Scordatevi le tensioni sindacali. In questo videogame sviluppato da 2 startup sarete un Ceo tirannico che potrà fare qualsiasi cosa voglia
Pensate come sarebbe facile fare impresa se si potesse chiedere ai propri dipendenti di lavorare 24 ore al giorno, sostituendoli alla minima tensione sindacale e abbassando loro continuamente lo stipendio quando c’è bisogno di aggiustare i conti dell’impresa. Siete disgustati al solo pensiero? Meno male, ma c’è un videogioco, un gestionale, che permette di fare tutto questo e molto di più, calpestando allegramente oltre mezzo secolo di progressi sociali e sminuzzando i diritti più elementari dell’individuo. Aberrante, certo, ma pure tremendamente divertente: dobbiamo ammetterlo. È Little Big Workshop.
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L’ebrezza di essere CEO in Little Big Workshop
Disponibile su PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows, Classic Mac OS e da pochissimo anche su Nintendo Switch, Little Big Workshop è stato sviluppato dalle startup innovative Mirage Game Studios (team composto di 7 persone basato in Svezia) e Massive Miniteam (cinque persone comandate da Michael Koloch, Robert Schneider e Tim Schroeder) e prodotto da HandyGames, braccio della ben più nota THQ Nordic.
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Scopo di Little Big Workshop è aprire una piccola startup all’interno di un polveroso magazzino e trasformarla in una multinazionale capace di scalare qualunque mercato. Come? Non avendo cura minimamente dei vostri dipendenti, anzitutto, che verranno a dir poco schiavizzati, finendo per dormire persino sul pavimento. Tutto ciò sembra crudele – e in effetti lo è – ma questo videogame in realtà è pervaso dall’ironia e probabilmente vuole anche essere un’aspra e pungente critica al mondo del lavoro odierno, che tende a soverchiare i lavoratori in modo non dissimile da quanto non accadesse, per esempio, nell’Inghilterra della rivoluzione industriale.
I nostri dipendenti saranno in realtà un esercito di folletti caparbi come muratori bergamaschi, infaticabili come magazzinieri veneti e, per continuare con gli stereotipi, decisi a lavorare per più turni di un operaio cinese. Piccolissimi, è vero – e infatti la nostra azienda sorgerà sulla nostra scrivania… -, ma terribilmente produttivi. Noi invece saremo più spietati di qualsiasi imprenditore brianzolo che pensa solo al danè: quando inizieranno a lavorare meno perché stanchi, ammalati o stressati… be’, si potrà sempre mandarli via sostituendoli con altri nuovi di zecca. Ecco, Little Big Workshop è un vero e proprio simulatore di multinazionale cattiva in cui, tramite buffe animazioni e grafica cartoon, si veicolano però messaggi importanti sulla condizione odierna di tantissimi lavoratori e, soprattutto, sulla conduzione ben poco etica di un buon numero di colossi del tech e non solo.
Ma il gioco non si limita a questo, e infatti, tra buffe (ehr) esplosioni che inceneriscono diversi operai e mal funzionamenti che fanno impazzire macchinari, trasformandoli in robot assassini, si può assaporare la precisione del gestionale: si decide cosa produrre dopodiché si deve predisporre tutto il necessario per mettere sul mercato il bene scelto, partendo dal reperimento delle materie prime passando a ogni stadio della lavorazione, fino all’imballaggio e alla spedizione nei negozi e nei centri commerciali. Occorre incominciare la propria avventura imprenditoriale in piccolo, come abbiamo detto, producendo semplici sgabelli o piccoli ripiani (che andranno progettati, scegliendo i materiali) ma con i primi soldi sarà possibile acquistare macchinari per aumentare la produzione e migliorare la qualità dei prodotti, tra una vasta gamma disponibili (ci sono quelli che sminuzzano, che fondono i metalli, che colorano, che pressano, che sagomano, che imballano, ecc…). In men che non si dica ci si ritroverà ad assemblare mezzi di trasporto o videogame.
Più che nel martoriare i poveri schiavi al nostro servizio, il divertimento è dato quindi dall’incastrare le varie catene produttive e i vari ambienti, in modo che la produzione non subisca rallentamenti e sia anzi la più fluida possibile. Il fatto che si operi sul piano della propria scrivania (ricordate che i vostri dipendenti sono in realtà gnomi un po’ bergamaschi, un po’ veneti e un po’ cinesi, vero?) agevola sia la visuale d’insieme dell’impianto produttivo sia la possibilità di impiantare, spostare e incastrare i vari rami d’azienda, intessendo nella struttura reparti per la logistica, altri per la spedizione e naturalmente gli spazi per i dipendenti. Con la possibilità di essere notati da aziende ancora più grandi che potrebbero affidarci ordini particolari da dover eseguire in un determinato lasso di tempo.
L’unico neo di Little Big Workshop è dato dal fatto che quando la vostra fabbrichetta (da leggere con accento da bauscia lombardo) sarà ultimata, difficilmente dovrete intervenire per aggiustare ancora qualcosa lungo le linee. Il fatto poi che si possa reprimere sul nascere qualsiasi tensione sindacale, sostituendo i facinorosi e calpestando tutti gli altri dipendenti all’inizio del gioco strappa più di una risata, ma sull’altro fronte facilita enormemente il nostro lavoro, consentendoci di saltare a piè pari tanti problemi che invece i veri imprenditori hanno davvero. E infatti in Little Big Workshop è impossibile fallire ed essere costretti a portare i libri in tribunale. Di fatto è una sorta di Sim City senza i famosi imprevisti (incidenti aerei, incendi, lucertoloni famelici, tornado…): si costruisce solo, senza che ci sia nulla in grado di arginare la nostra crescita. Divertente sull’immediato, scarsamente longevo sul lungo periodo. Ma comunque da provare per sguinzagliare il brianzolo che è in voi.