Lo sbarco a Milano dopo gli inizi in Piemonte. E incassa il placet del Comune: “Aiutano a riqualificare aree a rischio”
Natale, ore 13. Un pranzo al ristorante per celebrare l’arrivo delle feste. Regali, abbracci, qualche brindisi. Ma la moltitudine chiassosa di marmocchi che accompagna le tavolate è più difficile da addomesticare di un esercito di barbari urlanti. Schiamazzi da stadio, corse sfrenate. Odiati dai commensali single, temuti dai camerieri, banditi senza pietà dai locali più esclusivi: l’ostracismo, per i nanerottoli, sta diventando la regola.
Chi ha meno di 35 anni forse farà faticherà a comprenderlo per mancanza di esperienza al riguardo; per tutti gli altri, il problema è, ormai, cosa nota. I bambini a tavola possono essere una maledizione. Il più delle volte se ne sopporta la presenza facendo buon viso a cattivo gioco; ma si mormora di rapporti compromessi, quando non proprio immolati, sull’altare della libertà di espressione, sempre più spesso concessa ai pargoli senza riguardo al tempo e al luogo.
Per fortuna dei genitori – e dei loro amici – esistono locali che hanno colto il segnale, e forniscono animazione per permettere agli adulti di godersi la convivialità. Il problema è che, di solito, sorgono in provincia, e la cucina non è proprio il punto forte.
Nelle città manca anche questo: troppo alto il costo degli spazi per dedicare un’intera stanza al gioco. Il business plan non ha pietà delle orecchie dei commensali.
Un ristorante per famiglie nel centro di Milano
A ribaltare questa logica prova Benvenuto, catena nata cinque anni fa a Torino e da pochi giorni sbarcata a Milano. Il concept, raccontano i proprietari, è quello del family restaurant di qualità: intrattenimento per i figli e cibo di qualità per i genitori. “La nostra proposta è certamente abbordabile, si spende in media 20 euro a persona, ma non abbiamo rinunciato alle materie prima locali. Insomma, non è un fast food” spiegano i fondatori Marco Santini, Marco Lampitelli e Roberto Pasciucco. L’animazione professionale, gratuita, è garantita da ragazzi formati con un’academy interna e comprende laboratori didattici e serate a tema. Il tocco smart è quello di prendere prima le ordinazioni dei bambini, per sfamarli alla svelta e spedirli a divertirsi mentre gli adulti mangiano in santa pace.
Un concept che ha incassato il placet dell’amministrazione di Milano. Ma perché il Comune dovrebbe sostenere il progetto? C’è una serie di buone ragioni, affermano da Palazzo. Innanzitutto, perché il locale si trova in piazza Vetra, zona centrale a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo ma preda di un altro genere di gang: quelle degli adolescenti chiassosi che si ritrovano sui motorini. E ogni tanto esagerano con birrette e happy hour, al punto da destare qualche preoccupazione tra i residenti. In secondo luogo perchè l’idea è quella di provare a trattenere le famiglie, che tendono ad abbandonare le città, riducendole a centri d’affari privi di anima.
Riqualificare le zone a rischio grazie al commercio
“Si tratta di un’area che stiamo monitorando da tempo assieme ad altre zone di Milano” ha spiegato l’assessore alle Attività produttive e al Commercio Cristina Tajani. L’occasione è arrivata dal trasferimento di EY in via Meravigli: la società di revisione ( che assiste il management di Benvenuto nel percorso di crescita) negli anni scorsi ha liberato l’edificio, di proprietà di AXA, che aveva a lungo occupato. Abbandonato a se stesso, il quartiere si stava svuotando.
“Invece ora il complesso si sta popolando di altre attività – ha proseguito Tajani – È interesse pubblico che quest’area torni a essere vivibile a tutte le ore e per persone di tutte le età. Accogliamo dunque con favore questa iniziativa privata che va proprio nella direzione dell’impegno dell’amministrazione a sostegno della genitorialità e per una città a misura di bambino, sempre più accogliente, innovativa e inclusiva”. Un modello, si spera, che sarà perseguito anche nelle aree più periferiche e degradate del capoluogo.
Benvenuto: un crowdfunding da 400mila euro
Benvenuto ha lanciato un crowdfunding su Mamacrowd: l’anno scorso ha fatturato quattro milioni di euro, ma quest’anno, grazie alle nuove aperture, punta a sei. La prossima è prevista a Monza ad aprile 2020. Si punta a raccogliere 400mila euro dalla Rete. “Serviranno ad accelerare la crescita della catena e consolidare la leadership in un mercato che ha pochi concorrenti in Europa” affermano i fondatori. Per l’anno prossimo è attesa la certificazione B-corp, riservata alle società in grado di unire business ed etica: la richiesta è in fase di valutazione. L’impatto sul territorio, spiegano i manager, è tra le priorità: sono in cantiere progetti di collaborazione con realtà iperlocali del quartiere. I soci al momento sono una ventina, tra cui si contano anche alcuni dipendenti.