La serie culto ha festeggiato il ventiseiesimo anno riproponendo i primi capitoli. Tra due mesi arriverà invece Doom Eternal su PC, console e Google Stadia
Non potete considerarvi cultori degli Anni ’90 se non avete mai giocato a Doom. Più che un semplice videogioco un vero e proprio fenomeno di massa (e di cassa), capace di influenzare nelle decadi a venire il mondo dei videogiochi ma anche della musica e persino del cinema. I primi episodi, Doom e Doom II, sono stati nuovamente rilasciati sugli store digitali PC e console qualche tempo fa, quando la saga ha tagliato il ragguardevole traguardo del quarto di secolo. Tra poco più di due mesi, invece, approderà su computer, PlayStation 4, X-Box One e Google Stadia Doom Eternal (chi gioca su Nintendo Switch dovrà attendere qualche mese in più per l’adattamento). Insomma, chi se lo fosse perso ai tempi che furono non ha proprio più scuse: questo sarà l’anno di Doom.
Doom in numeri
Non si contano nemmeno più le volte che abbiamo visto riproporre Doom e Doom II su console di ogni genere e foggia. È debuttato pure su smartphone. E questo, di per sé, sarebbe già un record e la dice lunga su che razza di gallina dalle uova d’oro sia il franchise. Nelle due ultime versioni riproposte qualche mese fa da Bethesda per 4 euro e 99 centesimi, oltre alla compatibilità con l’alta definizione e le modalità deathmatch e coop a 4 giocatori in locale, trovano posto l’espansione Episodio IV: Thy Flesh Consumed (9 livelli) e, quella ancora più ghiotta, The Master Levels, (20 livelli) di cui parleremo approfonditamente a breve.
Spolverare queste due avventure è forse il modo migliore per festeggiare come merita il gioco scritto nel 1993 da John Carmack, John Romero e Dave Taylor. Gioco che ha saputo infrangere diversi record di vendita: i soli incassi di Doom II superarono i 100 milioni di dollari e parliamo di un periodo storico in cui dietro i videogame non c’erano certo gli investimenti stellari odierni.
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Nell’ambiente, si dice persino che fosse utilizzato dai Marines per addestrare le reclute e testare lo stress dei cadetti durante le azioni militari. Non solo: sembra che per diverso tempo sia stato il software più diffuso su personal computer, persino più del sistema operativo Windows 95. Storiella, quest’ultima, che potrebbe avere anche un fondamento di verità, se si pensa alla volta in cui Bill Gates decise di apparire, fucile pompa in mano, proprio all’interno di Doom.
Un successo inspiegabile? No, spiegabilissimo
Ma a cosa si deve il successo di Doom, che lo ha anche reso uno dei titoli più emulati e clonati? All’apparenza non è facile dirlo, anche perché non ha certo dato vita a un genere: l’anno prima (1992) sempre id Software sviluppò Wolfenstein 3D, vero e proprio antesignano della saga. Al posto dei demoni si crivellavano i nazisti, ma la ricetta era la stessa.
Basta però (ri)giocare ai due capitoli che Bethesda ha recentemente (ri)distribuito sugli store digitali per capire che la gloria e la fama si leggessero già in filigrana nel codice di gioco. Anzitutto spicca il level design: se oggi gli FPS (gli sparattutto in prima persona) sono titoli scriptatissimi (rigiocando lo stesso livello accadono sempre le stesse cose, come aerei che precipitano sempre nel medesimo punto, esplosioni che demoliscono sempre le stesse strutture…) in cui ci si limita a percorrere lunghissimi corridoi; i primi Doom offrivano quadri a dir poco sopraffini, all’apparenza labirintici, nei quali molto spesso il punto d’uscita corrispondeva a quello d’entrata. In mezzo, però, decine e decine di trappole, nemici, chiavi da rintracciare e anche semplici enigmi.
Caratteristiche, queste, che rendono Doom e Doom II perfettamente rigiocabili e godibili ancora oggi. Anche perché gli sviluppatori provarono a inserire nella formula di gioco caratteristiche “survival horror”, con nemici che comparivano alle spalle (magari nell’esatto momento in cui si agguantava una nuova arma o una chiave) procurando non pochi spaventi al giocatore che dunque restava teso come una corda di violino per tutta la durata della partita. Sensazioni, queste, che è possibile rivivere oggi, nonostante siano passati 26 anni.
L’altra caratteristica che ha consentito a Doom di riscuotere un simile successo riguarda la sua natura ibrida: da un lato software coperto da copyright, dall’altro open source. Fu soprattutto John Carmack a volerlo. E The Master Levels, che i giocatori del 2020 possono oggi rigiocare acquistando per 4,99 euro Doom II ne è tra i più fulgidi esempi: i livelli che lo compongono, infatti, furono sviluppati dai giocatori, sotto l’attenta supervisione del team di id Software.
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Internet era agli albori, le mod non erano ancora così diffuse come oggigiorno, ma nel giro di pochissimo tempo fiorirono centinaia di avventure parallele, imbastite sul codice di gioco e realizzate da semplici appassionati. Tra le più promettenti una che fondeva il concept di Doom con il franchise di Ghostbusters e permetteva persino di guidare la mitica Ecto-1. Purtroppo, però, non fu mai terminata…
Eternamente Doom
Arriviamo quindi all’oggi. Anzi, al dopodomani. Il 20 marzo arriverà infatti su PC, console di ultima generazione e Google Stadia l’attesissimo Doom Eternal, ultimo capitolo della saga, ma anche dannatamente vicino ai primi e non poteva essere altrimenti, dopo il fortunato reboot di cui ha potuto godere la serie qualche anno fa.
Infatti, il nuovo Doom Eternal pare ispirarsi proprio al titolo del 2016, riproponendo la medesima, brutale, meccanica di gioco, incentrata sulla velocità d’esecuzione e sulle spettacolari dinamiche d’uccisione dei mostri. Innestate, però, su di un’ambientazione inedita e su nemici nuovi di zecca, che contribuiscono a rendere Doom Eternal uno dei videogiochi più promettenti del 2020. Nell’attesa di provarlo, però, correte a scaricare Doom e Doom II.