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La lavastoviglie, il tergicristalli, il Monopoly, il bianchetto e molto altro sono tutte soluzioni inventate da donne che hanno voluto migliorare la vita alla collettività
Un’intuizione, una necessità, la volontà di risolvere problemi o disagi quotidiani. Da qui nascono le invenzioni geniali di 10 donne che hanno pensato non solo al benessere al femminile ma per tutti.
1. La lavastoviglie di Josephine Cochrane
Americana, ricca, amava organizzare cene nella sua dimora, di cui si occupava la servitù. Un bel giorno, però, si rese conto che le sue preziose stoviglie, essendo lavate in grossi recipienti pieni d’acqua con sostanze naturali sgrassanti come aceto, limone e cenere, si stavano rovinando. La sua natura da aristocratica e il suo ingegno la portarono, secondo quanto si racconta, a esclamare:”Se nessuno ha ancora inventato una macchina per lavare i piatti, lo farò io stessa!”. Il 28 dicembre 1886 veniva brevettata la prima lavastoviglie, un’apparecchiatura che proiettava getti d’acqua e sapone sulle stoviglie, attraverso un sistema di pompe azionato manualmente. La macchina fu mostrata al World’s Columbian Exposition di Chicago nel 1893 e nel 1897 Josephine aprì la sua fabbrica, la Garis-Cochran Dish-Washing Machine Company, ora di proprietà della Whirlpool Corporation.
2. Il tergicristalli di Mary Anderson
Nel 1903, Mary Anderson andò per lavoro a New York. Era in corso una grande nevicata. L’unico modo in cui il conducente poteva pulire il parabrezza era aprire i finestrini per togliere la neve o fermarsi e scendere dall’auto. Il massimo del pericolo e della mancata sicurezza, insomma, e tempi di percorrenza che si allungavano moltissimo. La Anderson iniziò allora a pensare a una soluzione che consentisse di avere un parabrezza pulito, rimanendo al caldo nell’abitacolo. Disegnò, così, il primo modello di tergicristalli che consisteva in una leva interna all’auto, vicino il volante, che muoveva una stecca di gomma all’esterno sul parabrezza. Fu depositato il brevetto e, nel 1917, sempre una donna, Charlotte Bridgwood, inventò i primi tergicristalli automatici.
3. I pannolini di Marie Donovan
Cosa e come sarebbe la vita dei neo genitori e dei bambini senza i pannolini usa e getta, a cui pensò, negli anni ’50, Marie Donovan? Era da poco diventata mamma e non ne poteva più di cambiare pannolini di stoffa, che sporcavano vestiti e lenzuola. Prese una macchina da cucire e una tenda fatta di nylon e creò il primo prototipo di pannolino impermeabile che brevettò assieme alla chiusura a strappo, con bottoni automatici di metallo, in sostituzione delle spille di sicurezza. Nel 1949 provò a commercializzare la sua invenzione, che chiamava “boater”. Riuscì a vendere il pannolino impermeabile alla Saks Fifth Avenue e, successivamente, i brevetti alla Keko Corporation per 1 milione di dollari.
4. La sega circolare di Tabitha Babbitt
Correva l’anno 1813 quando Tabitha Babbitt, membro della comunità religiosa di Shakers, inventò una sega con una lama circolare e un filatoio, alimentata da un pedale a ruota, che avrebbe semplificato la vita ai boscaioli e diminuito la fatica nel tagliare i tronchi degli alberi. Le seghe usate fino ad allora comportavano uno spreco di energie e il movimento di ritorno non era produttivo. L’invenzione fu molto apprezzata dalla comunità religiosa che, però, impedì di brevettarla.
5. I Baci Perugina (e il welfare) di Luisa Spagnoli
Sì, Luisa Spagnoli non è solo un brand di abbigliamento ma è il nome di un’imprenditrice innovativa che si è distinta nel primo Novecento. Nata a Perugia nel 1877, Luisa Sargentini (questo il suo cognome prima del matrimonio) a vent’anni incontrò e sposò Annibale Spagnoli, con cui rilevò una drogheria del centro. Dal 1909, diventò il laboratorio della Perugina, fondata in società con Francesco Buitoni. Allo scoppio della guerra, aprì la fabbrica alle donne e introdusse (mamma di 3 bambini) la nursery e il diritto all’allattamento. Nel 1922, ebbe una delle più grandi intuizioni: Luisa inventò un cioccolatino fatto con il cioccolato e la granella di nocciole avanzati (e solitamente buttati), con un cuore di gianduia. Il cosiddetto “Cazzotto”, simile alla nocca di una mano, che Giovanni Buitoni ribattezzò “Bacio Perugina”.
6. Il reggiseno di Caresse Crosby
Nel 1900 le donne usavano corsetti fatti con ossa di balena, scomodi e anche dolorosi, vista la pressione che esercitavano sul torace. Mary Phelps Jacob, newyorkese, conosciuta come editrice e scrittrice con l’alias Caresse Crosby, nel 1910, mentre si preparava a partecipare a un ballo scolastico, si rese conto che il suo corsetto avrebbe rovinato il fascino del suo abito. Prese dei lacci rosa, dei fazzoletti di tessuto, ago, filo e spilla, e creò un valido sostituto, il più vicino all’attuale reggiseno. Nel 1914 fece richiesta di brevetto allo U.S. Patent Office, che glielo concesse nello stesso anno.
7. La minigonna, a firma Mary Quant
Un capo d’abbigliamento che è stato il simbolo delle donne anticonformiste, ribelli ed emancipate e che, nel 1962, ha rappresentato la prima forma di protesta contro un codice formale che le obbligava a coprire le gambe in pubblico. È la minigonna, ideata da Mary Quant, nata a Blackheath, in un sobborgo di Londra, nel 1934. Aprì la sua prima boutique a King’s Road, nel 1955 e fu qui, nel suo Bazaar, che pensò alla rivoluzionaria minigonna, il cui primo modello fu venduto nel 1963. Le sue creazioni arrivarono in tutta Europa, negli Stati Uniti e poi in Giappone. È stata onorata dalla regina Elisabetta con il titolo di “Dama”, l’equivalente di “Sir” per i gentiluomini.
8. La Barbie di Ruth Handler
È la bambola che rappresenta una persona adulta, diventata un must tra i giocattoli delle bambine. La Barbie è stata inventata da Ruth Handler, decima figlia di una famiglia di ebrei polacchi immigrati negli Stati Uniti che, fin da bambina dimostrò spiccate doti imprenditoriali, lavorando nella drogheria della sorella maggiore. Diventata mamma, notò che sua figlia Barbara, quando giocava con le bambole, le immaginava come adulti nelle situazioni che era abituata a vedere con i suoi occhi. Ruth, allora, capì che qualcosa doveva cambiare e, sul modello di una bambola per adulti vista in un negozio durante un viaggio in Germania, ideò la prima Barbie della storia. Aveva proporzioni irreali, tratti sensuali ed era disegnata per stare sui tacchi. Era il 1959.
9. Il Monopoly di Elizabeth Magie Phillips
Il Monopoly, uno dei più famosi giochi da tavola, si ispira al Landlord’s Game inventato, nel 1903, da Elizabeth Magie Phillips. Nacque per scopi didattici, ovvero per spiegare le teorie anti-monopoliste di Henry George: l’idea di fondo era dimostrare perché i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il gioco, inizialmente usato da Elizabeth per trascorrere del tempo con gli amici, divenne molto popolare tanto da portarla a presentare una richiesta di brevetto, concesso nel 1904. Nel 1910 la Parker Brothers pubblicò il suo gioco e, 30 anni dopo, mise sul mercato il Monopoly, creato da Charles Darrow, che però invece di contrastare i monopoli, li premiava.
10. Il “bianchetto” di Bette Nesmith Graham
Nel 2018, e già da diversi anni, il bianchetto non è più uno strumento di lavoro così diffuso per correggere gli errori, visto che si scrive sempre meno a mano o a macchina. Ma, negli anni ’50, era fondamentale per evitare di perdere tutto il lavoro. Bette Nesmith Graham, nel 1951, iniziò a lavorare come segretaria di direzione nella Texas Bank & Trust, usando le macchine dattilografiche. Per correggere gli immancabili e frequenti errori di battitura, Bette, vista anche la sua passione per la pittura, pensò potesse essere usata della tempera bianca, che iniziò a portare con sé in ufficio. Diventò il primo “bianchetto”, che chiamò “Mistake out”, poi, etichettato in bottigliette come “Liquid Paper”.