Davvero troppe. E vi invitiamo a rifletterci sopra proprio oggi, nel #FridaysForFuture. Ma è apprezzabile che l’azienda sia una delle poche a rivelare la propria “plastic footprint”. Tra le italiane, Barilla
Vi siete mai chiesti quanta plastica produce Coca Cola? La risposta la dà l’azienda: 3 milioni di tonnellate ogni anno, che comprendono bottiglie e altre tipologie di packaging. Il dato, relativo al 2017, è contenuto nello Spring report 2019 della Ellen MacArthur Foundation. Ong fondata nel 2010, l’organizzazione è intitolata Ellen MacArthur, che nel 2005 stabilì il record di velocità nel circumnavigare il globo in solitaria e nel corso dei suoi viaggi sviluppò una passione per l’ambiente che l’ha condotta all’attivismo. E ci sembrava giusto parlarne in occasione dei #FridaysForFuture.
Un quinto di tutte le bottiglie del mondo è di Coca Cola
La rivelazione è degna di nota, dal momento che moltissime aziende si rifiutano di dichiarare la propria “plastic footprint”, l’impronta plastica. La multinazionale americana rompe il muro del silenzio con un gesto che si spera sarà seguito da altri. E non si tratta di una scelta da poco: anche se Coca Cola non ha fornito il dato sul numero effettivo di bottiglie prodotte, è stato calcolato che l’ammontare di plastica utilizzata nelle lavorazioni corrisponderebbe a circa 108 miliardi di bottiglie in PET da 500 ml, più di un quinto dell’intera produzione mondiale. Materiale che poi deve, naturalmente, essere smaltito.
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Assieme a Coca Cola, altre grandi aziende hanno deciso di aprire gli archivi. Sono 31 ad essersi esposte, tra cui Danone, Mars e Unilever. Solo una piccola parte delle 150 che hanno firmato la dichiarazione di intenti proposta dalla Mac Arthur Foundation: nonostante l’impegno sottoscritto, molte si sono – però rifiutate di fornire i dati.
Tra le aziende virtuose c’è l’italiana Barilla
Tra le società più virtuose c’è anche l’italiana Barilla, che produce 15.000 tonnellate di plastica l’anno. Il gruppo ha dichiarato di essere impegnato in una revisione critica del proprio packaging che condurrà progressivamente all’eliminazione della plastica superflua.
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La revisione – spiegano da Parma – sarà completata entro la fine del 2019 e i risultati saranno resi pubblici, mentre nel 2020 terminerà lo scouting di potenziali partner in grado di aiutare la transizione green. L’impegno è quello di rendere il 100% della plastica riutilizzabile, riciclabile o compostabile entro il 2025. Una bella notizia per le startup di settore, e un incentivo per altre big a seguirne l’esempio nel giorno dello sciopero mondiale degli studenti per l’ambiente.
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La mobilitazione globale proprio in queste ore coinvolge gli studenti delle scuole, stanchi delle promesse dei politici sulla tutela di un mondo che, tra pochi anni, sarà il loro. Con l’hashtag #FridaysForFuture i ragazzi scenderanno in piazza in diversi paesi, tra cui l’Italia, per chiedere più attenzione e rispetto.