Un videogioco affascinante: cinque ore alla console, per dare indicazioni di importanza capitale
Non sappiamo se gli sviluppatori di Killer Frequency, quei talentuosi ragazzi del Team17, si siano ispirati o meno a quel capolavoro di Last Night a DJ Saved My Life. Per quanto ci riguarda il collegamento è stato spontaneo: un videogioco come questo, disponibile sulla next gen di Xbox e PlayStation, ci mette nei panni di un dj, Forrest Nash, che ha il surreale compito di salvare vite umane dal suo studio radiofonico di un emittente locale di Gallows Creek, mentre impotente sta conducendo il suo programma notturno.
I presupposti per un’esperienza avvincente ci sono tutti, soprattutto per gli appassionati di gialli e di storie di serial killer che sfuggono come fantasmi. Senza bruciarvi nulla sulla trama – in tutto Killer Frequency dura cinque ore – vi possiamo dire che la meccanica attorno a cui ruota è molto semplice. Si gioca in prima persona e il nostro compito è di ricevere telefonate di ascoltatori molto particolari: sono le prossime papabili vittime di uno spietato assassino.
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Voi direte: ma com’è che non chiamano la polizia? Domanda pertinente, e non vi rovineremo la scioccante risposta. Fatto sta che in città non c’è nessun altro che possa aiutarli. Così ogni telefonata al 911 dovrà essere presa in carica da noi. Come struttura narrativa è a dir poco bizzarra, ma è talmente assurda che conquista fin dal primo istante. Ideato per essere vissuto in VR, Killer Frequency è un’esperienza più che godibile anche sulla next gen grazie a uno stile grafico caldo e tutt’altro che ansiogeno. Per quanto là fuori ci sia un pazzo criminale pronto a uccidere, noi ci muoveremo in un ambiente tutto sommato sicuro, tra vinili, poltrone comode e stereo.
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Ogni telefonata sarà un piccolo caso da risolvere, dando indicazioni – è il caso di dire – vitali per chi sta dall’altra parte della cornetta. Ogni suggerimento giusto li porterà più vicini alla salvezza, ma è possibile anche compiere degli errori, fallire. A quel punto avremo fatto del nostro meglio (ma con una vita sulla coscienza).