Nuovo giro (anzi, nuova recensione), nuovo attacco di Jeremy Clarkson al settore delle auto elettriche alla cui diffusione il corpulento giornalista britannico attribuisce anche la responsabilità per la crisi in cui versa ultimamente Volkswagen, oltre al recente addio al programma The Grand Tour co-condotto assieme a James May e Richard Hammond. I nuovi strali giungono nuovamente dalle colonne del Times, sul quale settimanalmente l’ex volto di Top Gear continua a recensire vetture.
Da Jeremy Clarkson ancora strali contro gli ambientalisti
«Se il mondo non fosse stato spinto dalla paura dell’aumento delle temperature, forse parte del denaro investito nello sviluppo di fonti di energia alternative avrebbe potuto essere speso per sviluppare un sistema globale di distribuzione dell’idrogeno. Sarebbe stato molto bello. E davvero rinfrescante», spiega Jeremy Clarkson che ancora una volta prende di mira gli ambientalisti.
Ovvero coloro che «hanno una pompa di calore geotermica e un’auto elettrica e che vanno in vacanza in tenda per ridurre le emissioni di carbonio». Insomma, coloro che combattono il riscaldamento globale in prima persona che, nell’ipotesi del giornalista inglese laddove non fosse stato preso tanto seriamente dai governi occidentali oggi anziché essere main-stream si limiterebbero a militare in «una specie di folle setta in stile Scientology per gli antivaccinisti della Terra piatta del mondo».
Al suo solito Jeremy Clarkson abbonda con le provocazioni: «Ad alcune persone piace la coppia motrice/niente e si divertono a guidare ascoltando il rumore degli pneumatici. Ma non ci sarebbero – precisa – sconti governativi per renderle main stream. Sarebbero solo una curiosità per pochi. Come un piccione disossato». Insomma, per il popolare conduttore britannico le auto elettriche dovrebbero essere per pochi militanti ecologisti ma il coinvolgimento dei governi nella questione, sospinti dalla paura per il riscaldamento climatico, ha impedito alle auto tradizionali di compiere il loro corso «diventando migliori, più affidabili e più sicure. E i loro motori sarebbero diventati più fluidi, più potenti e più economici».