Se non avete ancora finito The Village perché vi fa troppa paura, un indie è qui per consolarvi (senza jump scare)
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Heaven Dust 2, una startup sulle orme di Resident Evil
Resident Evil è una saga che ha inventato un genere videoludico. Il survival horror, con pochissime risorse a disposizione e una sapiente sceneggiatura costellata di jump scare, enigmi e momenti di panico, ha fatto talmente breccia nel cuore dei gamer che, nel tempo, sono sbocciati anche gli epigoni. Ci stiamo riferendo soprattutto a titoli indie, che ispirandosi platealmente al campione indiscusso, cercano di ritagliarsi la propria fetta sul mercato. Come nel caso di Heaven Dust 2, secondo capitolo dell’avventura targata One Gruel Studio che abbiamo provato su Nintendo Switch.
A dirla tutta non è necessario conoscere i fatti del primo capitolo per gustarsi il seguito. Tutto dipende ovviamente da quanto siete integralisti in materia: se al termine di questa recensione avrete maturato sufficiente curiosità, nulla vi vieta di partire dal primo episodio. Ma torniamo a noi: risvegliandoci in un laboratorio sotterraneo, siamo scalzi e vestiti come un paziente in un ospedale. Inizia così l’avventura di Heaven Dust 2, con una fase tutorial che vi darà una assaggio delle meccaniche di gioco. Sfruttando una visuale isometrica, gli sviluppatori hanno preso una strada molto diversa rispetto a CapCom: scordatevi i jump scare alla Resident Evil, perché qui avremo sempre un occhio vigile su cosa (o, meglio, chi) c’è dietro l’angolo.
Scelta che a nostro avviso è risultata più che azzeccata, soprattutto perché conosciamo persone che hanno fatto parecchia fatica a procedere nell’ultimo capitolo – The Village, qui la nostra recensione – talmente era ansiogena l’atmosfera alla Resident Evil. Disponibile in inglese, Heaven Dust 2 è un videogioco che richiede pazienza e anche una certa predisposizione alla lore: prendetevi il tempo per leggere appunti e fogli sparsi nelle stanze, perché è lì che spesso si trovano gli indizi per proseguire. Un altro elemento che pescato dall’universo CapCom è l’inventario molto limitato che potremo portarci dietro: giocoforza dovrete lasciare qualche risorsa nei bauli posizionati in punti specifici della mappa per poi farvi ritorno al momento opportuno.
Backtracking è infatti una delle parole d’ordine di Heaven Dust 2. Si torna tante volte sui propri passi: o perché si sa dove si è diretti grazie alla mappa, o perché il più delle volte si procede per tentativi, cercando di capire se qualcosa ci è sfuggito. Non ci siamo ancora concentrati sulla trama, ma vi basti sapere che un virus si è ormai diffuso e attorno a noi (sì, proprio nelle stanze accanto) i primi zombie sono pronti a farci la festa. Prima di tutto però occorre equipaggiarsi e craftare come se non ci fosse un domani. Esperienza che è parecchio godereccia anche per chi non è un patito dei giochi di ruolo.
Heaven Dust 2 è un videogioco in cui ovviamente si spara, ma attenzione alle scarse munizioni. Non abbiamo trovato grosse difficoltà nel combat system e grazie alla goffaggine dei primi nemici è facile impratichirsi nel mirare, sparare, ricaricare (o, all’occorrenza, fabbricare nuovi proiettili). Per procedere occorrerà però anche risolvere enigmi, attivare meccanismi e, se possibile, evitare di morire tranciati dalle innumerevoli trappole. A livello grafico il titolo non è dei più brillanti, ma non è neppure acerbo: le stanze e gli spazi sono stati disegnati con un criterio e i dettagli sono più che credibili; inoltre il titolo scorre fluido. Peccato invece per l’audio, poco attinente, tralasciando le urla degli zombie che ci telefoneranno il loro arrivo.
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