Al titolo hanno lavorato Akihiko Yoshida, compositore delle colonne sonore di Final Fantasy e Hitoshi Sakimoto illustratore della la serie Bravely. È tra i videogiochi ora disponibili su Nintendo eShop
È davvero un videogioco atipico questo appena approdato, un po’ a sorpresa, sullo store virtuale della fortunata console Nintendo, la Switch. Little Noah: Scion of Paradise è infatti un prodotto Indie fin nell’anima, che non riesce a nascondere – e nemmeno vuole – la provenienza startuppara, sebbene ormai la software house che l’ha sviluppato, Cygames, abbia dimensioni di tutto rispetto, ingentilito però dalla direzione artistica di un talento come Hitoshi Sakimoto, illustratore e graphic designer di Final Fantasy Tactics, Final Fantasy XII, Bravely e Nier e impreziosito dalle musiche del compositore delle colonne sonore di Final Fantasy Tactics e Final Fantasy XII, Akihiko Yoshida. Sia chiaro che per presentarvi entrambi abbiamo lavorato per sottrazione, dato che i cv dei due artisti nipponici sono assai più lunghi, praticamente sterminati.
Cosa ci attende in Little Noah Scion of Paradise
Tanto ci basta, insomma, per comprendere che Little Noah: Scion of Paradise sia qualcosa fuori dagli schemi. E in effetti è così, pure nel gameplay, perennemente in bilico tra meccaniche rogue fuse però con livelli platform ed esserini che rimandano ai Pokémon di Satoshi Tajiri. Il tutto da declinare lungo arene che paiono tratte di peso dalla modalità avventura dei vari Super Smash Bros. di Masahiro Sakurai. Un bel casotto, eh?
Venendo al sodo, si controlla Noah, una giovane alchimista in grado di evocare e scatenare i Lilliput, creaturine variegate, dall’aspetto buffo e coccoloso, che possono scendere sul campo di battaglia proprio come i Pokémon, sebbene in Little Noah Scion of Paradise i combattimenti siano in tempo reale. Di fatto, si prosegue facendo incetta di queste creature, che potranno essere evocate o entrare in gioco automaticamente, ma anche combinate tra loro.
E daranno una grossa mano alla protagonista, che altrimenti non avrebbe la forza necessaria ad affrontare i mostri che pullulano per le rovine che esplorerà. Le meccaniche sono appunto quelle dei rogue con le creaturine a fare la parte dei power up. Tutto, però, è un po’ all’acqua di rose, considerato che molti degli attacchi dei Lilliput avvengono in automatico o che ci si può pigramente adagiare sul ritrovamento fortuito di un mostriciattolo di livello 3 (il massimo) da trasformare nel perno della propria azione di gioco, senza far subire alla squadra grossi rimaneggiamenti e ignorando totalmente la parte relativa ai bonus/malus elementali e alle varie sinergie che si possono creare tra mostri.
L’alternativa non richiede del resto chissà quali strategie, visto che i mostri da evocare si potenziano semplicemente trovandone altri del medesimo tipo. Una volta messo assieme il proprio team, qualora lo si voglia portare al massimo e ottenere una buona resa nei combattimenti, occorre lo sforzo di individuare quali mostriciattoli fanno faville in battaglia laddove costretti a lavorare coordinati. Insomma, Little Noah Scion of Paradise è anzitutto un titolo d’azione, con alcune venature strategiche e non il contrario, ma soprattutto è un roguelite che non intende mai scendere davvero in profondità, preferendo puntare su altri aspetti, a iniziare dalla presentazione artistica che effettivamente, per un prodotto budget, è davvero notevole.