. Dove informarsi è diventato quasi impossibile
Una delle parole desuete nella Internet dei giorni nostri è “off-topic”. Ogni ambito di discussione prescinde ormai da simili elementari preoccupazioni di ecologia digitale: rimanere in tema, discutere di questioni che arricchiscano la conversazione e non la appesantiscano. Il risultato della fine di questa e di altre vecchie forme di autoregolamentazione è che ovunque si discute di tutto, in una babele cacofonica di temi che si intrecciano e si respingono. Si urla molto e ci si informa poco.
© andresmh (Flickr)
Osservata da questo punto divista la decisione dei gestori della pagina Facebook di Matteo Salvini di blacklistare alcuni termini durante le dirette del leader leghista non è così sbagliata. Perché il giorno in cui il Ministro dovesse (condizionale d’obbligo) occuparsi di temi politicamente rilevanti, le interferenze di un gruppo anche piccolo di attivisti che stigmatizzano nei commenti la sentenza sui 49 milioni della Lega, o le vicende giudiziarie di Armando Siri, sarebbero sufficienti a perturbare la proficua discussione.
Tuttavia il punto rilevante, al di là del sopraggiunto effetto Streisand – Salvini cerca di spegnere la discussione sui 49 milioni e quella discussioni invece diventa molto frequentata propri in virtù delle contromisure tecniche immaginate per sedarla – è che simili strumenti di gestione delle conversazioni funzionano e hanno senso (soprattutto attenuano la loro intrinseca carica autoritaria) solo dentro ambienti sani dal punto di vista dell’ecologia digitale. Cosa che la pagina Facebook di Salvini, e più in generale gli ambiti digitali dei politici italiani, non sono per nulla.
Detto in altre parole si tratta di strumenti adeguati se lo scopo è preservare i diritti espressivi di tutti. Quando simili strumenti, come nel caso di Salvini e di molti altri, vengono utilizzati, grossolanamente e con pochissima intelligenza, per zittire gli oppositori e continuare le proprie usuali forme di propaganda politica, spesso violenta, spesso falsificata e in ogni caso a senso unico, allora davvero perdono il proprio significato originario per trasformarsi in piccole tecnicalità oppressive che meritano di essere sottolineate.
© Wikipedia
Scelte queste che sono comunque utili a noi anche per provare a disinnescare un luogo comune che media e politici continuano ad amare e a ripetere spesso: quello secondo il quale Salvini abbia grande successo per la propria capacità di cavalcare i media digitali. Al netto delle abilità comunicative di Salvini (o di Renzi al giro precedente) è assai probabile che le ragioni per le quali – bestia o non bestia – si vincono le elezioni vadano ricercate altrove.