Il mondo dei videogiochi si arricchisce di un gestionale completo e stratificato che rivela il lato oscuro del mondo dello spettacolo
Ben prima dell’avvento dei social e degli influencer, soprattutto in Giappone esisteva già il fenomeno delle idol: ragazze giovanissime, spesso anche molto belle, dotate di qualche talento in grado di mandare in visibilio migliaia di fan. Il mondo dello spettacolo, si sa, è spietato: non è facile rimediare contratti, negoziare con editori, case discografiche e produttori teatrali o cinematografici, specialmente a quell’età. Ecco perché ci si affida alle agenzie e Idol Manager, come il nome permette di intuire, chiede proprio di gestire una di queste…
Idol Manager, per aspera ad astra
A una prima occhiata, complice forse un trailer un po’ troppo vivace e sbarazzino, l’opera della piccola startup innovativa e videoludica Glitch Pitch di Max Rogozin, Justin Kuiper e Aiwa, con Catherine M. alla tavolozza della pixel art, sembra un simulatore di appuntamenti un pochino più elaborato del solito, con bellissime ragazze virtuali a fare da esca per un pubblico in piena tempesta ormonale.
Non è così. Idol Manager è difatti un gestionale completo, stratificato, che richiede di pianificare attentamente le proprie mosse, pena l’essere costretti a portare i libri in tribunale per dichiarare bancarotta. Certo, non mancano “giapponesate” (nonostante il team non sia nipponico, ben ricalca con quest’opera le produzioni del Sol Levante) come caratteri sopra le righe (è senz’altro il caso della vostra rivale e del vostro principale investitore) e situazioni spesso equivoche, ma per il resto il titolo richiede serietà e fermezza se si vuole portare al successo le proprie influencer e, con loro, l’agenzia.
Preparatevi insomma a scartabellare statistiche, spulciare diagrammi e fare i conti con numeri, dati e percentuali che vi riveleranno nei minimi dettagli i punti di forza e di debolezza di ogni ragazza ingaggiata: non solo ciò che sa fare meglio e ciò in cui dovrà allenarsi maggiormente, ma a quale pubblico piace, quanto piace, in quali parti del mondo piace e quanti fan ha. Lo scopo, ovviamente, è quello di partire dai dati in proprio possesso per creare una squadra di talenti ben bilanciata, plasmando l’immagine pubblica di ciascuna artista, possibilmente assecondandone anche le singole vocazioni.
Il lato oscuro del mondo dello spettacolo
Non solo ignorare le richieste delle ragazze potrebbe spingerle ad accumulare troppo stress fino a far loro gettare la spugna, ma chiedere loro di lavorare troppo, allenandosi continuamente in palestra potrebbe causare perfino infortuni di natura fisica e psichica. Il titolo è particolarmente raffinato e, sotto questo fronte, si spinge oltre: per esempio, dovrete giostrarvi con alcune richieste “sopra le righe” che arriveranno da parte dei partner commerciali, come fare apparire una determinata artista in biancheria intima su una copertina o far indossare determinati costumi al gruppo, magari provocanti, durante le esibizioni. Sarete liberi di prendere la decisione che più vi aggrada (quella maggiormente remunerativa, di solito, è anche quella moralmente più deprecabile), mettendo in conto che queste decisioni potrebbero compromettere l’immagine delle vostre influencer, stroncare il loro successo, creare scandalo e allontanare i fan.
In più c’è da tenere conto che mettere assieme un team di Idol non è semplice come costruirsi la propria squadra di Pokémon: le ragazze sviluppano simpatie e antipatie e sono vittima di reciproche gelosie, perciò trovare la giusta formazione è tutto fuorché semplice e può influire sull’armonia del gruppo ma soprattutto sugli affari.
Leggi anche: Two Point Campus, un’università tutta matta come in Animal House
Poi naturalmente c’è il ramo aziendale: bisognerà cioè investire parte del fatturato nell’edificare, materialmente, la propria agenzia, arricchendola delle aule richieste (palestra, studio di registrazione, sala relax, camerini, infermeria…) e assumendo il personale necessario: dai tecnici alle segretarie, dagli insegnanti di canto ai personal trainer, passando per medici e psicologi.
Il lato migliore di Idol Manager è sicuramente quello più duro e cinico, capace di mostrare il vero volto dell’industria dello spettacolo: è infatti possibile sfruttare senza ritegno le influencer, spremerle fino all’ultima goccia di sudore, come pure finire ricattati dalle ragazze, soprattutto se, dopo aver flirtato con loro (il gioco racchiude anche un simulatore d’appuntamenti), successivamente le dovessimo lasciare in disparte, magari per dare attenzione e notorietà all’ultima ingaggiata.
Insomma, abbiamo per le mani un gestionale colossale, straripante di informazioni, dettagli e dati da tenere sott’occhio in modo costante, perché appunto la bancarotta è sempre in agguato e la situazione economica della società fa sempre molto in fretta a deteriorarsi, soprattutto se dovesse scoppiare qualche scandalo. Il risultato è un videogioco intrigante, molto più serio, adulto, materialista e disilluso di quanto la veste grafica non lascerebbe credere.