L’ibrida Nintendo ospita uno dei titoli più interessanti del mese di settembre. Come se la sarà cavata?
Un tempo il calendario videoludico proponeva uno stacco maggiore tra il periodo vacanziero, solitamente privo di uscite significative e quello autunnale, ricco di titoli, con una climax ascendente che ci accompagnava al Natale. Oggigiorno il fiorire di software house, la possibilità di acquistare online i videogiochi e la crisi economica che ha costretto un po’ tutti ad accorciare i giorni di ferie, hanno fatto sì che diversi titoli di peso possano debuttare anche in piena estate senza venirne svantaggiati. Ma King’s Bounty II, arrivato su PC, PS4, Xbox One (qui la recensione delle versioni maggiori) e pure su Nintendo Switch, oggetto di questo articolo, è senza dubbio il gioco che testimonia che la macchina videoludica, passata la stagione dei bagni e dell’abbronzatura, è già pronta a rimettersi in moto.
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Cavoli Nostria
La recensione di un GDR canonico come King’s Bounty II non può che aprirsi partendo dal canovaccio, che metterà in moto la lunga sequenza di eventi che vi porteranno a peregrinare per tutto il decadente regno di Nostria. Un tempo glorioso e potente, oggi il reame è nel caos. Il re è stato avvelenato, le contee pretendono l’indipendenza, i banditi pullulano per le strade, le nazioni oltremare non riconoscono più la Corona e creature sempre più mostruose hanno iniziato ad assalire mercanti e fattori. Come se tutto ciò non bastasse, il nostro alter ego si trova in prigione con l’accusa di regicidio.
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Possiamo ancora dirvi (oltre non indugeremo sulla trama, lasciandovi il piacere di scoprirla da voi) che sarà proprio il principe a credere nella nostra innocenza e a chiedere la nostra scarcerazione. In cambio della libertà provvisoria, ci chiederà di indagare sul reale responsabile, che starebbe diffondendo nel Paese anche un morbo magico letale e particolarmente contagioso.
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Usciti dalle umide e buie celle, la nostra prima mossa sarà anzitutto scegliere l’eroe che impersoneremo tra i tre disponibili: Aivar, il solito veterano acclamato dal proprio esercito, Katherine, una nobile maga più abituata a studiare che non a gestire le truppe ed Elisa, paladina del popolo, che la gente della Lorian meridionale ritiene possa salvare Nostria dato che ha scacciato da sola mostri che infestavano quelle zone prevalentemente agricole. Nel suo caso dovrà dimostrare ai soldati di avere le doti di una vera condottiera.
In King’s Bounty II non sarete mai soli…
Avrete notato che nel presentare i tre personaggi abbiamo insistito spesso sul loro rapporto con l’esercito. Come da tradizione, infatti, anche il King’s Bounty II della nostra recensione non ci vedrà mai impegnati in battaglia col controllo diretto dell’avatar tridimensionale, che sarà il nostro alter ego solo durante le fasi esplorative, ma ci chiederà di mobilitare sul campo legioni e armate.
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Questa è infatti la doppia anima di King’s Bounty II, a metà tra un Gdr molto classico, forse anche troppo, almeno per ciò che concerne l’esplorazione degli ambienti tridimensionali, e sequenze belliche da strategico purissimo, con tanto di campo suddiviso in caselle, turni, truppe da manovrare a piacimento e l’inevitabile visuale isometrica. Completano il quadro, bonus e malus di ciascuna formazione da tenere in considerazione a seconda della tipologia di nemici che avrete davanti e la necessità di sfruttare a proprio vantaggio la conformazione del terreno, in modo da tendere trappole e agguati agli avversari aggiudicandoci per primi le alture. Non dimentichiamoci nemmeno di controllare il morale degli uomini, influenzato non solo dalle nostre azioni ma anche dai commilitoni che schiereremo al loro fianco: nel caso finisse a terra potrebbero perfino ammutinarsi.
Lo studio russo e polacco 1C Entertainment ha provato a fondere con intelligenza due anime così diverse, per non farle apparire a compartimenti stagni: le statistiche del personaggio influenzano quindi la potenza del proprio esercito in battaglia, così come le armi e le armature che rinverrà esplorando le mappe in solitaria o che acquisterà nei borghi avranno conseguenza diretta nel modificare le varie statistiche offensive e difensive. Tuttavia, i frangenti di guerra sembrano preminenti e maggiormente dettagliati e complessi. E forse è proprio così.
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Nonostante non possa competere, dal punto di vista scenico, con titoli di primo piano come The Witcher, o Skyrim, vogliamo che dalla nostra recensione emerga come King’s Bounty II sfrutti con intelligenza le risorse richiamate per creare mappe contenute ma comunque godibili e credibili mentre, sul fronte artistico, proponga una palette cromatica e un set di costumi, armi e armature che strizzano l’occhio al realismo. Insomma, se a spasso per i campi non ci fossero troll, orchi e lupi mannari, spesso sembrerebbe di vagabondare per la Boemia di Kingdom Come Deliverance, videogame che ha fatto del realismo la propria cifra distintiva.
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King’s Bounty II, la recensione volge al termine
Un altro elemento che ci ricorda come le risorse tecniche siano limitate riguarda il fatto che il titolo non è un open world, ma si suddivide in stanze più o meno grosse, con continui caricamenti di mezzo. Si tratta di un limite tutto sommato sopportabile, dato che comunque l’esplorazione sarebbe interrotta e inframezzata dalle sequenze strategiche. Spiace, di contro, che il nostro avatar sia legnoso come uno spaventapasseri (niente salti e acrobazie varie) e possa difatti passare solo su strade battute: ha senso che, quando si dispongono le truppe, queste possano muoversi dove c’è spazio, ma dall’esplorazione solitaria ci saremmo attesi maggiore libertà d’azione, invece molti scenari fanno solo da sfondo e resteranno preclusi.
Allo stesso modo, è tipicamente vecchia scuola l’assenza del ciclo dì-notte, così come l’IA che caratterizza i PNG: le routine sono piuttosto limitate e i villaggi, per quanto affollati, non appariranno mai davvero vivi e vivaci. Questo però non significa che il mondo di Nostria sia vuoto e poco interessante: i colpi d’occhio sono notevoli e abbondanti (aver limitato le zone calpestabili, ha aiutato gli sviluppatori russi a predisporre con cura un set dettagliato) e le side-quest, strutturate come in The Witcher (e quindi collegate a doppio filo alle main quest più urgenti), oltre a essere numerose potranno essere portate a termine in vari modi, seguendo la via dell’Anarchia o quella dell’Ordine, del Potere o dell’Astuzia, a seconda che siate più o meno ligi alle regole del re. Anche qui le scelte plasmeranno non solo il carattere dell’eroe che impersoneremo ma pure l’esercito che andremo a comandare.
Insomma, come avrete capito leggendo questa lunga recensione, King’s Bounty II non è certo perfetto: limiti di varia natura, dati non solo dalle risorse a disposizione della software house che ha curato il progetto ma anche dalla volontà di ancorarlo ai canoni del genere di riferimento, senza provare a spaziare con la fantasia, lo rendono a tratti un po’ antico e spigoloso. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che gli sviluppatori hanno subito avuto chiaro su cosa puntare e, consapevoli di non poter mettere troppa carne al fuoco, si sono concentrati solo su determinati aspetti, realizzando un titolo che fa poche cose, le fa nel modo più classico possibile, ma le fa bene e vi chiederà di farle altrettanto bene, impegnandovi a fondo con le side quest per poter andare avanti nella avventura principale, o si susseguiranno le batoste.
Come se la cava King’s Bounty II su Switch?
Resta da vedere come se la cava un gioco simile su Nintendo Switch. Tutto sommato, abbastanza bene. Soprattutto in modalità portatile abbonda il pop up e la grafica tende a impastarsi, così come non mancano gli scatti, ma ciò che temevamo, ovvero che le scritte fossero troppo piccole, i menu impossibili da navigare lontani da un monitor panoramico e le mappe troppo grosse e dettagliate per essere lette in miniatura, sorprendentemente non si è verificato. Anzi, dobbiamo ammettere che il titolo ben si adatta al concept portatile della console Nintendo e che ci ha fatto divertire parecchio, sotto l’ombrellone, con scacchiere e truppe da posizionare, come non ci accadeva dai tempi di Advance Wars per GBA. Certo, occorre scendere a patti con una risoluzione notevolmente inferiore e con un minor livello di dettaglio, ma tutto sommato è una conversione che si difende decentemente e saprà farvi godere l’avventura per salvare il regno di Nostria anche lontani dal vostro salotto.