Il nuovo progetto pensato per fornire al cliente finale un’etichetta intelligente e ricca di informazioni
Dalla terra alla cucina. Quante volte ci domandiamo se i prodotti che arrivano sulle nostre tavole sono davvero bio o a chilometro zero e quante volte ci piacerebbe capire che tipo di foraggio è utilizzato per alimentare mucche o vitelli, o se il pesticida sul campo di pomodori è stato utilizzato nel giusto modo. La risposta arriva da un algoritmo messo a punto da Enzo Notaristefano e Vincenzo Masciullo che è in grado di riunire in un unico luogo tutte le informazioni utili a scoprire l’origine del prodotto alimentare.
IdentikEat, l’etichetta trasparente
Il progetto si chiama IdentikEat e ha proprio l’obiettivo di rendere identificabili i prodotti di qualità, individuare tutte le materie prime e raccogliere tutte le informazioni, lungo la catena del valore, in un’ottica di trasparenza e tracciabilità. “L’idea nasce dalla constatazione che le etichette che si trovano sui prodotti alimentari molto spesso non sono veritiere, e rendono impossibile il riconoscimento della provenienza delle materie prime alla base del prodotto – ci spiega Masciullo – le informazioni che si possono raccogliere con la collaborazione fra produttori sono infinitamente maggiori rispetto a quelle che troviamo scritte”.
il progetto nasce dall’esigenza personale di uno dei due founder di avere il giusto riconoscimento per la qualità delle arance prodotte nella sua azienda biologica, condotta con tecniche naturali, e per rispondere ad una domanda dei suoi rivenditori: “Come spiego al cliente finale che il tuo prodotto è differente da un altro prodotto bio?”.
Si tratta quindi di un’operazione trasparenza che fornisce al consumatore l’opportunità di conoscere quello che sta mangiando. “Si tratta anche di un’occasione per lo stesso produttore che, grazie alla tecnologia, può far conoscere la sua storia e il modo in cui opera ogni giorno sul campo”. I due founder raccontano che per il piccolo produttore non si tratta di svolgere un lavoro aggiuntivo rispetto a quello svolto quotidianamente. “L’agricoltore già compila numerosi registri tra cui il cosidetto quaderno di campagna, un registro che contiene tutti i dati necessari a conoscere con completezza il suo lavoro – spiega Notaristefano – il produttore è tenuto a compilare questo documento ma spesso lo fa utilizzando registri cartacei non valorizzando tutto il lavoro fatto. IdentikEat mette tutto in rete, fornendo anche al produttore l’occasione di semplificare il proprio lavoro informatizzandolo e creando un proprio sito con tutte le informazioni sul suo prodotto”. I piccoli produttori, in sostanza, utilizzando IdentikEat potranno anche crearsi una vetrina ad hoc senza bisogno di ulteriori consulenze.
Come funziona Identikeat
Identikeat utilizza dunque una base di dati già esistenti e le mette in rete fornendo un servizio sia al consumatore che al produttore. “Il funzionamento avviene attraverso QR code. Con una scansione il cliente potrà consultare un’etichetta unica, davvero ricca di informazioni e scoprire anche la biodiversità, il terroir, il fertilizzante utilizzato per concimare il terreno da cui sono nate le fragole e conoscere dati alla mano di che cosa si sono nutrite le galline che hanno prodotto le uova che finiscono sul banco del supermercato”. L’idea è anche quella di creare una community di persone che mettano in comune conoscenze per creare valore. “Il vantaggio per il produttore è proprio quello trasformare un gesto burocratico in valore aggiunto per la propria azienda, dando inoltre un servizio al consumatore”.
Il progetto
IdentikEat è nato a ottobre 2017 e al momento si trova in fase di test. “Il nostro team è formato da noi due cofounder e alcuni collaboratori esterni – ci spiega Notaristefano – abbiano intenzione di aprire la fase di fundrasing a partire da settembre. Riteniamo che il progetto possa essere interessante non solo in Italia ma abbia buone opportunità di scalare a livello europeo. Il rispetto delle normative e la compilazione dei dati riguardano tutti i Paesi dell’UE quindi potenzialmete il nostro prodotto potrebbe essere interessante anche all’estero”.