La software house milanese sfreccia lungo giri della morte su piste coloratissime
Anche se i ragazzi meneghini di Milestone Srl, software house sorta nei dintorni di Milano, sono conosciuti in tutto il mondo per i loro racing seriosi e simulativi, come Ride 5, MotoGp 23, Monster Energy Supercross 6 e SBK 22 (cliccate sui titoli per accedere alle rispettive recensioni), nell’ultimo periodo hanno sperimentato con successo titoli di corse colorati e frenetici, su licenza Hot Wheels. Il primo capitolo ha venduto qualcosa come 2 milioni di copie perciò era solo questione di tempo prima che arrivasse quello successivo. Fate strada a Hot Wheels Unleashed 2 Turbocharged.
Anche se ci si aspetterebbe un clone di Mario Kart 8, Hot Wheels Unleashed 2 Turbocharged preferisce prendere tutt’altra strada, per una duplice serie di motivi. Anzitutto, invece si strutturarsi lungo una serie di campionati autoconclusivi, la modalità principale fa perno su una story mode che, per quanto all’acqua di rose, presenta una tessitura comunque piacevole, non fosse altro per il fatto che ci viene presentata come un cartoon anni ’90.
In secondo luogo – e questo è senza dubbio l’aspetto che fa divergere maggiormente la produzione italiana da quella, ben più nota, nipponica – Hot Wheels Unleashed 2 Turbocharged fin dal livello di difficoltà intermedia è un racing game che non fa sconti, esige attenzione e prontezza di riflessi. Il DNA di Milestone si intravede anche in questo titolo che dovrebbe essere più scanzonato e pensato per una platea di giovanissimi. Tant’è che pilotare un monster truck richiede anche fin troppa pazienza e tante, tante ore di allenamento.
Non ci hanno convinto nemmeno le moto, altra novità portata in dote da Hot Wheels Unleashed 2 Turbocharged, il cui modello di guida è fin troppo simile a quello delle auto tradizionali. E a voler continuare coi difetti, così da toglierceli tutti in una volta sola, non ci hanno soddisfatto né le sportellate, che di fatto non fanno alcun danno ai rivali, né i caricamenti, eccessivamente lunghi. Dove il titolo sorprende maggiormente, invece, è nel sapiente uso di boost, rampe e giri della morte per sviluppare un gioco di corse che pare quasi strizzare l’occhio ai vecchi F-Zero di Nintendo. Il risultato è un racing incredibilmente adrenalinico, in cui derapate e sterzate controllate sono la chiave del successo (permettono infatti di accumulare boost) visto che già a difficoltà normale il gruppo di avversari tende a tallonare il giocatore.
Un altro aspetto che sorprende è la vastità degli ambienti: si ha davvero la sensazione di guidare delle macchinine lungo ambientazioni enormi, sensazione rafforzata dal fatto che, se si cade dalla pista, non si viene richiamati automaticamente sul tracciato, ma è possibile girovagarne liberamente i dintorni, perdendo posizioni preziose ma anche dando libero sfogo alla propria voglia di esplorare. Il risultato, insomma, è un racing game raffinato, veloce e insolitamente poco permissivo, che probabilmente costituirà il regalo di Natale per il figlioletto o il fratellino finendo per divertire soprattutto il babbo e il fratellone di casa.