Da We Create Stuff l’horror in cui sparare e scappare
Quest’anno non ci siamo fatti mancare nulla in fatto di FPS horror. Partendo da Resident Evil Village, affrontato dal nostro Carlo Terzano che si è buttato nell’ultimo capitolo della saga Capcom, fino ai titoli indie fatti di esplorazione e combattimenti ansiogeni, il mondo gaming ha un corposo menu per chi è in cerca di viaggi paurosi in console. We Create Stuff, software house già abituata al genere, ci dà modo di allungare la lista con In Sound Mind, titolo disponibile anche sulla next gen di Xbox (lo abbiamo provato sulla S).
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In Sound Mind: la recensione
Dentro In Sound Mind vestiamo i panni di uno psicologo, Desmond Wales, risvegliatosi in uno scantinato buio e freddo. Non c’è spazio per preamboli negli FPS horror e, infatti, il titolo parte lasciandoci con mille domande e nessuna risposta. Perché ci troviamo qui? Siamo svegli o tutto fa parte di un terribile sogno? Muovendoci in prima persona, l’effetto è il medesimo (ben riuscito) di altri titoli analoghi: manca totalmente la sensazione di avere sotto controllo la situazione e ogni angolo buio fa impennare le paura che qualcuno o qualcosa lì si annidi, attendendo un nostro passo falso.
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Molti dei pazienti di Desmond sono morti a causa di una strana terapia. Nel corso del viaggio scopriamo di più sul passato e su vicende oscure, grazie ad audiocassette e bigliettini sparsi nella mappa. In Sound Mind non è soltanto esplorazione di luoghi misteriosi: c’è anche spazio per il combattimento con armi da fuoco, anche se non siamo di fronte a uno vero e proprio sparatutto dove dobbiamo annientare mostri in quantità. Il nostro arsenale è un pelo arrugginito e chi dobbiamo eliminare non sempre appare umano e mortale.
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Sulle risposte alle domande che vi sorgeranno non appena attiverete In Sound Mind non ci esponiamo: l’horror poggia su una storia convincente e un viaggio di questo tipo merita senz’altro il gusto della sorpresa e degli spaventi. I più paurosi potrebbero muovere pochi timidi passi e poi lasciar stare, ma il nostro consiglio è farsi coraggio e gettare il cuore oltre l’ostacolo. L’audio, ovviamente, non vi sarà d’aiuto: l’accompagnamento fa il suo mestiere come in tutti gli horror. Dal punto di vista grafico le ambientazioni non sono impeccabili, ma comunque efficaci nel darci l’idea di attraversare spazi a metà tra il quotidiano e l’onirico.