Valentina Baldacci ha dato vita a una attività dove carcerati, ex tossicodipendenti e donne maltrattate cercano di riscattarsi
“Buongiorno buona gente“: San Francesco lo diceva ogni mattina agli abitanti di Poggio Bustone, oggi lo ripetono tutti coloro che passano di fronte al negozio solidale di Valentina Baldacci. A Trieste, l’imprenditrice ha voluto chiamare così la sua bottega esclusiva, in onore del Santo francescano da lei amato. Alimenti ricercati e di altissima qualità non sono l’unico ingrediente della speciale attività che la donna porta avanti da meno di un anno con passione e sacrificio.
Leggi anche: Texas, la blockchain per aiutare i senzatetto
In questo negozio, infatti, non si vendono soltanto vivande, ma progetti, speranze e riscatti. Dietro alla produzione di particolari oli aromatici, zafferano, spirulina, vini biologici, pasticceria di alta qualità, ci sono carcerati, donne vittime di abusi, ex tossicodipendenti, ex mafiosi. Valentina, appartenente all’Ordine dei Francescani, ha avuto l’idea durante un viaggio in Sicilia, con gli amici, quando ha conosciuto il laboratorio di Casa don Puglisi.
L’idea equo-solidale
Prima di dedicarsi al commercio, Valentina era un’impiegata amministrativa a tempo indeterminato in una grande ditta di manutenzione. “Poi, durante quel viaggio in Sicilia, mi è successo qualcosa – racconta l’imprenditrice – io faccio parte dell’Ordine dei Francescani e sono sempre stata convinta che nella vita avessi dovuto fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri. San Francesco insegnava che dobbiamo avere fiducia nel germe divino, che è presente in ogni uomo. Percio’ quando ho conosciuto gli ospiti di Casa Don Puglisi, mi si è accesa una lampadina: Perchè non mettere su qualcosa del genere anche a Trieste?”. Da lì, l’idea di accumunare cooperative, associazioni e prigioni che portano avanti progetti di economia carceraria, in favore di coloro che, dalla vita, attendono solo un riscatto. Ed è nato “Buongiorno buona gente”, dopo aver visto una targhetta fuori dal convento di Poggio Bustone.
Progetti e speranze dell’imprenditrice
Ma come funziona questo commercio? “La produzione può avvenire dentro o fuori dal carcere, per quanto riguarda questo genere di economia. Ad esempio, nell’istituto Sant’Angelo dei Lombardi di Avellino, i prigionieri che vivono in stato di semi-libertà possono coltivare ortaggi, produrre vino ed olio già all’interno della stessa casa di reclusione, grazie agli spazi predisposti – spiega Valentina – Nel carcere di Padova, invece, la pasticceria Giotto, dove i reclusi lavorano, si trova all’esterno dell’istituto, anche se, chiaramente, sotto sorveglianza”. Nei terreni confiscati alle mafie si produce, ad esempio il grano, e tanti altri alimenti biologici e a chilometro zero. I carcerati, per essere in grado di ottenere prodotti di alta qualità, hanno dovuto seguire percorsi di insegnamento ed avviamento al lavoro abbastanza lunghi. Tra i progetti al vaglio, ce n’è anche uno dedicato alle donne per la creazione di borse.
I principali fornitori di “Buongiorno buona gente” sono del centro-sud, ma provengono anche da Padova, Trento e Milano. Tra di loro, oltre a Casa don Puglisi e varie carceri d’Italia, ci sono Libera Terra e la cooperativa La Fraternità, di Rimini. “Fino ad ora la mia più grande soddisfazione è stata quando un detenuto mi ha detto: non vedo l’ora di lavorare, solo così mi sento ripagato del male che ho fatto”.
Leggi anche: Ofree, donare videogiocando senza spendere un euro
Anche se Valentina ha ancora molta strada da fare dal punto di vista commerciale, non si può dire altrettanto dei suoi progetti in serbo per il futuro. “C’è molta ignoranza nel settore dell’economia carceraria. Per questo voglio che la gente conosca questo mondo: devono sapere e capire le ambizioni dei prigionieri. In questo senso, ho pensato di organizzare seminari e tavole rotonde, sia riguardo al mio progetto, che sulle proprietà degli alimenti che vendo”, conclude l’imprenditrice, con la speranza di diffondere tutta la sua positività e volontà di aiutare il prossimo.