Un esperimento che parte dal’utilizzo di 7 carte e coinvolge il pubblico nella co-creazione di progetti. Il racconto dell’esperimento in Basilicata
C’era una volta il design thinking, poi fu la volta della radical collaboration. Oggi, in uno dei periodi storici più complessi per l’umanità, il concetto di innovazione sociale applicato alla “riconnessione” umana e di senso delle comunità sui territori ha portato alla creazione di “invasion creative outdoor”, un format di co-creazione ideato dal Cluster delle Industrie culturali e creative di Basilicata, grazie all’applicazione del metodo HumanLab.
La prima incursione creativa si è tenuta il 7 agosto, nella straordinaria cornice di bellezza e biodiversità del Parco Regionale Piccole Dolomiti Lucane, in Basilicata, con lo scopo dichiarato di innovare la fruizione e il racconto di siti e attrattori culturali e turistici , coinvolgendo le comunità residenti e temporanee, aziendali e istituzionali, le biblioteche, i centri di educazione ambientale, gli innovatori.
L’obiettivo visibile è stimolare visioni e progetti che possano andare verso nuovi modelli di fruizione e valorizzazione dei patrimoni culturali e naturalistici del territorio, giovando sia alle imprese del settore culturale e creativo, sia alle organizzazioni che operano nei settori del turismo e della valorizzazione dei patrimoni. Particolare attenzione va ai giovani, specie quelli che vivono nelle aree marginali e interne della regione, che potrebbero generare nuove attività imprenditoriali in accordo con gli enti locali. È venuto il momento di immaginare “insieme” nuovi modelli di cooperazione pubblico/privata per rendere più efficace la gestione del patrimonio culturale. Non è più accettabile una condizione di separazione “de facto” tra spazi per la cultura e per il turismo e comunità locali. C’è la necessità emergente che gli spazi e i siti culturali ritrovino la funzione reale della loro esistenza, ovvero aggregare le migliori energie delle comunità, sperimentando nuove forme di collaborazione tra cittadini e visitatori, oltre che diventare laboratori per avanguardie didattiche e formative e per prototipazione di nuovi prodotti/servizi.
Il metodo HumanLab
Ma non è mai facile “ingaggiare” il sapere e “impegnare” il tempo di persone, aziende e istituzioni e per questo motivo, motore trainante dell’esperienza è stata l’applicazione del metodo HumanLab, ovvero il processo di ispirazione decostruzionista, per la definizione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo, guidando le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati.
Tutto il processo è stato ispirato, ma non guidato, dall’utilizzo di un set di carte da gioco, proprio perché l’obiettivo è stato “spogliare” i vari attori da ogni pre-concetto, per mettere in connessione ogni saper fare e ogni visione con quella degli altri. Abbiamo ricercato e trovato una serie di Impulsi riconducibili a fattori singolari o privilegiati, per lo più irrazionali o fortuiti, diretti sia verso una scelta pratica, sia verso la formazione di un messaggio o di un prodotto artistico, utile a ripensare i modelli di generazione e fruizione del prodotto turistico/culturale.
Le prime due carte, di marca più individuale, sono servite a tracciare il profilo dei connettori del processo per raccogliere tutti gli elementi utili a creare i gruppi di lavoro: carta 1 – cittadinanza temporanea, carta 2 – Scenario e saper fare.
Sulla base di questi primi dati raccolti sono stati composti i gruppi interdisciplinari che hanno selezionato lo scenario di riferimento in cui agire collettivamente:
- Spazio espositivo pubblico
- Spazio espositivo privato
- Spazi aperti, anfiteatri, piazze
- itinerario turistico culturale nel centro storico
- Itinerario turistico culturale naturalistico
- centro di educazione ambientale
- Attrattore turistico outdoor (volo dell’angelo, ponte alla luna)
E a questo punto tutti i partecipanti si sono guardati negli occhi e hanno pensato: come faremo senza alcun altro elemento e definire i confini da cui sporgerci per immaginare nuovi modelli di fruizione, gestione racconto?
La risposta è la fase 2: la ricerca delle 7 carte indizio, a disposizione dei partecipanti, ma attraverso il compimento di una serie di missioni legate ad un percorso di orienteering progettato e dislocato all’interno della splendida foresta di Gallipoli Cognato. Una vera e propria immersione nella natura in cui misurarsi con l’ambiente e con se stessi, per raccogliere più elementi possibili da utilizzare nella progettazione partecipata.
Una volta ottenuti tutti gli elementi, consapevoli della necessità di guardare da un altro punto di vista la realtà, è partita la fase 3: confronto e progettazione partecipata, scegliendo spazi, metodi, strumenti, linguaggi.
A questo punto i gruppi hanno raggiunto la consapevolezza necessaria a poter gestire le variabili in corso e mentre tutto questo accadeva, un gruppo di artisti visivi hanno rappresentato il reticolo delle connessioni e ramificazioni individuate, con lo scopo di visualizzare la consistenza delle energie sul territorio.
I primi risultati della sessione di co-progettazione sono stati raccontati in un momento di condivisione immediata, mentre gli analisti HumanLab avranno il compito di rintracciare le occorrenze e trasformare i punti individuati in direzioni per una lettura alternativa del paesaggio umano.
Abbiamo avviato un laboratorio trasformativo di sperimentazione di nuove tecnologie umane e artefatte, applicate ai beni culturali, che vedranno il coinvolgimento diretto di CNR, dell’Università, dell’ENEA e di oltre 50 aziende specializzate associate a Basilicata Creativa.
Nuovi metodi e nuovi strumenti, quindi, per cercare le domande giuste alla ri-elaborazione delle strategie di sviluppo del territorio, in linea con gli obiettivi strategici del progetto Aree Interne, dell’Agenza 2030 sulla mitigazione degli effetti del climate change e sulla necessità di individuare nuovi modelli relazionali basati sulle logiche virtuose dei vicinati.
di Michele Cignarale e Giusi Giovinazzo