Una startup messicana ci propone la sua versione di due grandi videogiochi Nintendo
L’arrivo su Nintendo Switch di un gioco come Lonesome Village ci ha sorpreso parecchio. Non tanto perché sia uno Zelda – like: l’eShop della console giapponese, difatti, ormai abbonda di cloni più o meno riusciti, più o meno ispirati, alle avventure del prode Link. Quanto per il fatto che, tra tutti i titoli che si sono messi in scia della Leggenda, questa curiosa produzione messicana pare ispirarsi fortemente a un altro clone: Tunic (qui la recensione), che peraltro ha debuttato sullo store Nintendo solo poche settimane prima. Insomma, una volta tanto siamo di fronte a un clone del clone di Zelda…
Come in Tunic, anche il protagonista di Lonesome Village è una simpatica volpacchiotta e, sempre come in Tunic, pure qui si viaggia per un mondo disabitato, ma che contiene ancora gli echi dei suoi abitanti. Entrambi, naturalmente, declinano a loro modo la formula che ha reso il titolo Nintendo un classico: quindi visuale a volo d’uccello, enigmi, dungeon, ma potremmo dire che, a fronte di tante somiglianze, ci sono pure parecchie discrepanze.
La più visibile riguarda naturalmente lo stile grafico: Tunic si affida al 3D, per la precisione a poligoni grezzi ingentiliti da tinte pastello e da una affascinante illuminazione ambientale; Lonesome Village punta su ben altro approccio e presenta una grafica bidimensionale che pare uscita da un fumetto. Poi c’è il gameplay: Tunic si muoveva lungo i binari dei primissimi Zelda (in particolare, ricordava parecchio The Legend of Zelda A Link’s Awakening (letta la nostra recensione dell’edizione per Switch?), mentre Lonesome Village utilizza il medesimo approccio visto in The Legend of Zelda: Spirit Tracks, presentando un dungeon principale su più piani che, per essere esplorato da cima a fondo vi rimanderà continuamente al di fuori di esso, nel mondo circostante.
Il nostro scopo sarà salvare gli abitanti del regno, animaletti buffi e carini che vengono maledetti e trasformati in pietra fin dai primi minuti di gioco. Ciascun abitante sarà collegato a un livello del dungeon principale, l’inquietante e altissima torre che svetta proprio nel centro del villaggio Lonesome. Questo significa che ogni volta che risolverete l’enigma del piano, libererete quel dato abitante, contribuendo a ripopolare la cittadina. Tuttavia non sempre la risoluzione dell’enigma sblocca anche l’accesso al livello successivo: spesso, anzi, dovrete prima recuperare un determinato oggetto per procedere.
E qui hanno appunto inizio le peregrinazioni della nostra volpacchiotta, che a volte dovrà semplicemente interagire con gli abitanti appena liberati dal maleficio, altre volte spingersi oltre la città ed esplorare i confini del regno, tra attività di pesca, coltivazione e raccolta. E qui il gioco vira all’improvviso verso Animal Crossing, con crafting, oggetti da raccogliere e assemblare e perfino una casetta da arredare. Soddisfacendo le richieste degli NPC risvegliati dal loro sonno di morte, otterrete cuoricini utili a procedere con l’esplorazione nella torre.
Non vengono invece contemplati combattimenti d’alcun tipo. I ragazzi di Ogre Pixel hanno preferito concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo di enigmi da risolvere che, nella migliore tradizione zeldaresca, chiamano in causa oggetti da spostare, leve da tirare, torce da accendere e casse da trascinare. Ma, soprattutto, una lente magica che, come quella di The Legend of Zelda – Ocarina of Time, può permettervi di vedere oggetti altrimenti celati alla vista. Sempre da Ocarina, chi si trova in difficoltà potrà fare affidamento su una fatina ciarliera prodiga di suggeriimenti. Insomma, il risultato è un titolo piuttosto modesto ma comunque capace di affascinare soprattutto i più piccini.