A Natale regalatevi lo strano e inquietante viaggio ideato dalla mente di Daniel Mullins
Non importa se state respirando a pieni polmoni il clima natalizio. Lasciate per un attimo da parte ghirlande, dolci e storie dall’immancabile lieto fine. In queste vacanze prendetevi tempo anche per affrontare un viaggio di mistero e paura. Inscryption è l’ultima sensazionale creazione dello sviluppatore canadese Daniel Mullins che, con Devolver Digital, è riuscito a proporre un’avventura horror che parla attraverso le carte. Come ci è spesso capitato di spiegare nelle nostre recensioni, il genere dei deckbuilder attira soltanto una nicchia di fedeli e spesso può allontanare i gamer che preferiscono azione e narrativa più serrate. Detto questo, Inscryption ribalta qualsiasi schema precostituito, srotolando un percorso di fronte al quale è davvero difficile rimanere indifferenti. Siamo parte di una partita e stiamo sfidando la morte. Di fronte a noi, in una casetta in legno lugubre e male illuminata, quegli occhioni ci fissano. Siete pronti a giocare? Siete pronti a sopravvivere?
Inscryption è un titolo che va scoperto match dopo match, morte dopo morte. Disponibile in italiano, il videogioco ci ha conquistato nei primi secondi, immergendoci in regole molto facili da assorbire e che ci vengono spiegate dal nostro inquietante compagno di stanza. Le carte di cui disponiamo ritraggono perlopiù animali selvatici, come lupi, vipere, scoiattoli. Posizionati sul tavolo, nelle caselle che abbiamo a disposizione, possono essere utili sia per attaccare l’avversario, sia per essere sacrificati da noi stessi. Questo è il prezzo per giocarci bestie ben più letali. La prima dolorosa lezione di Inscryption è che non potete permettervi il lusso di affezionarvi a una carta in particolare. La bilancia alla sinistra del tavolo è spietata: i colpi subiti o inferti peseranno a nostro sfavore o favore, decretando sconfitta oppure vittoria.
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Sono carte parlanti ed è come se comprendessero a che punto siamo della partita. Inscryption non è però soltanto un videogioco di carte collezionabili: sono solidi gli elementi roguelite così come le sessioni da puzzle game che ci mettono in prima persona ad esplorare ambienti ridotti, eppur caratterizzati come si deve, con gli oggetti di scena posizionati al punto giusto proprio come in uno spettacolo. La parte regina – ci riferiamo al gioco di carte – è senz’altro quella che ci ha stregato: anche i più paurosi non potrebbero che essere incuriositi da un mistero continuo, dalle microstorie di questi animali che popolano un mondo crudele dove prevale non soltanto chi è più forte, ma chi non ha pietà.
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Della trama possiamo soltanto accennarvi al fatto che il nostro protagonista partecipa a una sorta di macabro Jumanji, con la propria statuetta che procede su una mappa, immerso in una foresta che, per quanto su carta, inquieta. Ogni oggetto di Inscryption è fatto per incuriosirvi, per farvi spendere un secondo in più nel leggerne la descrizione. Questa magia narrativa non è consueta in un videogioco, a maggior ragione se questo richiede pazienza e strategia. Nel corso del viaggio sceglieremo nuove carte, ma dovremo anche sacrificarne.
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Inscryption non dà punti di riferimento e la sua storia coinvolge il gamer in prima persona. Ci spieghiamo meglio: quando morirete la prima volta – e succederà presto – lo sfidante (assassino) trasformerà il nostro avatar in una carta a cui dovremo dare perfino un nome oltre che caratteristiche. Fatto sta che nella partita successiva potremo pescarci, ritrovando noi stessi o quel che è stato di noi. Tutto questo non può che essere il frutto di una menta creativa brillante, capace di sorprendere in continuazione. Mentre affronterete Inscryption, vi potranno sorgere domande del tipo: dove mi sto dirigendo? Si tratta soltanto di vincere a un gioco di carte? Vi aspettiamo ai titoli di coda.