Zoink, studio di sviluppo svedese, ha creato un piccolo capolavoro con questa storia virtuale scritta da Ryan North (Adventure Time) basata tutta sull’aleatorietà della vita
L’open innovation, ovvero la collaborazione tra grandi realtà e promettenti startup, è come una partita a dadi: l’azienda affermata decide di scommettere su una molto più piccola e che deve ancora dimostrare al mondo quanto vale. Non è detto che la scommessa vada a buon fine: a volte sì, a volte no. EA, colosso nel settore dei videogame, ha deciso di fare proprio quello col programma EA Originals e la scelta questa volta è ricaduta sulla software house svedese Zoink Game, nota soprattutto per Fe. Scopriamo allora cosa hanno rivelato i dadi a questo giro, ovvero come se l’è cavata Lost in Random.
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Lost in Random, dadi e Tim Burton
Ben prima dell’inizio della nostra storia, il regno di Alea (che nel linguaggio avvocatizio sta per ‘rischio’) era un posto felice ma vittima del demone del gioco d’azzardo. A ogni abitante veniva consegnato, raggiunta l’età adatta, un dado magico che lanciava ogni volta c’era da prendere qualche decisione importante. Nascevano anche sfide, in apposite arene e tutto era lasciato nelle mani del caso.
Tutto questo continuò fino all’avvento di una Regina malefica che, volendo essere la sola artefice delle altrui fortune (e disgrazie), distrusse tutti i dadi, eccetto il suo. Ora, raggiunti i 12 anni di età, occorre tirare il dado della perfida governante per scoprire in quale zona del suo regno si sarà condannati a vivere per farle da schiavi. Ottenere uno spedirà il suddito a Primagora, la regione più povera del regno, i cui abitanti trascorrono i giorni caricando rottami e materiali di scarto su luridi battelli.
Il numero 2 permette di strappare un biglietto di sola andata per Borgodoppio, il regno del dualismo, dove l’umore degli abitanti è condizionato dal dado della Regina. Triscordia è devastata dalla guerra civile, Quattrobische dalla corruzione del gioco d’azzardo mentre a Pentatropolis si lavora senza sosta nelle malsane industrie che avvelenano l’ambiente e il cuore degli operai.
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La Regina, dal canto suo, dimora a Sest’Incanto, dove è stata spedita anche Odd, sorella della protagonista, Even. Le due bambine sono state separate nel modo più crudele, ma Even non ci pensa affatto a lasciarsi portare via Odd e intraprende così un lungo viaggio che la porterà a visitare le sei regioni del regno di Alea, perfettamente tratteggiate dalla penna di Ryan North (vincitore dell’Eisner Award e autore di Adventure Time e della serie The Unbeatable Squirrel Girl della Marvel Comics).
Inizia così una avventura davvero ben congegnata e ottimamente caratterizzata. Se North ha messo assieme un mondo decadente, disturbato e malato, i grafici di Zoink sono riusciti a rappresentarlo nel modo migliore, creando un’opera visionaria che pare frutto di Tim Burton. Il gioco patrocinato da EA è zeppo di personaggi assurdi e scenari altamente evocativi.
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Lost in Random, universo a sei facce
Se stilisticamente il lavoro svolto lascia a tratti senza fiato, anche il gameplay del gioco svedese non è affatto male. La piccola ma determinata protagonista molto presto si imbatte in Dicey, solo dado magico scampato all’eccidio inferto ai suoi simili dalla Regina e, assieme, proveranno a rovesciare il regno di terrore dell’odiata monarca. Come? Ovviamente con un combat system che poggia – e non poteva essere altrimenti – sul lancio di dadi, che determinerà le carte magiche raccolte che potremo usare contro i nostri avversari.
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Il risultato complessivo è uno dei titoli migliori del panorama Indie. Lost in Random è tanto bello da giocare e da vivere quanto da esplorare o semplicemente da osservare, grazie a una direzione artistica così ispirata da fare invidia alle produzioni cinematografiche vere e proprie. Applausi a scena aperta.