Il 4 ottobre 1957 l’URSS ha vinto il primo round contro gli Stati Uniti nella corsa verso lo spazio
L’Ema, l’Agenzia del farmaco europea, ha comunicato che ha avviato la valutazione del vaccino russo Sputnik V. A un anno dallo scoppio della pandemia, è evidente che la collaborazione tra paesi, centri di ricerca e aziende di tutto il mondo abbia reso possibile un traguardo scientifico come quello di produrre vaccini efficaci con una rapidità mai vista prima. D’altra parte la competizione tra stati resta forte e la lotta al coronavirus non ha certo sospeso gli scontri geopolitici tra le grandi potenze. La semplice scelta del nome di battesimo del vaccino russo è indicativa: Sputnik è il nome del primo satellite artificiale terrestre mai spedito nello spazio, fatto decollare dall’Unione Sovietica il 4 ottobre del 1957. Con quell’operazione l’URSS battè sul tempo gli Stati Uniti. L’epoca era quella della cosiddetta fase calda della Guerra Fredda, che sarebbe culminata nella crisi missilistica cubana del 1962.
Sputnik: l’inizio dell’era spaziale
Il clima degli anni ’50 è stato tra i più tesi della storia del secondo Novecento. La paura di una guerra nucleare veniva alimentata da entrambe le parti, statunitense e sovietica. L’esplorazione spaziale rientrava in questa sfida scientifica e militare per affermare il proprio primato di potenza a scapito del nemico. Lo stesso anno in cui lo Sputnik venne lanciato in orbita, venne testata la bomba H inglese nel Pacifico. A realizzare il satellite fu Sergei Korolev, il padre della missilistica russa. Sopravvissuto ai gulag, lo scienziato ricevette l’incarico da Nikita Khrushchev di guidare in gran segreto i lavori per costruire un razzo in grado di sganciare bombe atomiche sugli Stati Uniti.
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Ambito militare e scientifico si mescolano da sempre. E infatti quel razzo che nei piani di Mosca sarebbe servito come arma divenne il veicolo necessario per proiettare il satellite Sputnik nello spazio. Dal peso di circa 80 chili, questo si presentava come una sfera di circa 60 cm di diametro, con 4 antenne. Non è dunque difficile capire come mai Mosca abbia scelto di battezzare il vaccino russo con il nome Sputnik. Come riportano agenzie citate dall’AGI, la Russia di Putin ha ritenuto che questo nome potesse essere di buon auspicio (oltre che ottimo strumento di propaganda interna): come nel 1957 il satellite sovietico aveva giocato un ruolo fondamentale nell’esplorazione spaziale, così oggi il vaccino potrebbe dare il suo contributo per sconfiggere il coronavirus. Al di là dell’ideologia, l’urgenza di vaccinare (con prodotti sicuri e approvati) non può certo soffermarsi troppo sulla geopolitica.