Una piccolissima startup di videogiochi composta da cinque studenti tedeschi alle prese con un titolo irriverente e politicamente scorretto
Di norma, il politicamente scorretto è un’arma a doppio taglio. Chi vi ricorre per creare un titolo che si distingua dalla massa, finisce per farne la sola ragion d’essere. Mi spiego: GTA non ha avuto un successo ultraventennale perché, come credono i più, si limita a essere violento e scurrile. Grand Theft Auto piace a milioni di gamer perché è rifinito in modo maniacale. Tantissimi altri titoli politically incorrect, invece, sembrano voler dare semplicemente un argomento in più a puritani e benpensanti che non perdono occasione per attaccare i videogiochi. Anche per questo ci siamo avvicinati con sospetto alla nuova opera della piccola startup innovativa tedesca, localizzata a Essen, Sluggerfly: Hell Pie.
Hell Pie, quanto è divertente l’inferno?
I sospetti, una volta tanto, erano mal riposti, perché i cinque studenti di game design che animano questo piccolo ma arrembante studio indipendente, ovvero Florian Königs, Dominik Plassmann, Christian Patorra, Riklef Gesinn e Lukas Lamertz, hanno messo assieme un videogame davvero bello.
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Se, come il sottoscritto, avete superato da un pezzo gli ‘enta’ e siete cresciuti a pane e opere di Rare, giocando a Hell Pie vi verrà subito in mente il travagliatissimo Conker’s Bad Fur Day. Forse non tutti sanno che l’opera britannica con protagonista lo sfortunato Conker (non si può dire che abbia avuto una lunga carriera da star dei videogame), in origine sarebbe dovuta essere un platform 3D à la Banjo-Kazooie.
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Ma poi, accusata di essere l’ennesimo titolo colorato e zuccheroso sfornato dalla software house dei fratelli Stamper, subì una profonda trasformazione che la portò a essere un’avventura sopra le righe, zeppa di parolacce, riferimenti sessuali e quant’altro.
Il risultato, per quanto inatteso, era comunque godibile, anche perché i Rare sapevano davvero essere forti, quando si trattava di sfornare opere umoristiche.
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Ecco, questa lunga e forse noiosa – me ne scuso – digressione, serviva per dirvi che Hell Pie ricorda tantissimo Conker’s Bad Fur Day o, più in generale, l’atmosfera che si respirava nei giochi Rare. Non solo perché, a livello di meccaniche, siamo di fronte a un platform 3D vecchia scuola, di quelli che infestavano la line up del Nintendo 64, ma anche e soprattutto in quanto intriso dal medesimo sense of humour. Che per un’opera tedesca non era affatto scontato…
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Un esempio su tutti per capire l’ironia che pervade il gioco: a un certo punto dovrete vedervela perfino con un esercito nazista, solo che, per contrappasso, tutti i suoi membri sono diventati degli stronz… veri e propri. Cioè, non che non lo fossero già in vita, ma ora, nel divertente inferno immaginato dagli sviluppatori, dovranno passare l’eternità con le sembianze maleodoranti di poltiglia fecale.
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Una ironia di bassa lega ma comunque efficace che, come suggerisce la foto immediatamente qui sopra, caratterizza in modo incomparabile la conformazione dei livelli da esplorare e i personaggi che incontrerete. A proposito di personaggi…
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Anche l’accoppiata di due eroi, molto diversi tra loro, vale a dire il demone Nate e il suo prigioniero, il cherubino Nugget, che potrà essere utilizzato in modo assai ilare sia come arma di difesa (il bolso angioletto tutto nudo verrà scagliato contro i nemici come una mazza chiodata medievaleggiante), sia come rampino per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, ci ha nuovamente ricordato un’altra opera dei Rare: l’indimenticabile Banjo-Kazooie.
Hell Pie, un platform infernale (nel bene e nel male)
Tra peti, flatulenze, indiavolatissime (ehr…) sezioni nelle quali avrete a disposizione un mitragliatore, ma anche altre sgangherate trovate sopra le righe pensate appositamente per far scoppiare in lacrime l’incauta sorellina che dovesse passarvi nelle vicinanze mentre giocate, come dover staccare i corni agli unicorni, Hell Pie riesce nell’intento di ripescare il concept dei vecchi platform 3D dell’epoca del Nintendo 64 dando loro nuova vita.
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Tutto perfetto? Non proprio. Il giovane team tedesco ha commesso una serie di errori piuttosto banali ma che da sempre attanagliano il genere, tra cui una gestione della telecamera imprecisa e una collimazione poligonale spesso spartana. Se poi aggiungiamo che alcune sessioni platform vengono eccessivamente distorte dalla prospettiva, si intuisce come i passaggi frustranti da dover ripetere e non per colpa nostra non manchino. Ma questi, appunto, sono difetti riscontrabili perfino nelle produzioni tripla A (li si trova persino nei titoli di Crash, a proposito, letta la nostra recensione di Crash Bandicoot 4?).
In definitiva, Hell Pie non è certo esente da difetti, ma la produzione tedesca è senza dubbio tra le più divertenti e rilevanti di questa estate 2022. Consigliato a tutti, sia a chi, come il sottoscritto, ama rivangare nei ricordi e tra le cartucce del Nintendo 64, sia a chi cerca semplicemente un prodotto un po’ diverso dal solito, irriverente e sfacciato, fuori dagli schemi.