Il 30 marzo esce il nuovo film sull’esame di maturità diretto da Guido Chiesa, una storia di un gruppo di ragazzi che combatte per riavere il suo prof di italiano…
Far passare il linguaggio dei giovani, al cinema come in televisione, è un compito per specialisti, per persone che hanno a che fare quotidianamente con un mondo in continua evoluzione. Per questo il regista Guido Chiesa, nel momento in cui ha avuto l’idea di girare un film sulla vita di alcuni studenti all’ultimo anno di liceo, ha deciso di rivolgersi a ScuolaZoo, la community studentesca tra le più frequentate in Italia, con oltre 2,7 milioni di fan su Facebook e e 2,3 milioni di utenti unici sul sito. Paolo De Nadai, startupper e fondatore della piattaforma, ha accettato subito di partecipare al progetto, collaborando con la casa di produzione Colorado Film e con Medusa, che si occupa della distribuzione.
Dalla community al cinema
Il risultato di questo sforzo collettivo sarà visibile nelle sale a partire da giovedì 30 marzo, data di uscita di Classe Z. «In realtà quella di fare un film era un’idea che noi di ScuolaZoo avevamo già da qualche tempo – spiega Paolo De Nadai – ma ancora non avevamo trovato il progetto giusto per partire con un’impresa del genere. L’idea di Guido Chiesa, invece, ci è piaciuta da subito. Si tratta di un esperimento interessante, finalmente cinema e comunità digitale si uniscono per cercare di raccontare l’universo giovanile». Il ruolo della community è stato fondamentale in fase di stesura della sceneggiatura, con i ragazzi della redazione che hanno collaborato soprattutto ai dialoghi e alle situazioni tipiche del linguaggio giovanile.
Il film
Classe Z racconta la storia di un gruppo di ragazzi che interviene in difesa di Marco Andreoli, giovane insegnante di italiano che è stato costretto ad abbandonare la classe a pochi mesi dall’esame di maturità. Un professore rivoluzionario che, un po’ come Robin Williams ne “L’attimo fuggente”, adotta metodi innovativi per far crescere i propri allievi. I giovani spingeranno per reinserirlo nell’organico, nonostante il parere contrario di preside e professori, rivendicando così il proprio ruolo di studenti con il diritto di imparare e di avere le stesse possibilità rispetto agli altri. Un modo per uscire dal “ghetto” di ignoranza in cui sono stati relegati dal sistema scolastico. «E’ una commedia, quindi leggera e divertente, ma il messaggio di fondo che vuole far passare è chiaro: la scuola deve riuscire a far venire fuori il talento di tutti, dal più al meno bravo, perché forma quelli che saranno i cittadini della società di domani» conclude Paolo De Nadai.