La startup olandese Gamious ci propone un videogame insolito, per ricordarci che il tempo scorre e che noi tendiamo a sprecarlo dietro tutti gli affanni della vita quotidiana
Gli anni sono quelli dell’economia reganiana, dei fatturati che crescevano senza limiti, dell’informatica che pareva destinata a farci vivere tutti benissimo, lavorando molto meno. Siamo nel 1986 e Meredith Weiss è impiegata proprio in una di quelle aziende software super rampanti che stanno ridisegnando il mondo. Ma la nostra protagonista, una signora sulla quarantina, che finora ha messo al centro della propria esistenza solo la carriera, ha bisogno di ritrovare se stessa e, forse, mettere in discussione le priorità. Decide quindi di prendersi due settimane e tornare nella sua città natale, la piccola Providence Oaks, placidamente adagiata su un lago.
Cosa ci lascia Lake
Là suo padre se ne è appena andato in pensione lasciando libero un posto da postino: sarà proprio quell’attività che Meredith svolgerà in nostra compagnia per circa due settimane, pari, più o meno, a una decina di ore di gioco. Il titolo della software house olandese Gamious, è difficilmente ascrivibile a un genere particolare, come già vi aveva ampiamente detto il nostro Alessandro Di Stefano nella recensione pubblicata appena Lake arrivò su Xbox Series X|S.
Ora il gioco è stato recapitato anche su PlayStation 5 e PS4. Ovviamente non è cambiato di una virgola, dunque sappiate, anzitutto, che si tratta di un non-gioco. Non ci sono difatti obiettivi ludici, non possiamo sbagliare, fallire, investire qualcuno col nostro furgoncino, nemmeno divellere la segnaletica verticale o qualche recinzione (no, non siamo in GTA). Non c’è nemmeno modo di consegnare la posta ai destinatari sbagliati per goderci sadicamente le reazioni e le invettive contro il sistema postale, che da noi sono sport nazionale. Lake è un’avventura placida che si vive a tratti passivamente (c’è persino la possibilità di attivare il pilota automatico durante le consegne) e che dà molta importanza alla trama, più che al gioco.
E la trama verte appunto sul concetto del tempo, che scorre senza fermarsi mai, senza che ce ne accorgiamo e che con troppa facilità viene sprecato. La nostra Meredith lo comprende (forse, ma forse no: la sola cosa che potrete fare attivamente sarà influenzarne il destino) arrivando a Providence Oaks, la città in cui è nata: così uguale a quando se ne era andata, 20 anni prima, eppure così differente, ora che la vede con gli occhi di una persona adulta, con gli affanni di chi deve pagare bollette e affitto.
Tra una consegna e l’altra, qualche sparuta consegna con una vecchia conoscenza o un nuovo arrivato, Lake proverà a spiegarci il valore del tempo e l’importanza di fare ciò che ci piace per vivere la vita al meglio, perché indietro non si torna e il rischio è accorgersene troppo tardi.
Come vi anticipavamo, sono due le settimane virtuali in cui Meredith si dedicherà a se stessa: dal lunedì al sabato si guida il furgone e si consegnano buste e pacchi (molto, molto lentamente: per fortuna all’epoca non c’era Amazon), la domenica invece ci si può dedicare al lavoro, quello lasciato in sospeso all’azienda cittadina di software (nel 1986 non c’erano sms, mail e wapp, ma il nostro capo troverà comunque il modo di perseguitarci) o alle persone che abitano la cittadina. In base alle nostre scelte, sbloccheremo uno dei tre finali disponibili. Tutto qui? Tutto qui. Anzi, no: se lo avrete giocato correttamente da ora in poi starete forse un pochino più attenti a non sprecare il vostro tempo. E non è affatto poco…