Uno spazio dove divertirsi in compagnia. Davanti a un pc o una console
Pochi giorni fa, nella città giapponese di Kobe, ha aperto i battenti un centro anziani davvero insolito, dove i nonni assomigliano molto di più ai loro nipotini. Il Centro ISR Esports è stato realizzato per offrire agli ospiti passatempi videoludici, tra console e titoli tripla A. Come in una puntata della storica trasmissione RAI Non è mai troppo tardi – dove nel secondo dopoguerra il Maestro Manzi insegnava ai nonni d’Italia a leggere e a scrivere – il Giappone ha deciso di sfruttare tutto il divertimento dell’universo gaming per far passare ore di sano divertimento, avvicinando le persone più anziane a joypad e tastiera. Nel paese del Sol Levante la percentuale di popolazione con più di 65 anni di età sfiorava il 30% nel 2019.
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Giappone: l’amore per i videogiochi non ha età
Gli spazi del nuovissimo ISR Esports sono stati adeguati alle nuove norme anti Covid-19, distanziando le postazioni e mettendo la sicurezza degli ospiti al primo posto. Il Giappone, come tanti altri paesi nel mondo, è stato colpito dalla pandemia e avendo una delle popolazioni più anziane al mondo (insieme all’Italia) ha dovuto occuparsi della salute delle persone più fragili. La notizia dell’inaugurazione di un centro anziani dedicato in maniera verticale al divertimento videoludico strappa più di un sorriso, soprattutto perché – ancora una volta – smentisce la raffigurazione spesso stereotipata del gamer: giovanissimo, sempre maschio e magari asociale.
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Da anni il termine giapponese hikikomori, che simboleggia una gioventù isolata in camera propria senza contatti con il mondo esterno, è stato spesso usato a sproposito per criticare l’intero mondo dei videogiochi e chi ne fa parte, o come sviluppatore o come appassionato. In Giappone il centro anziani gamer appena aperto ha invece scommesso sui videogiochi proprio come strumento in grado di rilassare le persone, di farle incontrare tra loro, dopo mesi drammatici passati in isolamento e lockdown. Uno dei paesi culla del gaming ci ha appena dimostrato che l’amore per i videogiochi può scattare a tutte le età.