In tutto il mondo, Italia inclusa, negli ultimi anni i decisori pubblici si sono resi conto che, troppo spesso, il mercato digitale espone a rischi insostenibili i più giovani e si sono, quindi, messi alla ricerca di soluzioni capaci, almeno, di fare in modo che chi è più giovane di una certa età non possa accedere e utilizzare piattaforme e servizi digitali riservati a un pubblico più adulto.
La parola chiave è “age verification”. In Italia, Governo e Parlamento, con il Decreto Caivano l’hanno di recente imposta a tutti i fornitori di contenuti pornografici, affidando a AGCOM il compito di dettare, sentito il Garante per la privacy, le misure di attuazione.
E, sempre in Italia, il Parlamento sta lavorando a ritmo serrato a una serie di disegni di legge che mirano a ampliare l’ambito di applicazione della stessa regola oltre i confini del porno, a servizi e piattaforme digitali diversi, dai social network alle piattaforme di condivisione contenuti audiovisivi e messagistica.
Niente di diverso rispetto a quanto sta accadendo negli USA, dove ormai da mesi i membri del Congresso stanno lavorando alacremente al testo del disegno di legge sulla sicurezza dei minori on line (il “Kids Online Safety Act” o “K.O.S.A.”) il cui obiettivo è rendere le piattaforme digitali – come i social media, i siti di videogiochi e le app di messagistica – più responsabili del benessere dei minori che utilizzano i loro servizi al fine di prevenire i danni derivanti dal bullismo in rete, dalle molestie e dal marketing predatorio. Ma mentre i legislatori discutono, sfortunatamente, i bambini restano esposti a rischi e enormi e la sensazione dei più è che si sia perso troppo tempo nell’affrontare il problema come avrebbe meritato.
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Capita, quindi, sempre più di frequente – come è successo anche in Italia con il Garante privacy costretto, a più riprese, ad agire nei confronti di app e servizi digitali diversi, tra l’altro proprio per il poco rispetto dei diritti dei più piccoli – che tocchi a Autorità indipendenti e agenzie intervenire, in qualche modo in supplenza, cercando di tamponare le emergenze. Ed è quanto appena accaduto in America con una decisione storia della Federal Trade Commission (FTC) che ha chiesto e ottenuto che venisse vietato l’accesso ad una piattaforma digitale agli utenti minorenni.
E’ la prima volta che accade da quando – nel lontano 1914 – l’Agenzia governativa è stata istituita. L’ordine in questione arriva dopo che la signora Kristin Bride, madre di un sedicenne che si è ucciso nel 2020 dopo essere stato vittima di cyberbullismo su un’app di messaggistica anonima, aveva presentato una denuncia contro NGL Labs, gestore dell’app in questione, davanti, proprio, alla Federal Trade Commission.
Cos’è NGL
NGL (acronimo di “Not Gonna Lie”) è un’app molto popolare tra i bambini e gli adolescenti, tanto che la base di utenti supera i 200 milioni e consente agli utenti di rispondere in modo anonimo alle domande di amici e contatti sui social media. Capita, ovviamente, con una certa frequenza – e la FTC sembra ritenere che i gestori dell’app tollerino o, almeno, non facciano abbastanza per evitarlo – che proprio l’anonimato sia sfruttato per offendere, vilipendere, minacciare e bullizzare gli utenti più fragili, a cominciare, appunto, dai più giovani.
Le accuse della FTC
Nel comunicato stampa diffuso sul sito web a valle della decisione, la FTC afferma che oltre tutto NGL avrebbe anche violato il “Children’s Online Privacy Protection Act”, che richiede alle app e altri servizi online di ottenere il consenso dei genitori prima di raccogliere i dati dei minori di 13 anni; di fornire privacy policy chiare e concise che spieghino come vengono raccolti e utilizzati i dati personali.
Secondo la FTC, NGL era consapevole che numerosi bambini utilizzavano l’app e non ha fatto alcun tentativo di verifica dell’età degli utenti. Non solo. Non ha ottenuto il consenso dei genitori per raccogliere e utilizzare i dati dei bambini di età inferiore ai 13 anni e non ha dato seguito alla richiesta dei genitori di eliminare i dati dei loro figli. L’azienda avrebbe anche conservato i dati dei minori per un periodo eccessivamente lungo rispetto allo scopo per il quale i dati erano stati raccolti.
«NGL ha commercializzato la sua app a bambini e adolescenti nonostante sapesse che li stava esponendo a cyberbullismo e molestie», ha detto la Presidente della FTC Lina M. Khan che ha poi aggiunto: «Alla luce del disprezzo sconsiderato di NGL per la sicurezza dei bambini, l’ordine della FTC vieta a NGL di commercializzare o offrire la sua app a chi ha meno di 18 anni».
Ora NGL dovrà impedire agli utenti minorenni di accedere all’app e eliminare tutti i dati ottenuti dai minori in assenza del consenso del genitore. L’ordine segna un’importante pietra miliare negli sforzi del governo statunitense nel contrasto ai rischi e pericoli cui i più giovani si trovano esposti nella dimensione digitale. “Continueremo a reprimere le imprese che sfruttano illegalmente i bambini a scopo di lucro”, ha detto Khan in una dichiarazione.
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